30 aprile 2025

STADIA - Gli stadi di Sheffield

Dopo alcuni articoli di vario genere torno ad occuparmi di stadi, rubrica che aveva destato interesse con i precedenti servizi sugli impianti progettati dall’Arch. Leitch e su quelli scomparsi in Londra.




















Per questo viaggio ci spostiamo più a nord e precisamente in Yorkshire, a Sheffield che un tempo era universalmente riconosciuta come la capitale dell’acciaio, della lavorazione di lame, delle posaterie oltre che dell’argento. Il calcio era un tipico svago dei lavoratori delle tante fabbriche locali visto che questa grande città non offriva, e se ci è consentito, non offre tutt’ora grossi diversivi e svaghi alternativi. Per fortuna che il football non venne a mancare, almeno quello, durante gli anni 70 e 80 quando il declino delle industrie locali lasciò senza lavoro o in condizioni precarie migliaia di operai e impiegati. 
Come ben saprete qui troviamo due clubs storici della football league, il Sheffield Wednesday fondato nel 1867 e il Sheffield United nato nel 1889 con le rispettive case ovvero Hillsborough e Bramall Lane. Hillsborough è un luogo caro a tutti noi appassionati poiché è stato usato innumerevoli volte come sede della semifinale di FA Cup, tra cui anche quella tragica del 1989 quando 96 sostenitori del Liverpool perirono soffocati, calpestati o schiacciati contro le recinzioni allora purtroppo in voga, estrema difesa negli anni bui dell’hooliganismo. Aperto nel 1899, fu conosciuto fino al 1912 come Owlerton. Il primo consistente intervento fu la costruzione del South Stand che aveva sul tetto il sontuoso padiglione con orologio ed il nome del club. Fortunatamente nei più recenti ammodernamenti il gable in questione ha mantenuto il suo posto sia pure in forma più attuale. Successivamente anche le West e North Bank furono coperte, mentre l’ East End meglio conosciuta come Kop dovette attendere ancora molto prima di permettere agli occupanti una protezione dagli elementi.
Successivi importanti interventi furono realizzati in occasione della scelta di inserire Hillsborough come una delle sedi del mondiale 1966. Furono realizzati in successione un nuovo North Stand, un nuovo West Stand e furono aumentati i posti a sedere nel South Stand. Il successivo drastico cambiamento giunse in seguito al noto Taylor Report che ridusse la capienza e fece si che nel giro di due anni tutto l’impianto diventasse completamente con posti a sedere. Si passò così dai 60.000 posti dei primi anni 70 all’attuale capienza di poco superiore ai 36.000 seats. Il record di presenze, quasi 73.000, si registrò nel 1934 per un quinto round di FA Cup contro il Manchester City. 
Da segnalare un paio di curiosità: in Leppings Lane, la via che passa dietro il West Stand, c’è un piccolo ma fornitissimo negozio di memorabilia calcistica; se un giorno doveste fare una visita alla casa degli Owls andateci e magari vi troverete quel vecchio programma o annuario che mancavano alla vostra collezione. Il Wednesday prima di giungere a Hillsborough usò per alcune partite di cartello lo stadio dei “cugini” dell’United ovvero Bramall Lane.

























La casa dello Sheffield United nasce come impianto per il cricket nel 1854. Proprio dal locale cricket club sorge l’United e di conseguenza l’impianto ebbe sino agli anni 70 una situazione particolare, ovvero i terreni di gioco delle due discipline erano confinanti e la parte dedicata al football aveva solo tre blocchi di gradinate, mentre il quarto lato era aperto sul campo da cricket. Durante l’ultimo conflitto mondiale, ben 10 bombe colpirono e danneggiarono seriamente le strutture esistenti. Una volta terminati i lavori post-bellici di recupero e restauro, che durarono diversi anni, l’United iniziò a fare pressioni al fine di poter ottenere il campo da cricket per edificarvi un nuovo Stand. Ciò avvenne nel 1975 quando fu inaugurata la nuova tribuna, dopo che l’ultima partita dedicata a bats e wickets avvenne nell’agosto del 1973. 
La parte più vecchia era il John Street Stand, ovvero la tribuna principale, mentre dietro le rispettive porte si trovavano due ampie terraces di cui quella ad est era chiamata, anche qui, Spion Kop. Drastica la diminuzione di capienza per effetto del solito Taylor Report che ridusse ad un comunque più che confortevole 30.000 posti quello che sino ai primi anni 70 ne ospitava 55.000. Il record di presenze si ebbe nel 1936 per un quinto turno di FA Cup contro il Leeds United con oltre 68.000 spettatori. 
La tipologia dello stadio di Bramall Lane non fu unica visto che anche il County Ground di Northampton si divideva tra football e cricket ed anche in questo caso solo tre lati di tribune vennero erette. Ma il Northampton Town a differenza dei Blades non costruì mai il quarto Stand, ma si trasferì nel nuovo impianto di Sixfields nel 1994.
Al Sheffield United invece, con l’acquisizione del terreno destinato al cricket, oltre alla quarta tribuna ed al completo enclosing dell’impianto, restò abbastanza spazio per costruire uno dei parcheggi più ampi della FL. Considerando che gli stadi di Sheffield sono affascinatamente incastrati tra file di terraced houses, quello di un ampio parcheggio adiacente le tribune è sicuramente un enorme plus.
di Gianluca Ottone, da "UK Football please"

29 aprile 2025

"SCOTTISH PRIDE. Dalle origini alla moderna premiership" di Luca Di Lullo & Marco Scialanga (Urbone), 2021

"Scottish Pride" è metaforicamente un pallone di cuoio che vola oltre il Vallo di Adriano e atterra tra le magiche terre delle High e delle Lowlands. Popolo ma non Nazione, in eterno conflitto tra il dire e il fare, gli abitanti della verde Scozia - a sua volta Patria ma non Stato - sopravvivono a loro stessi aggrappandosi all'incrollabile orgoglio per rialzare sempre la testa quando tutto sembra essere ormai perduto, anche sui campi di calcio. Un sottile e prezioso "filo di Scozia" che unisce le gesta di William Wallace alle imprese dei Wembley Wizards capaci di umiliare i maestri inglesi a casa loro, a quelle del Celtic che annienta la grande Inter di Helenio Herrera nel magico pomeriggio dei "Lisbon Lions"; la cavalcata dei Glasgow Rangers che prima strapazzano, quindi rischiano e, infine, gioiscono contro la corazzata sovietica della Dinamo Mosca e lo splendido Aberdeen di Sir Alex Ferguson, che annichilisce niente meno che l'armata Real Madrid. Un divertente viaggio alla scoperta delle squadre che hanno contribuito a scrivere la storia del "Football" in Scozia.

