Siamo negli anni 70. In Inghilterra. Un periodo segnato da crisi economica, tensioni sociali, disillusione e la salita all'estrema destra del National Front Party. Questo quadro sociale fece verificare una recrudescenza del sentimento razzista anche grazie alla presenza massiccia di immigrati, che occuparono interi quartieri nelle città inglesi.
L’aria era pesante e tutto questo malcontento veniva spesso riversato all’interno degli stadi. Bersaglio facile erano quei pochi “colored” che giocavano nella allora First Division. Tra questi ce n’era uno che a modo suo fece epoca: Cyrille Regis. Come ebbe a ricordare anche lo stesso calciatore - A quei tempi se eri un “colored” eri un facile bersaglio per i tanti idioti che frequentavano gli stadi inglesi alla fine degli anni ’70. Insulti di ogni tipo, dal verso ripetuto della scimmia fino al lancio di noccioline o banane. Allora era di moda urlare il proprio odio nei nostri confronti e quasi vantarsi della stupidità razzista –
Cyrille Regis nacque a Maripasoula, nella Guyana Francese, il 9 febbraio 1958. Durante la sua carriera, si dimostrerà un professionista esemplare, persona umile, riflessiva e di grande spessore umano. Un calciatore dalle qualità straordinarie la cui storia tramandata non gli dà assolutamente giustizia. Ma andiamo con ordine. Regis inizia a dare i primi calci nella modesta squadra del Molesey per poi passare nella più prestigiosa FC Hayes (squadra scomparsa nel 2007) dove, inoltre, passò prima una leggenda come Robin Friday e successivamente un’altra icona come Les Ferdinand. Nello Hayes, Cyrille si fa subito notare per la sua prestanza fisica e le doti atletiche fino a che un osservatore del WBA non lo segnala e cercherà di portarlo via. Non fu facile.
Così dopo un intervento economico personale del capo dello scouting del West Bromwich Albion, Regis approda finalmente in una squadra blasonata e professionista della First Division. È l’estate del 1977 e sulla panchina del WBA dopo l’esonero dell’allenatore scelto dalla dirigenza, a sorpresa, siede proprio il suo scopritore Ronnie Allen e da quel momento in poi Regis inizierà la sua scalata verso la gloria. Il suo esordio avviene con una doppietta in una partita di coppa contro il Rotherham e il suo debutto in campionato contro il Middlesbrough dove segnerà la sua prima rete. Da quel momento in poi, Regis prende in mano l’attacco del WBA e segnerà 10 gol, conclusa con un sesto posto e la qualificazione per la Coppa Uefa. D’altronde in quella squadra c’erano dei giovani talenti come Cunningham e quel Brian Robson che poi fu colonna portante del Manchester United.
Negli anni successivi tenne fede alla fama che si stava creando come calciatore eccellente, attaccante prolifico e pesante tanto che, con Ron Atkinson in panchina, arriva un terzo posto e soprattutto il WBA diventa la squadra più spettacolare della First Division. Ma nelle Midlands non hanno i soldi che hanno dalle parti di Nottingham o Manchester così, loro malgrado, si vedono costretti a cedere i loro Big. Nel giro di pochi anni parte Cunningham al Real Madrid e Robson che andrà con Atkinson al Manchester United. Nelle Midlands rimane Regis che continua a fare gol e a mantenere il WBA nell’eccellenza del calcio inglese ma Arsenal e Tottenham faranno carte false per portarlo via. Solo che, queste squadre non hanno fatto i conti con la riconoscenza che Regis deve al WBA e al suo mentore che nel frattempo è tornato sulla panchina dei The Baggies. Seguirà una salvezza tribolata in gran parte raggiunta grazie ai 17 gol di Regis che in quella stagione stabilirà il suo record personale. Quello stesso anno Regis siglerà anche 8 reti fino alle due sfortunate semifinali di FA CUP e Coppa di coppa di Lega contro il QPR e il Tottenham Hotspur. Ormai la sua carriera sembra destinata ad essere solo di un colore il bianco e blu quello degli WBA e questo succederà fino al 1984 quando verrà ceduto al Coventry City. Sembrerebbe la fine di un bel sogno e invece proprio al Coventry vinse il suo unico titolo della carriera la FA CUP 1986/87, vinta in una delle più rocambolesche finali viste a Wembley e che vide trionfare il Coventry per 3 reti a 2 nei confronti del Tottenham Hotspurs. Regis fece la sua parte anche questa volta fino alla scadenza del contratto quando l’età anagrafica segnerà 33 primavere fino a che un’altra squadra del Midland lo chiama: l’Aston Villa dove ritroverà Ron Atkinson. Non è più il giocatore esplosivo di qualche tempo fa ma fa il suo e soprattutto è un punto di riferimento. Se gioca spalle alla porta e si piazza tra palla e difensore non c’è verso di spostarlo.
