Per il calcio inglese gli anni Ottanta sono sinonimo di declino, violenza e tragedie.
Uno dei più terribili eventi luttuosi di quel controverso decennio, il dramma dell'Heysel, tra i tanti suoi strascichi comportò anche l'esclusione delle squadre dell'allora First Division dalle competizioni europee dal 1985 al 1990.
Mentre si gettavano i semi per la rinascita del Beautiful Game ripensando come gestire l'ordine pubblico e ricostruire gli stadi, le alte sfere di Federazione e Lega provarono a trovare una soluzione al vuoto, anche economico, lasciato dalla mancata partecipazione alle Coppe continentali – che, ironia della sorte, negli Anni Settanta e nella prima parte degli Ottanta erano spesso appannaggio dei team inglesi.
Nacquero così la Full Members Cup e la Screesport Super Cup. Due tornei dalla vita breve il primo, brevissima (una sola edizione) il secondo.
Creata su idea dell'allora presidente del Chelsea Ken Bates, la Full Members Cup fu osteggiata dai grandi club – quelli che in teoria erano abituati a giocare in Europa – tanto che Liverpool, Manchester United, Arsenal e Tottenham non vi presero mai parte, mentre l'Everton (allora una vera potenza del football d'oltre Manica) si cimentò solo due volte. Nel 1985 furono 21 le compagini iscritte, 41 sette anni dopo, quando ci fu il canto del cigno della coppa in quel momento sponsorizzata dalla Zenith Data Systems. La scarsa affluenza di spettatori fu subito un chiaro sintomo del ridotto interesse per l'evento. Tolte le finali, solo quattro partite in totale fecero registrare più di 20mila spettatori. Certo, dal momento che gli atti conclusivi si disputavano a Wembley, in quelle occasioni il discorso cambiava. Nel 1990 Chelsea vs Middlesbrough fu seguita sugli spalti da 76mila tifosi.
I Blues non erano ancora diventati ricchi e potenti grazie ai petro-rubli di Roman Abramovich. Per la verità non se la passavano benissimo né a livello societario né sul campo, così che le due affermazioni nella Full Members Cup furono festeggiate a dovere dalle parti di Stamford Bridge. Nel 5-4 inferto al Manchester City nel 1986, la tripletta di Gary Speed fu la prima segnata da un giocatore sul sacro suolo di Wembley dopo la ben più celebre di Geoff Hurst nella finale dei mondiali del 1966. Nottingham Forest (due volte), Blackburn Rovers, Crystal Palace e Reading (nella foto la vittoria del 1988) completano l'elenco dei vincitori.
La Screensport Super Cup ebbe sorte ancor peggiore. Già la formula di due gironi composti da tre squadre, con una sola eliminazione, non lasciava presagire nulla di buono e nemmeno la presenza delle prime cinque della classifica 1984-85 (Everton, Liverpool, Tottenham, Manchester United e Southampton, mentre la sesta era il Norwich City, vincitore della Coppa di Lega) face mai decollare una competizione snobbata dai tifosi come nulla in passato – tanto per citare un esempio, i 7.548 che si scomodarono per assistere al match casalingo contro l’Everton contribuirono a stabilire un record negativo per gli Spurs dal 1947 a quella parte. Il Times bollò la coppa come “una versione allargata del "Trivial Pursuit” e le due finaliste, i due club di Liverpool, erano così vogliose di disputarsi il trofeo che la doppia finale si disputò addirittura all’inizio della stagione 1985-86! I Reds ebbero vita facile – 3-1 ad Anfield, 4-1 al Goodison Park – ma non ci sono dubbi che la coppa (una brutta copia della vecchia Coppa Intercontinentale) suscita la curiosità della maggioranza dei tifosi che visitano la sala dei trofei dello stadio del Liverpool.
Poi la nottata passò, il bando europeo fu levato e la neonata Premier portò con sé vagonate di quattrini e di sponsor. E nessuno si ricordò più di un esperimento andato male.
di Luca Manes
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