28 aprile 2025

FILATELIA CALCISTICA BRITANNICA (Postage Stamp)
























La filatelia, o per meglio dire il collezionismo dei francobolli, è materia vasta e tanto per cambiare trova le sue radici in Gran Bretagna, quando nel 1840 venne emesso il primo francobollo: il celebre Penny Black, con l'effigie della Regina Vittoria. 
Le prime riunioni di filatelisti avvennero nel 1856, dedicandosi alle raccolte generali o mondiali di bolli, dalle tematiche più svariate. Inizialmente furono recuperati dalla comune corrispondenza e utilizzati a scopo decorativo, poi incollati ai fogli degli album e solo successivamente si riservò maggiore attenzione alla loro conservazione. Nel 1861 ecco la pubblicazione del primo catalogo, ad opera del francese Alfred Potiquet, i collezionisti cercarono così i valori a loro mancanti, denunciando una certa difficoltà nel reperire quelli più ricercati. Grazie al concetto di rarità si concretizzò un mercato finanziario con l'attribuzione di precise quotazioni e nel 1862 venne stampato il primo catalogo inglese: "Hand Catalogue of Postage Stamps" di J.E. Gray, edito a Londra da R. Hardwicke. 
Il 30/10/1919 Percy C. Bishop, membro del London Stamp Club, propose l'istituzione del "Filatelic Order of Merit" per onorare gli scrittori filatelici. Tra i più grandi collezionisti del mondo Thomas Keay Tapling, nato nel 1855 in Inghilterra. Fra i più rinomati cataloghi anglosassoni identifichiamo il "Stanley Gibbons", dedicato a Gran Bretagna e Resto del mondo. Esistono numerosi rami collezionistici specializzati, molto diversi fra loro, uno di essi, molto preminente è quello dedicato alla tematica calcio. Esso ha preso grosso sopravvento negli anni '70, sull'onda dei Campionati Mondiali, aprendo una strada di produzione che ad oggi è inesauribile. In questo ambito esiste un tipo di raccolta comune, estremamente raffinata e fantasiosa che è quella delle buste prime giorno o "First Day Cover". Si tratta di buste speciali prodotte da varie case editrici che presentano il francobollo applicato ed annullato con un timbro speciale celebrativo nel primo giorno di emissione. Da sempre riscuotono enorme successo nel Regno Unito, dando vita ad un filone molto pregiato. I francobolli possono essere collezionati col documento cartaceo su cui sono stati applicati, dando vita ad una "storia postale", in quanto lo scopo è lo studio degli annulli impressi e del percorso effettuato sulla busta. 

Non rientrano in tale caso gli annulli "di favore", perchè non effettuati con lo scopo di spedire il documento postale, ma solo a fine meramente collezionistico. Ulteriore modalità è la conservazione di francobolli "su frammento", ottenuto dal ritaglio di una piccola porzione del documento sul quale i valori sono stati applicati. Chi li tratta conserva anche l'annullo presente senza alterarlo. Recentemente ha preso piede il collezionismo di "folder", ossia di speciali confezioni contenenti vari oggetti filatelici preparati dalla struttura emittente. Attorno a tutto ciò si organizza una "storia filatelica" che ricostruisce gli eventi storici, politici e sociali di una nazione attraverso documenti storico-postali e di cui anche l'argomento calcio ne fa parte. Tutti i francobolli possono essere collezionati, in quanto ognuno di essi è vero e proprio frammento di storia unica ed irripetibile, indipendentemente dallo stato di conservazione. Ma in filatelia i pezzi difettosi o in pessimo stato non hanno praticamente valore, ad eccezione di quelli frazionati per uso postale e delle grandi rarità. Nel calcio solamente una piccola parte riveste valore degno di essere considerato ragguardevole. Per francobolli nuovi si intendono quelli che non hanno assolto il loro compito di pagamento verso un servizio postale, mentre gli usati presentano un annullamento. In linea di principio il fattore chiave che ne determina la quotazione ed il relativo prezzo è la rarità, dipendente da vari fattori: durata della validità postale, tiratura, distruzione parziale, data di annullo. Quanto più tali fattori contribuiscono ad aumentare la rarità di un francobollo, tanto più alta sarà la sua quotazione e dunque il prezzo commerciale. Accertata la rarità, il parametro fondamentale per determinarne il valore è la qualità, condizionata dai dentelli, la centratura, la carta, il colore, la gomma e l'annullo. Gli strumenti idonei alla conservazione sono la lente di ingrandimento, le pinzette, l'odontometro, il filigranoscopio, la lampada, gli album e il catalogo. 
Proprio questo ultimo articolo riveste un ruolo fondamentale e quando si parla di football il testo di riferimento è il "Michel", prodotto in Germania e completamente esauriente su tutte le produzioni relative al calcio britannico. Starà poi a un perito filatelico valutare i vostri pezzi attraverso una attività di verifica e controllo scrupolosissima, supportato da pubblicazioni ad hoc di indubbia affidabilità. Il tema pallonaro viene abbracciato sovente da stati minuscoli, poco noti, ma dotati di originalità fuori dal comune. I soggetti più frequentemente riprodotti sono quelli relativi alla vittoria mondiale del 1966 e a figure chiave del panorama anglosassone, come i giocatori più rappresentativi, gli allenatori vincenti, le squadre più titolate, gli stadi più noti e le commemorazioni.
di Vincenzo Felici

25 aprile 2025

NEWCASTLE UNITED. Perchè bianconeri?

A differenza di molti club anche di antica fondazione, il Newcastle ha ininterrottamente vestito il bianconero dal 2 agosto 1894, quando i direttori del club (da poco tempo Newcastle United) decisero di abbandonare i colori originali del Newcastle East End, una delle due metà del calcio dei pionieri in riva al Tyne. Dopo un decennio di aspra rivalità, infatti, gli East Enders avevano sostanzialmente ‘assorbito’ il Newcastle West End e il St. James Park, loro terreno di gioco. Negli anni del dualismo entrambi i club avevano seguito la ‘moda’ del calcio del Nord-est, adottando divise imperniate sul rosso. L’East End aveva addirittura vestito in alcune occasioni la ‘sacrilega’ maglia bianco-rossa in stile Sunderland, mentre i West Enders avevano ‘esplorato’ anche altre tonalità, arrivando ad un nero-azzurro a bande orizzontali. 
A seguito dell’unione, un po’ per marcare la discontinuità rispetto al dualismo precedente, un po’ per eliminare i frequenti conflitti ‘cromatici’ in occasione degli incontri di Second Division (lungi erano ancora i tempi dei colori di riserva…), il club decise di adottare una nuova divisa, con maglia bianca e nera e knickers scuri. Se è abbastanza chiaro il motivo del cambiamento, misteriosa resta la scelta dei nuovi colori. Sull’argomento si sono fatte molte congetture, ma in assenza di riscontri sui registri ufficiali del club e dei testimonianze probanti, tutto resta avvolto in un alone di mito e suggestione. Una prima teoria ruota intorno a Padre Dalmatius Houtmann, un religioso olandese del monastero dei Frati Neri, a due passi dal St. James Park. Assiduo frequentatore dello stadio e dei giocatori, secondo alcuni fu proprio quale segno di devozione e rispetto nei suoi confronti che al momento di cambiare i colori sociali si optò per il bianco e nero dell’abito talare. 
Un’altra storia, di ispirazione più ‘bucolica’, ruota intorno ad un paio di gazze che avevano fatto del vecchio Victorian Stand del St. James Park il loro nido. Leggenda vuole che i giocatori del Newcastle si affezionarono tanto alla loro presenza da riprenderne i colori per le nuove divise e darsi quale nickname proprio quello di Magpies, le Gazze. 
La soluzione più accreditata dagli studiosi della materia è però di tipo storico, e affonda le radici nella Guerra Civile che insanguinò l’Inghilterra del XVII secolo. All’epoca le regioni del Tyneside e del Northumberland erano sotto l’influenza dominate di William Cavendish, duca di Newcastle ed erede di una famiglia di antica e consolidata nobiltà.

