L’hooliganismo è stato indubbiamente il fenomeno sociale più forte ed estremo fra quelli prodotti dal calcio, e in particolare dal calcio inglese.
Il documentatissimo saggio di Indro Pajaro ne descrive l’evoluzione, contestualizzandone storicamente le origini, il suo impatto sull’industria calcistica, le risposte governative per arginarlo e l’avvento delle sottoculture nell’Inghilterra post-bellica, che si rivelarono essenziali nel plasmare e definire i nuovi orizzonti del tifo violento. Ad agevolarne la diffusione, però, furono soprattutto i media, che amplificarono involontariamente i suoi effetti, diffondendo un immotivato panico morale. Ma a funestare il football furono anche impianti fatiscenti, club e istituzioni disinteressate a garantire adeguate condizioni di sicurezza e una pessima gestione dell’ordine pubblico. Il terribile mix di questi elementi risultò letale negli anni Ottanta, decennio chiave nel quale avvennero le più terribili tragedie negli stadi. Se quella dell’Heysel nel 1985 fece da spartiacque nella storia dell’hooliganismo, quella di Hillsborough del 1989 segnò il punto di non ritorno. Bisognava riformare tutto, e a fornire il manuale delle istruzioni ci pensò l’indagine del giudice Taylor, vero e proprio salvagente in grado di dare nuova vita a un movimento al collasso. La combinazione di leggi punitive e controllo, la trasformazione degli impianti, la responsabilizzazione delle società e un’alterazione culturale dei tifosi permisero a quello che fino ai primi anni Novanta era il più disastrato movimento calcistico europeo di diventare uno spettacolo, dentro e fuori dal campo. Non perché l’abbia voluto, ma perché è stato costretto.
Nessun commento:
Posta un commento