10 novembre 2025

TRIPS. "FOREVER TRUE" di Stefano Conca

Eccomi qua, sono le tre di mattina e mi trovo seduto all’interno del terminal delle partenze dell’Aeroporto Internazionale di Birmingham. Una poliziotta mi ha appena svegliato dopo un paio di ore di sonno, voleva sapere se stessi bene. Effettivamente dopo una simile batosta non saprei cosa rispondere. Ma vediamo di rimettere insieme i pezzi di quella che è stata una lunghissima giornata.

È martedì, si gioca un turno infrasettimanale e il Millwall, dopo una lunga striscia positiva (quattro vittorie e un pareggio) e ancora imbattuto fuori casa in questa stagione, è impegnato nella difficile trasferta sul campo del Birmingham. Sveglia puntata alle sei del mattino, il volo per l’aeroporto di Manchester parte con un’ora di ritardo e per poco non perdo il bus che mi porta a Birmingham. Pioviggina, il traffico sulla M6 è abbastanza sostenuto ma tuttavia è scorrevole. Lentamente vedo scorrere fuori dal finestrino le uscite di Crewe, Stoke on Trent, Wolverhampton, West Bromwich, intravedo la sagoma del Bescot Stadium, casa del Walsall, e nei pressi di Birmingham riesco anche a distinguere l’inconfondibile profilo del Villa Park. Se allargo leggermente la mappa sul mio telefono cellulare compaiono da Nord a Sud e da Est a Ovest, nel raggio di un centinaio di chilometri, forse due al massimo, le città di Liverpool, Wigan, Bolton, Stockport, Preston, Blackburn, Rochdale, Burnley, Bradford, Leeds, Chester, Wrexham, Sheffield, Derby… Luoghi che trasudano football. E non è un caso che che proprio qui, in quello che è stato il cuore pulsante della rivoluzione industriale, circa centocinquant’anni fa le masse di operai con le loro famiglie hanno pensato di inventarsi un passatempo per tenersi impegnati il sabato pomeriggio. Il bus si ferma a Digbeth dove scendo e incontro la pioggia che scende incessante. Ad accogliermi fuori dalla stazione dei bus di Birmingham c’è un gigantesco murale dedicato ai Black Sabbath, opera dell’artista locale Mr Murals. Non sarà l’unico tributo della città alla band che qui ha avuto i natali. Dello stesso autore, a qualche centinaio di metri, lungo la facciata degli studi cinematografici di Digbeth si trova un altro murale dedicato alla celebre serie TV di Netflix Peaky Blinders che qui è stata girata.

Ma non perdo tempo e mi precipito alla stazione dei treni di New Street al cui interno si trova il Raging Bull, un gigantesco toro di bronzo dalle sembianze meccaniche alto più di dieci metri. Ideato in occasione dei giochi del Commonwealth nel 2022 rappresenterebbe il passato industriale della città in contrasto con il suo carattere animoso e moderno. Oggi il toro è stato rinominato ufficialmente con il nome di “Ozzy” in onore della celebre rock star Ozzy Osbourne. Non è raro incontrare altri tori in giro per Birmingham dal momento che l’animale è il simbolo della città e lo stesso quartiere dove sorge la stazione centrale di Birmingham prende il nome di Bull Ring.

Visto che sono abbastanza in anticipo salgo su un treno che mi porta a Witton nel quartiere di Aston. Qui si trova lo splendido Villa Park, casa dell’Aston Villa. L’impianto, inaugurato nel 1897 e progettato dal celebre architetto Archibald Leitch, è un vero gioiello; sebbene oggi abbia una capacità di poco più di 43.000 posti, in passato poteva ospitare più di 70.000 spettatori. Il record di presenze risale al 2 marzo del 1946, in occasione del match contro il Derby County, a cui assistettero più di 76.000 spettatori. La sola Holte End, di cui rimane la celebre facciata, poteva ospitare più di 30.000 spettatori.

Su un muro nelle vicinanze si trova anche un bellissimo murale, l’ennesimo, dedicato a Ozzy Osbourne, leggenda del rock recentemente scomparsa, grande tifoso dell’Aston Villa e che proprio qui al Villa Park ha tenuto il suo ultimo concerto qualche mese fa, poco prima di lasciarci. Che la terra gli sia lieve, R.i.P. Ozzy!

Continua a piovere e non mi resta che trovare riparo al Witton Arms, storico pub della zona, nonché quartier generale dei tifosi dell’Aston Villa che qui si ritrovano a sorseggiare qualche pinta prima di ogni partita casalinga. Riprendo il treno per New Street, passo di nuovo sotto al toro gigante, e mi incammino verso l’ultima tappa che mi ero prefissato prima di iniziare a incamminarmi verso St. Andrew’s: il Black Sabbath Bridge, ennesimo tributo della città alla celebre band. Vi si trova una panchina su cui sono rappresentati i volti dei quattro musicisti e su cui sono depositate decine e decine di mazzi di fiori, nastri e bandiere di ogni nazionalità per rendere omaggio alla più grande band Metal mai esistita.