Nella zona i Cavendish possedevano castelli e possedimenti, e ancora oggi la toponomastica cittadina evoca lo stretto legame della stirpe con il Tyneside: Cavendish Place, Portland Terrace, Devonshire Place, Welbeck Road sono chiari tributi a questo rapporto, e lo stemma bianco e nero del casato fu sicuramente la prima documentata connessione del black’n’white con Newcastle. Allo scoppio della Guerra Civile, Sir Cavendish organizzò un suo esercito, i Newcastle Whitecoats, per difendere le ragioni del Sovrano. 
L’uniforme dei militi, con elmo, pantaloni e stivali neri su camicia bianca (in onore dello stemma di famiglia) divenne l’elemento distintivo della milizia, identificando la prima vera Toon Army della storia. Per la verità il primo bianconero (fino alla Grande Guerra) fu tale solo in parte, visti i pantaloncini blu scuro che completavano la divisa. In quegli anni si videro anche maglie con le classiche bande verticali davanti (molto larghe) e completamente nero dietro. Negli anni ’20 le bande si ‘restrinsero’, assumendo la misura che diventerà quella ‘classica’. Nonostante marginali ritocchi al colletto della maglia e all’alternanza di bianco e nero, infatti, la divisa rimase sostanzialmente immutata fino alla fine degli anni ’50, quando il manager Charlie Mitten decise di rivoluzionare il kit varando una maglia affusolata e aderente, rivoluzionaria per l’epoca. L’esperimento non ebbe grande successo, e a grande richiesta il club tornò all’antico per tutti gli anni ’60, salvo riprendere la ‘visione’ di Mitten quando i nuovi dettami della moda continentale avrebbero invaso anche il Regno Unito alle soglie degli anni ’70. Questo fu anche il decennio in cui il calcio conobbe la sua prima ‘rivoluzione’ in termini di esposizione mediatica e afflusso di denaro, con la comparsa di sponsor e fornitori ufficiali. Nella stagione 1982-83 comparve sulla maglia la celebre stella blu della Newcastle Breweries, primo sponsor ufficiale del club.
di Giacomo Mallano

24 aprile 2025

"FOOTBALL IS COMING HOME" di Luca Manes (BradipoLibri), 2016

Football is coming home è un libro di viaggi nella patria del calcio: Portsmouth, Londra, Ipswich, Birmingham, Wolverhampton, Nottingham, Liverpool, Manchester, Sheffield, Leeds, Newcastle.
Football is coming home è soprattutto un libro sul football, sulle storie del passato e su quelle del presente, su club famosi e meno famosi, sui luoghi della passione, su personaggi che se non ci fossero bisognerebbe inventarli. È pure la scusa per provare a riflettere sullo stato del calcio nel Paese che lo ha inventato. E non sempre c’è di che essere entusiasti, nonostante l’euforia mediatica che avvolge la Premier League. Per fortuna ci sono i tifosi, che a Portsmouth salvano il club o a Newcastle continuano a stare accanto alla squadra nonostante decenni di fallimenti. 
Questo libro è scritto per loro, per tutti i veri appassionati che contribuiscono ancora a rendere i 90 minuti di una partita un’esperienza unica e impareggiabile.

23 aprile 2025

NASCE UN BAGGIE IN ITALIA

Non so bene di preciso come e quando è iniziato il tutto, d’altronde se ricordassi e scrivessi tutte le date si rischierebbe di scambiarlo per un trattato di storia. Invece vuol essere la storia, la mia storia d’amore più lunga quella con una squadra di calcio una squadra che si chiama West Bromwich Albion.


















