16 aprile 2025

PRESTON NORTH END. Era un pò troppo Preston..

Devo assolutamente liberarmi dal peso del mio peccato.
Non posso più chiedere ospitalità a questo piccolo, preziosissimo scrigno tenendo nascosta l’impura nascita della mia passione. Perdonatemi: non ero altro che un bambino italiano affamato di calcio, senza il minimo strumento per contrastare l’inadeguatezza delle scarse informazioni che riuscivo a trovare; ho fatto del mio meglio, ho preso la strada sbagliata, ma credo di essermi avvicinato comunque al punto in cui siete voi.
Potranno mai avere un occhio di riguardo per me, i Padri della Football Association? Non sono forse io tra i più accesi sostenitori degli avvenimenti che aprirono uno squarcio di luce nel mondo, quella ben nota sera alla Taverna dei Framassoni? Ma che ne potevo sapere, io, a quei tempi? Crebbi con una fandonia spacciata per dogma: il Genoa è la squadra più antica d’Italia, fondazione 1893...wow, che dinosauri!

E via, con l’album delle figu e l’almanacco a cercare chi veniva subito dopo. Fortunatamente le pretendenti, in quei primi anni ’80, galleggiavano tra la Serie A e la B: Ascoli e Udinese, Anno Domini 1896 per entrambe. La gioia per la scoperta (mi sentivo un paleontologo del calcio), venne subito offuscata da un semplice calcolo: tre anni! Circa mille giorni passati tra la nascita del Grifone e quella dei suoi primi avversari conosciuti: ma che diavolo avranno fatto per ammazzare il tempo, sotto la Lanterna, in tutto quel periodo? Me li immaginavo, Spensley e compagnia bella, perennemente in attesa di una notizia, sempre in divisa e col pallone sotto braccio, pronti a partire verso la prima città in cui si pensava che il Sacro Fuoco avesse attecchito. Mi mancava l’anello di congiunzione, che avrei trovato solo alcuni anni dopo, ma qui la storia prende un’altra piega. Mentre, armato del mio simbolico scalpello, continuavo a scavare alla ricerca della mia personalissima “Lucy”, consumando gli occhi e le cellule cerebrali – e senza alcun ricco magnate a finanziare il tempo che stavo investendo – feci una scoperta ancor più sorprendente, che dico, rivoluzionaria! 
Le Coppe Internazionali, miracolosamente scovate in fondo ad un recente album Panini! Dunque il calcio aveva ben altri confini...o forse, eresia, non ne aveva affatto? Tutte quelle squadre...da dove venivano? Quali di loro avevano dovuto aspettare 3 anni per giocare la loro prima partita? A Malta si giocava a calcio??? A giudicare da quanto leggevo sì...malissimo, ma sì, si giocava. Scomponendo i vari pezzi di quel meraviglioso incastro cominciai a capire più cose: dovevo dunque supporre che esistessero altri campionati, altri stadi, divise concepite e disegnate secondo altri canoni, idea che subito mi fece venire a noia le nostre strisce, le nostre tinte unite, i nostri stramaledetti quarti rosso-blu (si ha una vaga idea di quanto sia inflazionato il modello, in Italia?). Ed infine il momento più estatico di tutta la mia ricerca: la scoperta del filone originale, il massiccio tronco da cui erano scaturiti tutti i rami. Una solida quercia che aveva radici in una terra e in un tempo mentalmente fertili: L’Inghilterra e il suo diciannovesimo secolo! Immediatamente lasciai perdere le tediose questioni italiche, e mi tuffai alla scoperta del calcio inglese.

Volevo sapere tutto delle origini, ma non si trovavano testi specifici. Finchè un giorno rinvenni un sacro testo, il “Guerinetto” (10 e Lode a chi se lo ricorda). Credetemi: quel libricino pesava pochi etti, ma a prenderlo in mano aveva la consistenza di un quintale. Ero un ragazzino: entusiasta e stolto. Percepivo l’importanza del suo contenuto, anzi, ne restavo inebriato ogni volta che lo sfogliavo, ma non mi rendevo conto che i segreti che mi stava rivelando erano solo parziali. Affidandomi ciecamente a ciò che vi era riportato, avvennero simultaneamente tre cose relative al paese culla del calcio: imboccai in quel momento la strada sbagliata per comprenderne la storia e la tradizione, mi macchiai del grave peccato che mi ha reso inviso agli Dei del Football, e incontrai l’Araba Fenice! Ma forse è meglio parlare di una cosa per volta. La mia giovane mente che pure ritenevo elastica, non lo era abbastanza per formulare l’ipotesi che non in tutti i paesi il calcio potesse essersi sviluppato come in Italia. Dovevo cercare il Genoa dell’Inghilterra, la vincitrice della prima edizione del campionato più antico della storia! Ora mi rendo conto del grave errore commesso, ma il Guerinetto sembrava suffragare la mia convinzione: per ogni paese, alla voce Albi d’Oro, erano riportati solo i vincitori del campionato. Potevo forse immaginare, allora, che quel piccolo “vangelo” copertinato in verde mi nascondesse qualcosa? Potevo forse sospettare l’esistenza di qualcosa di ancora più antico e prezioso? No, non allora, ma ciò non cambia la sostanza del mio peccato. Quel manualetto e i miei stupidi preconcetti di bambino mi traviarono.
Ovviamente col passare degli anni scoprii un’infinita serie di altri tasselli, il mosaico assunse proporzioni estremamente più grandi, ma nonostante il disegno apparisse di giorno in giorno più chiaro non sono più riuscito a liberarmi dal giogo di quelle prime sbagliatissime convinzioni: a tutt’oggi fatico a considerare la Coppa d’Inghilterra più importante della Football League (leggasi Premier, per i neofiti). E poi, come dicevo, l’incontro con l’Araba Fenice: oggi non sarebbe più possibile replicare quel tipo di sorpresa, ma provate ad immaginare la febbrile eccitazione la prima volta che mi trovai a leggere l’albo d’oro: lungo così, ma scarno. Una lunghissima successione di dati a coppie: anno e squadra, anno e squadra, anno e squadra...


