21 ottobre 2025

"SIMPLY GEORGE BEST" di Diego Mariottini (Edizioni LaSerra), 2025

Verso la metà degli anni Sessanta i calciatori inglesi non portano ancora i capelli lunghi fin sotto le spalle e non giocano con la maglia fuori dai calzoncini. Inoltre, George Best ha un’altra particolarità che sembra infrangere qualsiasi forma di etichetta in campo (anche se non è il primo in assoluto ad averlo fatto): non si sente granché a suo agio con i parastinchi, se può non li mette. A suo rischio e pericolo, ma non per vezzo o altro. 
È per altri motivi che vuole farsi notare da quelli sugli spalti e da chi scrive sul giornale. Matt Busby ne è perfettamente consapevole. Infatti, chiude un occhio, anzi, talvolta se li benda entrambi. Come fa il presidente stesso, Harold Hardman. «Hey, che problema c’è? Una bevutina ogni tanto non fa male a nessuno» sostiene convinto il capo supremo. 
A dire il vero il problema c’è, perché a forza di tenere gli occhi chiusi possono sfuggire dettagli importanti. Come, per esempio, il fatto che un ragazzo promettente passi buona parte del tempo libero nei pub di Manchester dove notoriamente non servono aranciata e Coca-Cola. 
Per di più, la fama sta rendendo sempre più appetibile agli occhi delle ragazze un giovane che, per carità, brutto non è, ma quando si diventa personaggi pubblici non serve un genio per rendersi piacenti agli occhi altrui. La sottovalutazione di un problema è essa stessa un problema.

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