E’ nata nel 1978, avevo 10 anni, in mezzo ci sono pure passate alcune storie d’amore…amore, con ragazze per intendersi, quattro per essere precisi compresa l’ultima, quella che sto vivendo adesso e che mi porterà ad essere padre per la prima volta, io spero, anzi sento che sarà per sempre, ma anche in questo modo non riuscirà a superare in durata quella per il West Bromwich Albion perché anche questa durerà per sempre. Come dicevo correva l’anno 1978 ed un pomeriggio alla televisione parlavano di calcio Inglese facendo pure vedere le immagini, erano le prime immagini di calcio Inglese che vedevo, fino ad allora le mie conoscenze di “football” erano limitate alle grandi squadre che in quegli anni conquistavano l’Europa con una facilità spesso imbarazzante e già questo bastava perché in me crescesse forte l’ammirazione per quel calcio. 
Per il resto non sapevo un bel niente, tolti Liverpool, Manchester United, ed Arsenal (e sempre mi chiedevo come doveva essere una città che si chiamava Arsenal) il resto per me era tutto sconosciuto. Sconosciuto fino al quel giorno in cui scoprii che c’erano anche gli altri ovvero il Nottingham Forest, il Derby County, il Leeds e tanti altri ancora, ma soprattutto c’era il West Bromwich Albion. A 10 anni questo nome proprio mi affascinò, non ci feci molto caso, non ricordo neanche che highlights vidi quel giorno, so solo che ripetevo continuamente quel nome, ovvio quindi preparare velocemente il tavolo da Subbuteo e giocare una partita, ero da solo ma non mi importava molto, l’importante era far scendere in campo questa squadra per me ancora misteriosa ma così tanto affascinante. Il primo problema fu trovagli un avversario, pensai che il Liverpool poteva andare benino per due motivi: primo avevo una squadra con la maglia rossa, secondo se questo West Bromwich Albion riusciva a battere il Liverpool voleva proprio dire che era forte; il secondo problema consisteva nel trovare una squadra che poteva impersonare il West Bromwich Albion fra quelle che avevo, le immagini della mia tv in bianco e nero mi avevano mostrato la squadra con la maglia a strisce verticali bianche e molto scure quasi nere, per cui presi la Juventus e per quella partita fu il West Bromwich Albion. Inutile dire come finì la partita , quando si è bambini e si gioca vince sempre quello che vogliamo noi, così accadde e dopo la soddisfazione del momento iniziai ad essere razionale. 
Prima cosa dovevo scoprire i veri colori ed allora ricordai che 26 in casa avevo un catalogo del Subbuteo, con l’elenco delle squadre, dopo una paziente ricerca venni così a conoscenza dei colori sociali: non avevo sbagliato poi di molto il catalogo, alla voce West Bromwich Albion mostrava una pedina con la maglia bianca a strisce verticali Blue Navy (così recitava, rigorosamente in Inglese), la seconda maglia maglia era poi tutta un programma di nuovo strisce verticali ma giallo e verdi. Nei giorni seguenti a scuola o agli gli amici del calcio provai a spiegare che oltre le maglie nerazzurre del Pisa, che quell’anno faceva finalmente faville in serie C1, o dell’Inter, quello rossonere del Milan, e quelle bianconere della Juventus, c’erano anche tante altre maglie con colori a volte strani per noi Italiani e fra queste ce n’era una particolarmente bella e con un nome simpaticissimo: West Bromwich Albion. Ma nessuno comprendeva bene il perché uno di loro ogni volta che giocava insisteva tanto perché la sua squadra si chiamasse in quel modo e soprattutto nessuno accettava di chiamare la squadra così quando alla domanda “ma chi ci gioca, chi sarei io?” rispondevo: “ma non so, non conosco i nomi dei giocatori”. Decisi così che il secondo passo avrebbe dovuto essere la conoscenza di almeno qualche giocatore del West Bromwich Albion. Si dice che tutte le storie d’amore a lieto fine abbiano avuto il propellente necessario da una spinta del destino, in questo caso il destino fece si di farmi imbattere in una copia del Guerin Sportivo, non mi ricordo bene dove mi trovavo, ma sfogliando quella rivista feci una scoperta sensazionale: esisteva qualcuno che riportava i risultati del campionato Inglese corredati dalla classifica e da un commento anche dettagliato sulle partite giocate. Prima di tutto diedi uno sguardo alla classifica: cavoli! Il West Bromwich Albion era terzo ad una manciata di punti dal grande Liverpool, cavoli io abituato a tifare Genoa per la prima volta in vita mia stavo lottando per vincere il campionato. Fra le curiosità della classifica notai come il numero della partite giocate fosse diverso per ciascuna squadra, li per li non capii bene il perché, compresi solo in seguito che l’Inghilterra è uno dei paesi più piovosi d’Europa. Distolto lo sguardo dalla classifica, concentrai la mia attenzione sul commento al campionato e finalmente feci conoscenza con coloro che la mia fantasia aveva per giorni e giorni cercato di immaginare. Uno su tutti, era il centravanti il suo nome Cyril Regis, gia il nome Cyril mi restava simpatico somigliava tanto a quello di Cirillo uno dei tanti personaggi pittoreschi che si poteva trovare al Circolo Arci di quartiere; inoltre questo Regis segnava un sacco di reti tanto da essere nel giro della nazionale un altro nome figurava quel giorno nel commento ed era un certo Cunningham.

Entrambi vennero citati come autori di una doppietta a testa in una partita vinta per 7-1 contro il Coventry City, un nome quest’ultimo che non mi era completamente nuovo perché un mio amico aveva una strana squadra di Subbuteo con maglia celeste e bretelle Blu della quale era gelosissimo, giocava sempre con quella, ma io ignoravo che fosse Inglese e forse lo ignorava pure lui. Inutile adesso dire che da quel fugace incontro con il Guerin Sportivo segui una settimana di lotte familiari per convincere i miei genitori a comprarlo. 
La spuntai ma in cambio dovetti rinunciare all’album dei calciatori della Flash che usciva sempre verso metà Ottobre e che io compravo sempre in attesa di quello della Panini che sarebbe uscito 27 verso i primi di Gennaio, e che mi regalava sempre la grande gioia di sfogliarlo, mista alla delusione dovuta al fatto che le vacanze di natale stavano per terminare Erano passati solo pochi giorni da quando alla tv avevo visto per la prima volta il West Bromwich Albion, ma ormai non potevo più fare a meno di seguirla e così attendevo il mercoledì con una tremenda impazienza. Ora dovete sapere che prima di andare a scuola su commissione dei miei genitori mi venivano date 300 Lire (mi pare) e venivo mandato all’edicola a comprare i due quotidiani che si leggevano a casa mia, ovvero Il Tirreno e L’Unità, arrivo il mercoledì e mi vennero dati i soldini anche per il Guerino, corro all’edicola, mi vengono dati i due quotidiani ed io esclamo: “oggi prendo anche il Guerin Sportivo”, “non è ancora uscito, le riviste arrivano circa a metà mattinata” rispose sorridente come sempre il mio edicolante di fiducia. E li mi crollò il mondo addosso, ma come per una volta che mi alzavo dal letto volentieri anche se si trattava di andare a scuola, mi veniva in sostanza detto che per avere il Guerino dovevo aspettare l’uscita e così me ne andai come sempre a scuola con la solita speranza di sempre, ovvero che quelle cinque ore passassero più in fretta possibile; anzi il mercoledì ormai diventava un incubo perché più in fretta volevo che passasse il tempo e questo per dispetto non passava mai. Fatto sta che alle 12:50 in punto si usciva da scuola e io correndo come un pazzo e salutando gli amici a stento correvo a prendere il Guerino e finalmente potevo conoscere il risultato della partita della domenica precedente. Già ho proprio scritto della domenica precedente, mi occorse infatti un po’ di tempo per capire che oltremanica si giocava il sabato, la scoperta fu sensazionale, gli Inglesi sono dei grandi pensai, loro giocano il sabato e vanno allo stadio felicissimi perché davanti a loro hanno poi la domenica per stare a casa, qui in Italia finita la partita si inizia a pensare che la domenica volge ormai al termine e che ci aspetta una terribile settimana davanti a noi. 
Non so voi ma io da ragazzino, specie dopo un risultato deludente, appena messo piede fuori dallo stadio venivo assalito dall’angoscia del ritorno a scuola l’indomani. Comunque grazie ai miei mercoledì con il Guerin Sportivo riuscii a conoscere sempre più i protagonisti del West Bromwich Albion, accanto a Regis e Cunningham, entrarono nella mia vita un certo Tony Brown, che scoprirò ben un ventennio dopo essere il top scorer con la maglia del West Bromwich Albion, Batson, Willie Johnston, e Cantello. Alla lettura del nome Cantello quasi svenni e inizia ad urlare per tutta la casa perché convinto che un Italiano giocasse nella squadra dei miei sogni. Alcuni di loro venni a sapere che erano giocatori di colore e per me che di calciatori di colore avevo visto solo Nenè del Cagliari (grazie ancora all’album della Panini), fu un’ulteriore scoperta attraente e nello stesso tempo simpatica. In quell’anno ci fu una partita che ho scoperto poi essere passata alla storia ed è una grandiosa vittoria per 5-3 all’Old Trafford contro il Manchester United in un dicembre magico in cui vincemmo tutte e quattro le partite giocate, e subito dopo con il primo numero di gennaio del Guerino ancora una grande sorpresa: gli Inglesi giocano a calcio pure nei giorni delle feste comandate come ad esempio il 26 dicembre e il primo di gennaio, con il Guerino successivo imbattei nella competizione sportiva più bella del mondo: l’FA Cup, capirne il meccanismo non fu semplice, si parlava di partite secche ad eliminazione diretta di replay che potevano andare avanti ad oltranza, soltanto con il 28 provvidenziale aiuto di mio cugino Marco di due anni più grande di me, ma soprattutto già con la mente da Ingegnere qual è adesso, compresi che si giocavano dei turni in casa di una delle due squadre e chi vinceva passava il turno in caso di parità si rigiocava il così detto replay in caso di parità si rigiocava ancora e così via. 
Fatto sta che il mio “debutto” in coppa fu un pareggio in trasferta 2-2 a Coventry ovvero con la squadra con la quale avevo praticamente debuttato in campionato un paio di mesi prima. L’avventura in coppa si conclude al quinto round per opera del Southampton dopo un pareggio casalingo per 1-1 perdemmo il replay 2-1. In campionato le cose invece continuavano ad andare benone, almeno fino ad aprile eravamo in corsa per vincere il campionato e mentre i miei compagni di scuola impazzivano per il Gianni Rivera ed il suo Milan che stava per raggiungere il sogno della stella, io continuavo a tenere comizi sul nostro duello con il Liverpool ed il Nottingham Forest, qualcuno alla fine si arrese ed inizò a chiedermi, tutti comunque tifavano Liverpool ovvero la squadra più famosa per aver vinto un bel po’ di Coppe dei Campioni. Il mio sogno svanì nel mese di Aprile, nel quale giocammo ben otto partite (addirittura due in due giorni il 13 e 14 aprile) raccogliendo solo 9 punti, troppo pochi per tenere il passo del Liverpool , sufficienti per inseguire il secondo posto.

