John Clarke – coniugando a una ricostruzione storica un’acuta osservazione dello stile di vita della classe operaia – in questo libro racconta il gioco del calcio e il problema della violenza negli stadi. Attraversando periodi differenti, Clarke descrive i princìpi di questo sport e i suoi interpreti sociali, suggerendo la tesi della violenza come pretesto per un crescente numero di gruppi di giovani (soprattutto Skinhead, ammiratori delle passioni della classe operaia bianca) intorno a una particolare concezione della mascolinità. Essi riaffermano in questa direzione i valori di una classe e il senso di territorialità in una logica tutta operaia di «presa» simbolica di uno spazio (come lo street corner, o la piazza del quartiere). Nel secondo dopoguerra il gioco del calcio rappresenta per i figli della working class britannica il pretesto per l’esplosione di un sentimento di frustrazione e di un generale malcontento nei confronti della società. Il football hooliganism si afferma così in nome di una volontà di esprimere un rifiuto all’imposizione di un modello-calcio che si sposta coattivamente verso la professionalizzazione, l’imborghesimento e la spettacolarizzazione.
Il volume è arricchito dalla prefazione di Andrea Ferreri e da una sezione sulle culture giovanili, il calcio e l’hooliganismo.
John Clarke è tra i primi a occuparsi delle radici dell’hooliganismo in Gran Bretagna negli anni Settanta. Attualmente è visiting professor al Dipartimento di Sociologia e Antropologia sociale alla Central European University e professore emerito alla Facoltà di Arte e Scienze sociali alla Open University. Tra le sue pubblicazioni più recenti ricordiamo Doing the Dirty Work: The Challenges of Conjunctural Analysis, in Henriques, Julian, Morley, David and Goblot, Vana (eds.) Stuart Hall: Conversations, Projects and Legacies (Goldsmiths Press 2018); (with Newman) The instabilities of expertise: remaking knowledge, power and politics in unsettled times (Innovation: The European Journal of Social Science Research, 2017).
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