Come tutti noi sappiamo, le prime righe di questo elenco recitano così: 1889 Preston North End, 1890 Preston North End, poi tutte le altre, a vincere o rivincere. Magari ripetendosi a distanza di decenni dal trionfo precedente, ma il Preston North End no: non lo si ritrova più! Che ne era stato di loro? Come si poteva vincere le prime due edizioni filate della Football League per poi sparire nel nulla? Il Genoa, se non altro, era durato fino alla soglia degli anni ’30, mentre con il Preston mi sembrava di avere a che fare con un’arcana chimera che dopo aver lasciato presagire una forza dirompente era scomparsa nel nulla. Ed il peggio era che non se ne sentiva proprio parlare, come se quel pezzo di storia non fosse importante per nessuno. Beh...lo era diventato, per me. Anche nella mia delicata posizione di pagano peccatore, anche se non era dal Preston che tutto era cominciato, sin dal primo momento non ho mai abbandonato il desiderio di conoscere storia e sorti di quella squadra. Ciò che ho potuto ricostruire finora mostra un quadro quasi agghiacciante per quanto si dimostra profetico. Nati all’interno di un pre-esistente sodalizio dedito in gran parte al cricket, i Lilywhites attraversarono la loro alba calcistica in maniera estremamente allampanata (nel 1881 presero 16 scoppole dal Blackburn Rovers), ma nel giro di poco tempo, grazie alla popolarità sempre crescente del foot-ball, diventarono una sorta di faro del movimento. Il merito è da ascrivere al Maggiore William Sudell, che proprio in quel periodo assume il ruolo di front man del club. Si tratta di un dirigente assai poco ortodosso, molto fuori dalle righe, per il tempo, anche se oggi oseremmo definirlo un tipo “avanti”. Ha una cosa chiara in testa: il successo. Il North-End, che pure ama, assurge in breve a mezzo ideale per ottenerlo. In un tempo in cui tutti tentano di tenere a bada un professionismo ancora largamente ufficioso, sommerso, pasticciato e selvaggio, egli si dimostra più audace di tutti quanti gli altri: contravvenendo al diffuso senso etico, lascia che siano gli altri clubs a farsi del male sfibrandosi in estenuanti trattative per accaparrarsi i talenti home-made, e decide si trasformare in modus operandi quella che per altri dirigenti non rappresenta altro che un’eccezione “folkloristica”. Si catapulta oltre i confini inglesi e fa man bassa di “stranieri”, in larga parte scozzesi, senza disdegnare i gallesi. I puristi insorgono: partono accuse pesanti verso ciò che appare come un lampante professionismo. Moralisti della prim’ora.
Nel 1884, per un match di FA Cup, il “casalingo” Deepdale ospita l’Upton Park FC, che le prende, salvo poi lamentarsi con l’Association ritenendo i Lilywhites una “spregevole accozzaglia di mercenari scozzesi”. L’accusa è un dato di fatto: solo tre gli inglesi in campo per il North End! Sulle prime il reclamo ha buon esito e la FA non può far altro che accoglierlo espellendo la squadra colpevole dalla competizione. Ma il seme che Sudell aveva ampiamente contribuito a far germogliare ormai non aveva alcuna intenzione di tornarsene sottoterra: troppi dirigenti avevano ormai intravisto il rigoglioso fiume di affari celato dietro il football. Un consorzio di 36 squadre prese di petto i vertici della federazione e pose l’out-out: recedere immediatamente dalle proprie posizioni, pena la scissione e la formazione di una nuova entità rivale. Una sorta di golpe che condusse, nel 1885, all’accettazione del professionismo da parte della FA. Tutto ciò con ampia soddisfazione del Maggiore, che nel frattempo continuava a far divertire la gente con la sua squadra, e man mano che gli introiti aumentavano, la rafforzava, avendo in testa un ulteriore progetto. A poco a poco nacquero gli “Invincibili”: Sudell, esperto di tattica e fine motivatore, assoldò talenti scozzesi come i fratelli Nick e Jimmy Ross, David Russell, Gordon Drummond e Il famoso John Goodall (a breve primo top scorer del campionato inglese) condendola con indigeni di talento come l’Ala Drewhurst ed il battitore libero Bob Holmes e nel contempo tramava con i dirigenti di altri club benestanti per la creazione di una competizione d’elite. 
La prima edizione della Football League si disputò tra il 1888 e il 1889. E’ ragionevole pensare, considerando le mire del suo presidente, che il Preston North End non solo fosse parte dei fondatori, ma addirittura il membro che più di tutti gli altri avesse caldeggiato il progetto. L’anno prima, pur non vincendola, i Lilywhites avevano disputato egregiamente la FA Cup superando ampiamente la prova generale del loro grande debutto. Siglarono tra le altre cose quel 26-0 contro l’Hyde, che tutt’ora costituisce un record per il football inglese al massimo livello, e si fermarono solo in finale.
di Dante Cavalli, da "UK Football please"

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