E all’ultima giornata arrivammo con un punto di vantaggio sul Nottingham Forest che dovevamo affrontare in casa propria. Da sabato pomeriggio per quattro giorni non pensai ad altro, fui capace anche di sognare la domenica sportiva che leggeva i risultati di calcio Inglese, giocai decine di volte quella partita a subbuteo sempre con un unico risultato: vittoria. Il goal decisivo lo segnava sempre
Willie Johnstone, perché il suono di quel nome mi piaceva da matti. Il Guerino come se fosse uno spillone fece scoppiare il mio sogno: Nottingham Forest-West Bromwich Albion 1-0; classifica finale Liverpool 68, Nottingham Forest 60, West Bromwich Albion 59. Pochi giorni dopo il Nottingham Forest sarebbe diventato campione d’Europa ed io nonostante ci avessero battuto tifai con tutto me stesso per gli Inglesi, perché da allora le squadre Inglesi avrebbero sempre avuto la precedenza su tutte le altre. La vittoria Europea del Forest comunque mi servì per capire che il West Bromwich era proprio una grande squadra di cui andare fiero ed orgoglioso, come lo erano tutti i miei compagni di scuola Milanisti che avevano appena vinto lo scudetto della stella. 
Nel frattempo sempre nel corso di questa stagione era accaduta una cosa per me meravigliosa, il Pisa Sporting Club, ovvero la squadra della mia città militante in serie C, partecipò per la prima volta nella sua storia al torneo Anglo-Italiano, denominato Alitalia Cup, riservato a squadre di C Italiana e di Non-League Inglese, che racchiude tutto il mondo dei non professionisti. Scesero così sul prato dell’Arena Garibaldi il Barnet, che ritroverò con piacere venti anni dopo in Division three, scoprendolo fra l’altro vincitore di una FA Amateur Cup nel 1946, ed il Matlock Town. In entrambe le partite il Pisa si impose: per 1-0 nella prima e per 2-1 nella seconda ed io che gioivo sempre tantissimo per le vittorie del Pisa che in quell’anno erano molte, in quelle due occasioni andai a casa un po’ meno contento. Il cammino del Pisa si interruppe nella prima fase del torneo a causa delle due sconfitte rimediate oltre manica e più precisamente a Sutton 1-0 il risultato e a Nuneanton, località molto vicina a West Bromwich ma allora proprio non ne avevo idea, dove i nerazzurro crollarono per 3-0. 29 Con la conclusione della stagione persi ogni contatto con la mia squadra, infatti anche quel prezioso informatore che era il Guerin Sportivo, d’estate non riportava grandi notizie dall’Inghilterra e le poche che pubblicava riguardavano per lo più il Liverpool, il Nottingham Forest ed il Manchester United, fin quando ne lessi una davvero interessante e riguardava l’inizio del campionato. 
Con mio stupore, ma anche con grande gioia appresi che la nella terra dei sogni si iniziava a fare sul serio dalla metà di agosto. Voleva dire tornare a scuola quando la mia squadra aveva già giocato cinque, sei partite, mentre quelle dei miei amici dovevano ancora cominciare. Ad allietare poi quell’estate ci fu il sorteggio di Coppa Uefa, finalmente anche io avevo una squadra per cui trepidare in Europa e la fortuna non bussò alla nostra porta; la sorte infatti ci mise di fronte ai forti Tedeschi Orientali del Carl Zeiss Jena che in Italia diverranno noti a tutti l’anno successivo per una clamorosa qualificazione ai danni della Roma in Coppa delle Coppe. Infine la noia di quella prima estate da tifoso del West Bromwich Albion, mi portò a cercare di soddisfare l’ennesima curiosità: “Dove si troverà West Bromwich’” mi domandai un bel giorno; ed avendo una sorella di dieci anni più grande, che aveva appena finito i suoi studi, in casa mia non poteva certo mancare un bell’atlante geografico aggiornatissimo che rispose alla grande alla mia domanda. West Bromwich era un puntino piccolo piccolo, poco sopra la città di Birmingham, considerata seconda solo a Londra. Fra i nomi a me conosciuti vidi li tanto vicino da sembrare attaccato Wolverhampton, ma non feci congetture e solo in seguito appresi che quelli erano i rivali per eccellenza del mio West Bromwich Albion. Arrivati a ferragosto l’estate era finita, o meglio la mia estate era finita, stava infatti per cominciare il campionato, il primo campionato che potevo seguire dall’inizio e dopo il bel piazzamento della stagione precedente in cuor mio sognavo una possibile vittoria, ma ben presto tornai a volare ben più in basso; l’inizio del West Bromwich fu infatti disastroso nel prime cinque partite collezionammo due pareggi e tre sconfitte, due delle quali contro il Liverpool in trasferta e contro il Nottingham Forest in casa per 1-5! A fine settembre arrivò anche la doccia fredda dell’eliminazione dalla coppa Uefa il tedeschi dell’est ci batterono per 2-0 in casa loro e per 2-1 a West Bromwich. Non fu molto simpatico nei giorni seguenti andare a scuola perché nessuno dei miei compagni, me la fece passare liscia; a distanza di anni non posso certo dar loro torto visto che nei giorni precedenti, con una boria tutta undicenne, gli avevo martellati con la superiorità del calcio Inglese e del mio West Bromwich che essendo una “grande” d’Inghilterra avrebbe certamente calpestato tutti gli avversari fino alla vittoria finale. Archiviata con molta fatica la prima grande delusione che il mio West Bromwich Albion mi aveva riservato da quando lo conoscevo, tornai a sperare in una inversione di tendenza in campionato; ma le vittorie erano sporadiche e non c’era continuità nei risultati: cavolo! Eppure i giocatori erano gli stessi leggendo i commenti del Guerino i nomi di Regis, Batson Tony Brown c’erano ancora, mancava solo Willie Johnstone, passato al Birmingham, e una volta scoperto (un bel paio di mesi dopo l’inizio della stagione) fu un altro duro colpo vista la simpatia che mi ispirava. Arrivò il nuovo anno il 1980 un nuovo decennio che, calcisticamente parlando, si apriva con il campionato d’Europa che si disputava a giugno in Italia. Ma il nuovo anno significava soprattutto FA Cup ovvero 30 l’occasione di riscattare il campionato, ed ancora una volta occasione per noi del West Bromwich fa rima con illusione, uscimmo infatti al primo turno. Dopo un pareggio casalingo 1-1 con il West Ham, perdiamo per 2-1 il replay a campo invertito abbandonando così ogni ambizione di vittoria per questa stagione. Il campionato finisce senza infamia e senza lode al 10 posto lontani ben 19 punti dal Liverpool campione, molto più vicini, appena 9 punti, al Bristol City retrocesso. Per fortuna ad allietare quei mesi caldi d’estate senza calcio ci sarebbe stato il campionato d’Europa. Allora l’Italia suscitava in me sempre un a certa emozione, ma quella per l’Inghilterra cominciava a farsi sentire, tanto da indurmi a comprare una edizione speciale della squadra Inglese del Subbuteo con la scatola tutta colorata. Italia ed Inghilterra furono inseriti nello stesso girone e dopo un pareggio per entrambe le due squadre si affrontarono, vinse l’Italia per 2-1 e se me lo avessero detto due ore prima della partita ne sarei stato felicissimo. Al fischio finale invece ero affranto, durante la partita man mano che passavano i minuti la mia parte Inglese prese sempre più il sopravvento su quella Italiana e la delusione fu davvero tanta. La vittoria nell’ultima partita contro la Spagna non servi proprio a niente, così come non servi a niente il pareggio dell’Italia con il Belgio. Le mie due squadre erano così fuori dalla finale e per fortuna si concludeva una stagione iniziata con tante aspettative e sogni di trionfi e conclusa invece con un bel niente.
di Massimo Corsini, da "UK Football please" (marzo 2003)