Mi incammino lungo il Gas Street Basin, storico bacino fluviale con il suo mix di architettura industriale ed edifici moderni al cui interno si trovano diverse chiatte ormeggiate. Oggi dovrebbe fungere da vivace centro sia per il patrimonio industriale che per il tempo libero ma è già buio e piove che Dio la manda per cui non mi resta che incamminarmi spedito verso St. Andrew’s. Ripasso nuovamente dalla stazione che ormai è disseminata di agenti in vista dell’arrivo di un migliaio di tifosi del Millwall. Prendo al volo il bus n.6 e non c’è bisogno di sapere dove devo scendere, anche se i vetri sono completamente appannati quando si ferma davanti a St. Andrew’s scendono praticamente tutti. Sono fradicio, e penso di avere l’acqua anche nelle mutande ormai. Faccio prima una sosta nel Blues Store per comprare un paio di souvenir come da tradizione, la sciarpa del club locale e la spilla ufficiale sono un cimelio irrinunciabile per un appassionato di una qualsiasi squadra di calcio, la prima volta che si visita uno stadio nuovo.

Manca poco meno di un’ora al calcio d’inizio e la zona dedicata ai tifosi locali nel piazzale antistante lo stadio è già gremita. Scatto un paio di foto alla statua dedicata a Trevor Francis, eroe amato da queste parti e che qui giocò prima di approdare al Nottingham Forest di Clough e successivamente alla Sampdoria. Non lontano, alle spalle della Tilton End c’è anche un murale dedicato al celebre campione scomparso da poco, accanto a lui è raffigurato anche un giovane Jude Bellingham, anche lui cresciuto nelle giovanili dei Blues. Peccato che la vista sia parzialmente coperta da un’ambulanza parcheggiata proprio sul davanti.

Alle 18.55, dopo un’attenta perquisizione da parte degli agenti, faccio ufficialmente il mio ingresso nel settore ospiti del St. Andrew’s dove molti tifosi del Millwall devono ancora arrivare, anche se la zona del bar è già affollata e l’entusiasmo dopo la lunga striscia positiva delle ultime gare è palpabile. Completamente fradicio e infreddolito non me la sento di bere una birra, opto per il famigerato Bovril, accompagnato da una pie a base di carne al cui interno la temperatura raggiunge tranquillamente i centocinquanta gradi celsius anche dopo 20 minuti in uscita dal forno. Un vero toccasana per le giornate fredde e piovose. Poi come al solito mi capita di incontrare il tifoso venuto da Londra, quello venuto dall’Essex, quello nato e cresciuto a South Bermondsey ma che adesso vive a Watford, e inizio a scambiare quattro chiacchiere cercando di sbilanciarmi in un pronostico favorevole. Nonostante l’ottimismo per la quarta posizione in classifica, si percepisce tuttavia anche la sensazione, condivisa da molti che, comunque, nonostante i risultati positivi, il Millwall abbia fin qui ottenuto molto più di quello che avrebbe meritato, dal punto di vista del gioco ma soprattutto, numeri alla mano, per la differenza reti, che se confrontata con quella delle altre squadre, con sedici gol fatti e quindici subiti in tredici incontri disputati, appare piuttosto sconcertante. A pesare è sicuramente la sconfitta interna contro il Coventry capolista, con quattro gol subiti al Den. Le vittorie contro il West Brom in casa e il successo a Loftus Road contro il QPR nonché le due successive vittorie interne contro Stoke e Leicester hanno però permesso di tornare a guardare alla stagione con rinnovato ottimismo. Tuttavia, la mancata vittoria sul terreno dell’Oxford dello scorso fine settimana ci ha riportato con i piedi per terra. Si sa che la stagione è molto lunga e può succedere ancora di tutto. Appunto…

Le due squadre scendono in campo salutate dal boato degli oltre venticinquemila spettatori in un clima incandescente. Quella dei Blues è una tifoseria davvero tosta, tanto che nessuno sembra accorgersi di quello che sta succedendo sul terreno di gioco nei minuti iniziali. L’atmosfera è abbastanza ostile ma nei primi venti minuti non succede molto in campo e i più di mille sostenitori del Millwall si fanno sentire a gran voce con il classico No One Likes Us!” intervallato da insulti e sfottò di ogni tipo.

