17 settembre 2024

L'IMPERO DEI VILLANS.

Un tributo quello di Danilo Perolini a Gary Shaw e a quella grandissima squadra che arrivò a vincere la Coppa dei Campioni, l'Aston Villa.


Una squadra straordinaria. A 40 anni di distanza non ci sono altri aggettivi per definire l’Aston Villa del biennio 1980-1982.
In due stagioni si prese tutto, Campionato e Coppa Campioni, lasciando dietro di se una scia di onnipotenza che ancora oggi viene celebrata dai tifosi claret and blue con dvd e libri celebrativi. La grandezza di questa squadra si potrebbe misurare con un solo dato statistico.
Vinse il campionato inglese 1980-1981 utilizzando per le 42 partite del torneo solo 14 giocatori, di cui 7 le giocarono tutte. Il Chelsea 2004-2005 per fare un paragone ne utilizzò 30 per diventare campione d’Inghilterra…
La squadra non dispose di campioni di prim’ordine, spesso giocò un calcio ruvido ma efficace. Il risultato prima di tutto. Uno dei principali artefici di quel miracolo fu senz’altro il manager Ron Saunders arrivato alla corte dei villans nel 1973. Un uomo molto duro e dai pochi peli sulla lingua che credeva fortemente nel lavoro quotidiano. Le sue squadre furono sempre le più allenate in Inghilterra, predisposte a durare tutta la stagione senza cali di forma.
C’erano poi il capitano Dennis Mortimer, capelli lunghi e dinamismo straordinario, il fantasista Gordon Cowans (visto poi in Italia nelle file del Bari) grande visione di gioco e tiro da fuori, l’ala sinistra Tony Morley personaggio bizzarro in campo e fuori.

Ma la vera forza di quella squadra furono i due attaccanti.
Il rude Peter Withe, già campione d’Inghilterra con il Nottingham Forest nel 1978, polsini di spugna e grande abilità aerea. Quando non spizzava per i compagni, la spediva direttamente in porta (19 reti quell’anno).

























E Gary Shaw “il Bambino”, 19 anni e capelli a caschetto biondi, cresciuto nelle giovanili dei Villa di cui era tifoso. Si trovò a sostituire il suo idolo Little (danneggiato da parecchi infortuni), segnando la bellezza di 17 gol, molti dei quali nella prima parte della stagione dando la convinzione alla squadra di poter competere per il titolo al cospetto di squadre come Liverpool, Arsenal e Ipswich Town.

Non venne considerata però una squadra simpatica. L’opinione pubblica e i giornali preferivano di gran lunga l’Ipswich Town, squadra allenata da Bobby Robson, che giocava un calcio migliore.
Proprio con l’Ipswich il testa a testa durò fino all’ultima giornata.
I villans, seguiti da 20mila tifosi fino ad Highbury, persero per 2-0 contro l’Arsenal giocando una partita scadente. L’Ipswich due punti indietro ma con una migliore differenza reti non approfittò della situazione pareggiando per 1-1 sul campo del Boro.
La stagione successiva non fu meno leggendaria. Il manager Saunders abbandonò la squadra nel Febbraio del 1982 per gli scarsi risultati ottenuti in campionato. Subentrò il suo assistente Tony Barton che porto la squadra sul tetto d’Europa.
Dopo aver eliminato i tedeschi dell’est della Dinamo Berlino negli ottavi di finale, i villans si sbarazzarono nei quarti e in semifinale della Dinamo Kiev di Blochin e dell’Anderlecht.
Ad aspettare i debuttanti inglesi in finale a Rotterdam si presentò il Bayern Monaco di Rummenigge e Breitner. I tedeschi fecero la partita, sfiorarono più volte il gol ma vennero puniti dal primo vero attacco inglese. Al 67° minuto Morley in contropiede offri sul piatto di Peter White il pallone che valse la Coppa dei Campioni. Fu il sesto successo consecutivo per una squadra inglese. Raggiunto l’apice i villans cominciarono lentamente a perdere colpi.
Nella stagione seguente persero 2-0 dagli uruguaiani del Penarol nella finale di coppa Intercontinentale, si consolarono parzialmente nel Gennaio del 1983 conquistando la Supercoppa Europea ai danni del Barcellona ma il loro dominio europeo fu interrotto dalla Juventus di Platini che nei quarti di finale di Coppa dei Campioni eliminò i villans vincendo sia al Villa Park che al ritorno al Comunale.

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