22 aprile 2025

[ELLIE BUSY LONDONER] Cos'è l'ETA per il Regno Unito: Tutto quello che devi sapere.

Dal 2025, i viaggiatori che desiderano visitare il Regno Unito devono conoscere l'ETA, l'Autorizzazione Elettronica di Viaggio, che sostituisce il vecchio sistema di esenzione dal visto, per i Paesi che ne avevano bisogno sino ad ora. (Pertanto non per i cittadini Europei che non hanno mai avuto bisogno di Visto Turistico per UK dopo Brexit) - In questo articolo, ti spiegherò come funziona l'ETA, come richiederla, quanto costa, le differenze rispetto al visto, e altre informazioni fondamentali per chi ha in programma una visita nel Regno Unito.
Cos'è l'ETA per il Regno Unito?
L'ETA, o Electronic Travel Authorisation, è un'autorizzazione che consente ai cittadini di determinati paesi di entrare nel Regno Unito senza bisogno di un visto. A partire dal gennaio 2025, l'ETA è stata introdotta come parte delle nuove normative di sicurezza per migliorare il controllo degli accessi. Sebbene assomigli a un visto, l'ETA non è un visto vero e proprio, ma un'autorizzazione che può essere facilmente ottenuta online attraverso il sito ufficiale del governo del Regno Unito o l'app dedicata.
La nuova procedura ha l’obiettivo di rendere l'ingresso più sicuro e rapido per i visitatori, in modo che le autorità possano verificare in anticipo chi entra nel paese. Tuttavia, è importante ricordare che l'ETA non ti consente di lavorare nel Regno Unito o di intraprendere attività di business. Se desideri fare un lavoro retribuito, dovrai richiedere un visto lavorativo, che ha procedure e requisiti diversi.

Come richiedere l'ETA: Tutti i passaggi
La buona notizia è che ottenere l'ETA è semplice e veloce. Puoi farlo direttamente dal tuo smartphone, utilizzando l'app ufficiale, oppure online tramite il sito web del governo del Regno Unito. Ecco come funziona:

1. Scarica l’app ufficiale o visita il sito del governo: Il primo passo è scaricare l’app ufficiale del governo del Regno Unito, oppure andare direttamente al sito web governativo per fare la richiesta online. Evita di utilizzare agenzie o siti web non ufficiali, perché potrebbero chiederti somme esorbitanti (fino a £90) per un servizio che invece costa solo £16.

2. Compila i dettagli richiesti: Durante la procedura, ti verranno richiesti i tuoi dati personali e le informazioni sul passaporto. Questo è un passaggio fondamentale, poiché l’ETA è collegata direttamente al tuo passaporto e ne dipende la validità.

3. Pagamento della tassa di £16: Il costo dell'ETA è di £16, e il pagamento avviene tramite carta di credito o debito. Non ci sono costi nascosti, quindi diffida di chi ti chiede somme superiori.