Al ventottesimo minuto però i Blues scendono sulla fascia destra con troppa facilità e la difesa del Millwall è completamente aperta, Paik Seung-Ho riceve palla all’interno dell’area di rigore, ha tempo di stoppare e di far partire un sinistro che rimbalza a terra e si infila alla sinistra di Crocombe. È un boato, siamo sotto ma è il momento di reagire subito. I tifosi ci credono, la squadra un po’ meno, le tifoserie si rispondono colpo su colpo, in campo invece c’è una sola squadra, i Lions sembrano incapaci di aggredire, la squadra sembra spenta, qualcosa a centrocampo non funziona e dietro si continua a rischiare. Poco prima dell’intervallo, su una ripartenza perdiamo palla a centrocampo, basta un bello scambio tra due attaccanti del Birmingham e i nostri sembrano immobili. Assist a centro area per Grey che la sfiora appena e siamo sul 2-0. Il St. Andrews è una bolgia, noi rispondiamo con gli insulti, proviamo ad incitare i nostri ma si percepisce che le cose si stanno mettendo veramente male. Il momento peggiore è quando tutt’intorno a noi, i venticinquemila iniziano a intonare “Forever True” degli UB40. Per fortuna arriva il fischio dell’arbitro e andiamo tutti a prendere una birra con la speranza di vedere un atteggiamento diverso nella ripresa da parte dei nostri.

Inizia il secondo tempo, passano tre minuti e loro fanno il terzo. A questo punto non conta più quello che succede sul campo. Loro sono al settimo cielo mentre tra di noi serpeggiano tanta amarezza e una certa frustrazione, ma non ci dobbiamo far intimidire. Ormai sono rimasti in pochi ad incitare la squadra, la maggior parte di noi è intenta a gettare occhiate ai tifosi che ci insultano e ci sbeffeggiano, rispondiamo con il più classico “come outside!” e qualche steward è costretto ad intervenire per placcare gli animi. Passano poco più di quindici minuti e loro ne fanno un altro, a questo punto un gruppo numeroso dei nostri prende e se ne va, non è bello, ma vedere che la squadra non tenta nemmeno di salvare la faccia è davvero frustrante. Siamo sul 4-0 ma i gol potrebbero anche essere di più e mentre tutt’intorno esplode la festa, la sensazione è che per noi sarà una serata ancora lunga, umida e fredda. Molti si sono già precipitati ai pullman, qualcuno scriverà che al sessantaseiesimo minuto più di cinquecento tifosi del Millwall venivano scortati fino alla stazione… Rimaniamo in centocinquanta, forse duecento. Solo un padre con il suo figlioletto di dieci anni sono rimasti a fronteggiare gli oltre venticinquemila del St. Andrew’s, tanto che ancora una volta gli steward sono costretti a intervenire, questa volta con l’aiuto anche dalla polizia, scortando all’esterno il signore con il ragazzo in questione, ovviamente sotto una pioggia di insulti. Non succede molto altro fino al novantesimo per fortuna e il fischio finale sembra arrivare come una liberazione.

Gli uomini guidati da Neil provano poi ad avvicinarsi ai pochi dei nostri rimasti ma ricevono una valanga di “boooo”, c’è chi pretende delle scuse ovviamente e io potrei essere tra questi, anche se alla fine preferisco applaudire comunque i ragazzi. Ci sarà tempo per riflettere sulle cause di una simile debacle e soprattutto per metabolizzare la sconfitta, a cominciare da sabato prossimo, in casa contro il Preston, che vincendo domani potrebbe portarsi davanti a noi in classifica. A proposito di classifica, nonostante l’umiliazione di questa sera siamo ancora quarti ma il Coventry di Lampard, nel frattempo, ha vinto (nel primo tempo era sotto) e guarda tutti sempre più dall’alto, il Boro ha pareggiato, mentre il Bristol City ha perso in casa, il Charlton ha battuto il West Brom e lo Stoke è andato a vincere a Oxford. Come se non bastasse, con la vittoria di questa sera al St. Andrews, crescono sempre più anche le ambizioni dei Blues. Con la sola eccezione del Coventry, unici grandi favoriti quest’anno a mio modo di vedere, ci sono molte squadre racchiuse in pochi punti. Questo fa certamente riflettere su quanto sia equilibrata, divertente e allo stesso tempo imprevedibile la Championship.

Mentre esco sento ancora risuonare dagli altoparlanti le note di Forever True”, saluto alcuni tifosi che salgono sui pullman e mi incammino sotto la pioggia tra la moltitudine dei tifosi dei Blues verso la stazione dei bus dove prendo l’X1 diretto a Coventry via Birmingham Airport.

Sono le sei di mattina all’Aeroporto Internazionale di Birmingham, tra poco mi imbarcherò per Milano. Nel frattempo, mi sono quasi asciugato, ho messo sotto carica il cellulare, ho mandato qualche messaggio a casa. Poi ho dormito un paio di ore e sono stato svegliato da una poliziotta che gentilmente mi ha chiesto se stessi bene. Mi sono bevuto un cappuccino caldo e ho scritto queste righe di getto così come veniva, per cercare di tracciare un bilancio di queste ultime ventiquattr’ore e chiedermi se ne sia valsa la pena. Carta di credito alla mano, inizio a scorrere le date del calendario e prenoto i biglietti per la prossima trasferta.
di Stefano Conca

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