Due sono le maniere per diventare un allenatore leggendario: o si costruiscono grandi squadre, mietendo successi a ripetizione, allenando club blasonati oppure si ottiene un risultato straordinario con un club storico ma in astinenza da trofei e poi all’apice del successo si saluta la compagnia abbandonando tutti.
Ron Saunders appartiene alla seconda categoria di trainers. Ron arriva dal Man City (dove non aveva lasciato tangibili tracce) nel 1974, prendendo il Villa in Second Division e questo è il suo score:
- Stagione ’74/’75: promozione dalla Second alla First Division e vittoria a sorpresa della Coppa di Lega (1-0 al Norwich, gol di Graydon).
- Stagione ‘75/’76: sedicesimo nella First Division
- Stagione ‘76/’77: quarto nella First Division, vittoria della Coppa di Lega al terzo replay contro l’Everton (3-2 gol di Nicholl e Little 2).
- Nelle stagioni ‘77/’78 e ‘78/’79 ottavo nella First Division
- Stagione ‘79/’80: settimo nella First
- Stagione ‘80/’81 Campione d’Inghilterra
- Stagione ‘81/’82: lascia la squadra nel febbraio ’82 per dissidi con l’insopportabile Doug Ellis.
Come si può ben notare l’importanza del lavoro di Saunders nella storia del Villa è fondamentale, perché nel giro di pochi anni ha riportato il team tra le prime otto squadre d’Inghilterra ed oltre alle due Coppe di Lega ha riconquistato il titolo dopo ben 71 anni. Già questo basterebbe per considerarlo, almeno nelle Midlands, una leggenda, ma il top lo raggiunge nell’anno 1982 quando in piena corsa per la Coppa dei Campioni molla tutto.
Il Gaucci made in UK, al secolo Doug Ellis, con le sue insopportabili ingerenze, aveva costretto quest’uomo tutto d’un pezzo a non terminare il magnifico progetto che stava costruendo.
Ci si chiede come sia stato possibile che Saunders con il suo carattere abbia allenato il Villa per sette stagioni di fila. E’ presto detto, nel regno incontrastato di Ellis al Villa Park, iniziato nel 1968 e tutt’ora in corso, c’è un meraviglioso gap che va dal ’75 all’81 quando il presidente era Sir William Dugdale, altro stile, altra signorilità.
Al ritorno di “deadly” Doug nell’82 fu subito rottura e nell’anno seguente Saunders prende posto sulla panca degli odiati Brummies del City, e come nei romanzi d’appendice il giorno di S.Stefano dell’83 batte il Villa 3-0 in un derby testa-coda, dove la coda era il City sia chiaro!
Andiamo a scoprire qualcosa di più di questo burbero personaggio.
La stampa dell’epoca lo riteneva un tecnico scarso tatticamente, che preferiva il tipico gioco britannico tutto pressing e palla lunga, e non gli perdonava il suo scarso feeling con quei giocatori che la stampa stessa considerava stars del Villa anni ’70. Qualcosa di vero c’è, in effetti quando i giocatori più importanti del team prendevano il sopravvento li cedeva, comprando giocatori poco noti o da ricostruire; così facendo manteneva il controllo totale del team. Tra le sue vittime più note lo storico capitano del Villa anni ’70 Chris Nicholl, John Gidman ed il bomber Eddy Gray, allora stella assoluta a cui preferì prima Deehan e poi il bisonte Peter Withe.
Ron utilizzava giocatori di cui si fidava ciecamente e nell’anno del titolo in 42 gare fece ruotare solo 14 calciatori; e cito come in un magico rosario: Rimmer, Swain, Gibson, Evans (7 gol), McNaught, Mortimer (4 reti), Bremner (2 reti), Shaw (18 reti), Withe (20 reti), Cowans (5 reti), Morley (10 reti); a disposizione Deacy, Williams e Geddis (4 reti).
Per approfondire ulteriormente il personaggio Saunders sentiamo cosa dissero di lui un giornalista e un suo giocatore:
Ray Matts, corrispondente da Birmingham per l’Evening Mail: "Con me è sempre stato gentile, con i colleghi londinesi assolutamente no. Saunders li disprezzava perché riteneva fossero troppo dediti all’estetica del football trascurando tattica ed efficienza. All’epoca della vittoria in campionato il suo Villa era opposto all’ Ipswich di Brian Robson (molto più gentile e diplomatico con i giornalisti) che aveva tutti i favori della stampa in virtù di un gioco più bello da vedere, e di giocatori di classe tipo Muhren, Mariner, Wark e Brazil; a lui questa cosa assolutamente non andava giù. Spesso mi raccontava storie incredibili riguardo il suo lavoro al Villa Park; cominciava le sue storie con "non dovrei dirtelo ma…" e finendo poi, dopo avermi regalato qualche scoop con un “…ma tu potresti dire che…” dicendomi in sostanza ciò che secondo lui era pubblicabile e ciò che non lo era. Tutto questo per proteggere i suoi ragazzi".
Gordon Cowans, storico centrocampista del Villa di quegli anni: "Ron soffriva il fatto che i media ignorassero il suo lavoro al Villa Park, non sopportava che lo tacciassero come un tecnico tatticamente scarso e quindi una volta, prima di una gara, si presentò nello spogliatoio con dei foglietti. In questi foglietti aveva appunti di tattica per tutti noi, e dopo averceli letti e pazientemente spiegati li stracciò, li buttò in un angolo e ci disse “Questa è spazzatura. Lavoriamo tutta la settimana su ciò che dobbiamo fare in campo, sui movimenti da fare e sugli accorgimenti da prendere quindi senza perdere altro tempo andate fuori, giocate e vincete perché potete farlo”".
Che altro aggiungere riguardo questo personaggio che sembrava uscito dal telefilm di George e Mildred, con un cappellino alla Andy Capp e con la tempra dura dell’uomo semplice e diretto?
Allenatori così ne esistono sempre meno nel baraccone calcio odierno, per questo talvolta è impossibile resistere al lasciarsi andare ricordando the good old days.
di Charlie Del Buono, da UK Football please
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