4. Risultato in pochi minuti (al massimo 3 giorni): Una volta inviata la richiesta, la risposta arriva generalmente in pochi minuti, ma può richiedere fino a un massimo di 3 giorni lavorativi. Non è necessario stampare nulla; tutto ciò che devi fare è attendere la conferma sullo schermo del tuo dispositivo.

5. Possibilità di richiedere l’ETA per altre persone: Se hai familiari o amici che viaggiano con te, puoi richiedere l'ETA anche per loro dallo stesso telefono. Basta inserire i loro dati durante la procedura.

Cosa succede una volta ottenuta l'ETA?
Una volta che la tua ETA è stata approvata, non è necessario stampare alcun documento. L'autorizzazione sarà legata al chip del tuo passaporto, e quando arriverai in aeroporto, le forze di frontiera potranno verificare la tua autorizzazione tramite il passaporto elettronico. In pratica, il processo di ingresso sarà identico a quello che avviene attualmente, senza che ti venga chiesto di presentare documenti aggiuntivi. Non ci saranno lunghe attese al controllo di frontiera, poiché l’ETA è già registrata nel sistema.
L'ETA è valida per due anni, ma attenzione: se il tuo passaporto scade prima della fine del periodo di validità dell'ETA, dovrai rifare la richiesta. Quindi, se cambi passaporto durante questo periodo, ricordati di fare una nuova richiesta di ETA. La validità è direttamente legata alla durata del passaporto, non alla data di emissione dell'autorizzazione stessa.

ETA e visto: Qual è la differenza?
Molti potrebbero confondere l'ETA con un visto, ma ci sono differenze importanti. Un visto è un'autorizzazione che permette al titolare di soggiornare nel paese per un determinato periodo, generalmente per motivi di lavoro, studio o altre attività specifiche. L'ETA, invece, è solo un'autorizzazione a entrare nel paese per turismo o affari brevi. Non consente di lavorare o di intraprendere attività remunerate nel Regno Unito.
Attualmente, i cittadini europei non hanno bisogno di un visto per entrare nel Regno Unito per un soggiorno breve, fino a 6 mesi, a meno che non intendano lavorare. Se desideri lavorare, dovrai richiedere un visto lavorativo, che può essere ottenuto tramite una sponsorizzazione da parte di un'azienda nel Regno Unito.

ETA: una misura legata alla sicurezza, non alla Brexit.
Un errore comune che circola è pensare che l'ETA sia una conseguenza diretta della Brexit. In realtà, l'ETA è un'iniziativa che il governo del Regno Unito ha adottato per migliorare i controlli sui visitatori provenienti da paesi che non necessitano di visto. La Brexit non ha influito su questa procedura, se non per il fatto che ha stabilito una separazione dal sistema di visti europeo, il che ha reso necessaria l'introduzione di un sistema parallelo.


ETIAS PER LA COMUNITA’ EUROPEA.
In Europa, l'ETA ha una controparte chiamata ETIAS (Sistema Europeo di Informazione e Autorizzazione ai Viaggi), che entrerà in vigore nel 2026 per i cittadini non europei che desiderano entrare nell'area Schengen. ETIAS e ETA sono simili, ma operano in due contesti differenti: mentre l'ETA riguarda il Regno Unito, l'ETIAS si applica all'Unione Europea. Entrambi sono sistemi di pre-autorizzazione elettronica che consentono una gestione più sicura e rapida degli arrivi nel rispettivo territorio. Questa idea di ETA/ETIAS e’ stata proposta dalla Comunita’ Europea nel 2016, entrata in vigore adesso.

ETA e’ attiva da GENNAIO 2025 per diversi paesi nel mondo, mentre dal 2 APRILE 2025 per i Paesi della Comunita’ Europea.

Come evitare truffe: attenzione ai siti non ufficiali
Come con molte nuove procedure amministrative, anche l'ETA ha attirato truffatori che tentano di farsi pagare somme esorbitanti per un servizio che puoi ottenere facilmente e a basso costo. Ricorda che l'ETA costa solo £16 e che puoi richiederla solo tramite il sito ufficiale del governo del Regno Unito o tramite l’app ufficiale. Evita assolutamente di utilizzare siti web di terze parti che ti chiedono somme superiori o ti promettono un processo "più rapido" a pagamento.
Molti di questi siti sono ingannevoli e non sono autorizzati dal governo del Regno Unito. Diffida anche di agenzie che ti offrono di fare la richiesta per te a prezzi gonfiati. Non è necessario fare nulla di più che compilare il modulo online o nell’app, ed è un processo che puoi completare in pochi minuti.

Limiti di soggiorno e lavoro nel Regno Unito
I cittadini europei che entrano nel Regno Unito con l'ETA possono restare per un massimo di 6 mesi. Se sei in visita per turismo o affari brevi, non ci sono problemi. Tuttavia, se lavori nel Regno Unito senza un visto, ti trovi in una situazione illegale. Lavorare senza un visto adeguato è una violazione delle leggi sull'immigrazione, e può portare alla deportazione. Questo vale per tutti i cittadini, non solo per chi proviene da fuori l'Unione Europea.
Se desideri lavorare nel Regno Unito, dovrai ottenere un visto specifico per lavoro, il quale può essere richiesto solo tramite un'azienda che ti sponsorizza.

Ho bisogno di ETA se faccio scalo in UK?
Sì, in generale è necessario un'Autorizzazione Elettronica di Viaggio (ETA) per transitare nel Regno Unito se sei un cittadino idoneo per l'ETA e passerai attraverso il controllo di frontiera del Regno Unito (transito a terra). Tuttavia, se stai transitando nell'area internazionale (airside), cioè se non devi passare per il controllo di frontiera, non è necessario un'ETA.

Ecco una spiegazione più dettagliata:

Transito a terra:
Se il tuo volo richiede che tu passi attraverso il controllo di frontiera del Regno Unito (ad esempio, se stai facendo uno scalo tra due voli internazionali e devi ritirare e riconsegnare i tuoi bagagli), avrai bisogno di un'ETA se sei un cittadino idoneo per l'ETA.

Transito nell'area internazionale:
Se il tuo volo è un trasferimento senza soluzione di continuità e non devi passare per l'immigrazione del Regno Unito, non avrai bisogno di un'ETA.

Ricapitoliamo:
L'ETA per il Regno Unito è un sistema pratico e sicuro che rende più facile entrare nel paese per soggiorni brevi. Costa £16, si richiede online o tramite l’app ufficiale, ed è valida per due anni, legata al tuo passaporto. Non è un visto e non consente di lavorare nel paese, ma ti permette di entrare come turista o per affari brevi.

