29 ottobre 2024

ROBIN FRIDAY, il George Best dei poveri.



Non ha mai giocato nella massima divisione inglese, non ha indossato neanche una volta la maglia della nazionale, non ha vinto nemmeno un trofeo. C'è di più, a 25 anni si era già ritirato dal calcio professionistico.
Eppure Robin Friday è un personaggio mitico, un cult hero del calcio d'oltre Manica.
Pare che fosse un fenomeno fin da bimbetto, tanto che attirò l'attenzione dei grandi club della sua città, Londra. Peccato che di bricconate ne facesse già da adolescente. In campo non passava la palla nemmeno sotto tortura, fuori aveva manifestato una certa passione per droghe e alcool, nonché aveva la pessima abitudine di rubacchiare qua e là. A 16 anni la prima esperienza in riformatorio, a 17 il matrimonio “riparatore” con una ragazza di colore. A quei tempi, parliamo di quattro decenni fa, le unioni interrazziali non erano usuali e in tanti, purtroppo, non le vedevano di buon occhio.
Con tutte le difficoltà del caso, Friday continuava a giocare a pallone, sebbene a livello amatoriale. Per tre stagioni mostrò i suoi colpi di genio nelle divisioni non league, divenendo famoso anche per qualche intemperanza di troppo (ben sette le espulsioni comminategli) e numerose bravate (una volta arrivò allo stadio in ritardo di una decina di minuti e, nonostante fosse palesemente ubriaco, realizzò la rete della vittoria).
Il suo talento non poteva passare inosservato e a gennaio del 1974 il Reading (all'epoca compagine di Quarta Divisione) lo mise sotto contratto. Il nostro eroe mise subito a segno grappoli di goal, per la gioia dei tifosi adoranti. Nell'arco di due anni e mezzo i Royals raggiunsero la promozione alla terza serie del football inglese.
Un giorno contro il Tranmere controllò il pallone con la stessa eleganza di Maradona o Pelé e da oltre venti metri scoccò un tiro fantastico che si insaccò sotto al sette. L'arbitro, il futuro internazionale Clive Thomas, si complimentò con lui dicendo che era il più bel gol che avesse mai visto. “Davvero? Dovresti venire qui più spesso, lo faccio ogni settimana” la replica di Friday.





















Le marachelle non cessarono, anzi. Durante una partita scorse uno spettatore assaporasse del whisky da una fiaschetta e pensò bene di fare una capatina sugli spalti per chiedergli un sorso. L'arbitro prima gli mostrò il cartellino giallo, poi sentita la sua risposta (“era solo un assaggio prima della pinta al pub”) lo espulse.
Con il Reading – e la sua giovane consorte – le cose finirono male. Il doppio divorzio lo portò a Cardiff, in Seconda Divisione. Lui avrebbe preferito rimanere a Londra, dove Millwall e Crystal Palace avevano manifestato un certo interesse nei suoi confronti. Quando arrivò in Galles non si prese nemmeno la briga di pagare il biglietto del treno, che si dovette accollare il manager dei Bluebirds Jimmy Andrews.
Tuttavia Friday si fece perdonare segnando una doppietta all'esordio con il Fulham. In quel match ebbe l'ardire di strizzare i testicoli a un'icona come Bobby Moore, “precedendo” così Vinny Jones (che qualche anno dopo compì lo stesso gesto nei confronti di Gazza Gascoigne).
La passione, la voglia di dare il meglio di sé in campo – una volta contro il Charlton giocò oltre un'ora con uno zigomo fratturato – era offuscata di continuo dai soliti eccessi. Dopo la sconfitta contro lo Shrewsbury nella Coppa del Galles del 1977, devastò la sala da biliardo dell'hotel tirando le palle a destra a manca, praticamente in costume adamitico.
Quando non si presentò al ritiro pre-stagionale, Andrews decise che la misura era colma. Nonostante ciò diede a Friday un'ultima opportunità. Il fantasista se la spese malissimo. La sua prestazione nello 0-4 a Brighton fu disastrosa, condita da un gesto di estrema follia. Al quarto d'ora del secondo tempo si fece espellere per un calcio in pieno volto a Mark Lawrenson (al quale, vuole la leggenda, sembra abbia pure lasciato un “ricordino” puzzolente nella borsa).
Il buon Robin ne aveva ormai abbastanza del calcio. Si ritirò giovanissimo, si sposò e divorziò altre due volte, passando ogni tanto qualche mese in prigione. Nel dicembre del 1990, a soli 38 anni, gli fu fatale un attacco di cuore. La notizia della sua morte passò inosservata sui media nazionali, ma di Friday negli ultimi anni si sono riscoperte le “imprese” e sono rispuntati un po' ovunque gli aneddoti più curiosi. Una band di Cardiff, i Super Furry Animals, ha usato addirittura una foto che lo ritrae nell'atto di mandare a quel paese il portiere del Luton Milija Aleksic per il suo singolo The Man Don't Give a F**k
Un titolo che sicuramente sarebbe piaciuto a uno della pasta di Robin Friday.
di Luca Manes

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