Trentanove presenze e 11. Ma quella stagione sarà il suo canto del cigno. Finirà la carriera al Chester in quarta divisione. Dopo una collaborazione nella dirigenza del WBA si perdono un po' le sue tracce. La sua vita si fa anche difficile soprattutto quando perde il suo amico e collega Cunningham. Baratro, luce, baratro si riprende e poi nel gennaio del 2018 un infarto se l’è portato via. Durante gli anni i tributi ricevuti in parte spiegano l’importanza che ha avuto questo calciatore nella storia del calcio inglese. Per esempio, nel centro di West Bromwich c’è una statua in bronzo che ricorda il trio Regis-Cunningham-Batson, i tre colored della squadra definiti -The three Degrees – dal mitico Ron Atkinson.
Ma ci sono anche le testimonianze degli addetti ai lavori dell’epoca che lo definiscono come un punto di riferimento contro la lotta al razzismo. Basti pensare alle parole spese dallo scrittore, opinionista Kenan Malik, indiano cresciuto in Inghilterra che ricorda come Regis fu un punto di riferimento. Il coro più frequente che sentiva ad Anfield, stadio che frequentava, era - There ain’t no black in the Union Jack, all the Pakis can fuck off back – Poi gli bastava vedere Regis giocare e sopportare e pensava che avrebbe potuto farcela anche lui in tribuna. Ma le lodi verso Regis arrivarono anche da campioni che non ti aspetti come Johann Cruyff che avrebbe voluto portarlo all’Ajax nel suo momento di maggior splendore. Oppure le dolci parole di Andy Cole - era il mio idolo da bambino ed è la principale ragione per cui volessi a tutti i costi diventare un calciatore. Era veramente una persona speciale. Tutti noi gli dobbiamo qualcosa –. O ancora il suo mister Ron Atkinson che non lo ha mai abbandonato che esprime in queste frasi rilasciate tutta la sua ammirazione verso Cyrille - Il più forte attaccante che io abbia mai allenato. In campo era una belva assatanata, che lottava come un indemoniato su ogni pallone. Fuori dal terreno di gioco era una delle persone più gentili, disponibili e riflessive che io abbia mai conosciuto. Ricordo come gli insulti e gli abusi che riceveva lo caricassero come una molla. Durante una partita a Leeds fu fischiato e insultato ad ogni tocco di palla. Cyrille segnò due reti fantastiche. A fine partita il pubblico di Elland Road era tutto in piedi ad applaudirlo -
Ma a renderlo leggenda, oltre ai ricordi di un cinquantenne che si crede ancora adolescente e i suoi 158 gol in 600 partite, c’è questa sua battaglia, silenziosa e sorridente, contro il razzismo. I ricordi dei muri del quartiere imbrattati con la scritta - Vota Labourista, se vuoi un nero nel quartiere -. Lui, nel frattempo, ha votato il silenzio e la volontà di far ricredere tutti. Lavoro e abnegazione. Corsa, fisico, determinazione. Più veniva insultato più diventava forte. Nella sua carriera ha reso il razzismo fuorilegge in un’epoca dove l’insulto non era notizia. L’ha fatto con i gol, con la forza fisica e mettendoci sempre la faccia, la faccia umana del calcio. Lui ha fatto da apripista. Ha combattuto per i giocatori della sua epoca e tutelato quelli futuri. Lui, Cunningham, Batson, Viv Anderson (il primo nero nella nazionale inglese).
Lui era Cyrille Regis The Human Face Of Football.
di Alessandro Nobilihttps://www.youtube.com/watch?v=eaCVze6H9B4



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