Ricorda sempre di richiederla solo tramite il sito ufficiale o l’app, evitando agenzie che ti chiedono somme più alte. E, se intendi lavorare nel Regno Unito, non dimenticare che avrai bisogno di un visto adeguato. Con l'ETA, non ci sono lunghe attese al controllo di frontiera e puoi goderti la tua visita in tranquillità.

Informazioni Tecniche aggiuntive e cosa devi fare sulla App
La pagina ufficiale del governo del Regno Unito fornisce informazioni dettagliate su come utilizzare l'app "UK ETA" per richiedere l'Autorizzazione Elettronica di Viaggio (ETA). Ecco un riassunto dei punti principali:

Requisiti per l'uso dell'app:

· Per utenti iPhone:

o Modello iPhone 7 o successivo.

o iOS 16 o versioni successive.

o Almeno 179 MB di spazio di archiviazione disponibile.

o Connessione a 3G, 4G, 5G o Wi-Fi.

· Per utenti Android:

o Android 12 o versioni successive.

o Almeno 165 MB di spazio di archiviazione disponibile.

o Connessione a 3G, 4G, 5G o Wi-Fi.

o Funzionalità NFC (Near-Field Communication) attiva.

Procedura di applicazione tramite l'app:

1. Preparazione:

a. Avere a disposizione il passaporto che si intende utilizzare per il viaggio.

b. Accesso a un'email valida.

c. Metodo di pagamento valido (carta di credito/debito, Apple Pay o Google Pay).

2. Fotografia del passaporto:

a. Scattare una foto della pagina principale del passaporto, assicurandosi che tutte le informazioni siano chiare e leggibili.

3. Scansione del passaporto:

a. Se il passaporto è dotato di chip elettronico, posizionare il telefono sopra il passaporto per permettere all'app di scansionarlo.

4. Scansione del volto:

a. Seguire le istruzioni dell'app per scansionare il proprio volto. I bambini sotto i 9 anni non sono tenuti a eseguire questa scansione.

5. Foto personale:

a. Scattare una foto di sé stessi seguendo le indicazioni dell'app, garantendo una buona illuminazione e uno sfondo neutro.

6. Compilazione dell'applicazione:

a. Fornire informazioni richieste come indirizzo, occupazione, eventuali condanne penali e altre nazionalità possedute.

b. Se si è minorenni, fornire i dettagli di contatto di un genitore o tutore.

7. Pagamento:

a. Effettuare il pagamento della tassa di £16 tramite il metodo scelto.

8. Conferma:

a. Ricevere una email di conferma dell'avvenuta registrazione dell'applicazione.

Tempi di risposta:
· La decisione viene generalmente comunicata entro tre giorni lavorativi. La maggior parte delle applicazioni riceve una risposta in pochi minuti.

Nota importante:
· È possibile utilizzare l'app per richiedere l'ETA anche per altre persone, purché siano presenti fisicamente al momento della richiesta, poiché è necessaria la scansione del volto.
· E’ fondamente assicurarsi di scrivere i dettagli corretti, controlla anche piu’ volte se serve perche’ NON potrai cambiare nulla dopo aver fatto la richiesta.

A cura di Ellie Alessandri, 
 @EventuallyBusy
https://www.youtube.com/eventuallybusy









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Apple Store App DOWNLOAD https://apps.apple.com/us/app/uk-eta/id6444912481

Android Play Store App DOWNLOAD https://play.google.com/store/apps/details?id=uk.gov.HomeOffice.ho3

 Per problemi con la tua richiesta puoi contattare Il Servizio ETA Ufficiale tramite WEBCHAT https://ukimmigration-support-webchat.homeoffice.gov.uk/eta

"AROUND THE WATER. L’IRLANDA DI JACK CHARLTON" di Simone Galeotti (Urbone), 2021

Jack Charlton, detto Jackie, lo chiamavano “giraffa”. Era nato ad Ashington, nel Northumberland, dove ogni inverno pretende di essere il più freddo dei precedenti e dove ci sono poche alternative alla miniera di carbone. Lo chiamavano “giraffa” perché era alto, aveva il collo lungo e quando muoveva la bocca pareva ruminare. Era un uomo onesto, gentile, simpatico e genuino, che aveva sempre tempo per le persone. Nel calcio è stato un difensore centrale di alto livello. Ha legato la sua carriera al Leeds United, dal 1952 al 1973. Ha vestito 35 volte la maglia dell'Inghilterra, segnando 6 reti. 
Nel suo palmarès, oltre al titolo Mondiale del 1966, anche un terzo posto agli Europei del 1968. Fu il sogno, l’esperanto di due popoli, il primo inglese a sedersi sulla panchina della Repubblica d’Irlanda. Quella nazionale entrerà nel cuore di tutti gli irlandesi e non solo. Era un gruppo scanzonato, irriverente, che si divertiva, che non vinse ma - come amava ripetere Jack - “nel mio cuore sapevo di aver chiesto tutto quello che potevo chiedere ai miei giocatori, e loro mi hanno dato tutto quello che mi potevano dare.” E quegli otto anni resteranno indelebili nella mente dei tifosi vestiti di verde. Quel verde tanto simile ai manti delle loro scogliere.

18 aprile 2025

UP the colors. "ASTON VILLA. UP THE VILLA!" di Gianfranco Giordano

L’Aston Villa venne fondato da membri della Aston Villa Wesleyan Chapel di Handsworth nel 1874, non ci sono certezze sulla data esatta, si parla di marzo o di ottobre ma alcune fonti citano un giorno preciso, il 21 novembre, nove giorni prima della nascita di Winston Churchill.

I fondatori, che si ritrovarono sotto un lampione a gas in Heathfield Road, erano giocatori di una squadra di cricket desiderosi di tenersi in allenamento durante i mesi invernali, dopo aver visto una partita di rugby decisero che lo sport praticato sotto le Association Rules era più consono ai loro gusti. Il nome è molto particolare, assolutamente unico nel panorama calcistico britannico, e fa riferimento alla zona di Aston, un’area nella parte settentrionale della città di Birmingham, mentre Villa deriva da un incrocio stradale denominato Villa Cross posto sulla Villa Road. L’Aston Villa giocò la prima partita nel marzo del 1875, avversario Aston Brook St.Mary's, una squadra di rugby della zona. Le due squadre decisero di giocare il primo tempo, terminato a reti bianche, secondo le Rugby Rules ed il secondo tempo secondo le Association Rules, la rete decisiva per i Villans venne segnata da Jack Hughes. 
La prima divisa era composta da una maglia con sottili righe orizzontali blu reale e rosso scarlatto, pantaloni bianchi e calzettoni blu reale. Nella stagione 1877/78 il Villa scende in campo con una divisa composta da maglia bianconera a sottili righe orizzontali, pantaloni bianchi e calzettoni neri. Il club nei primi anni ebbe l’influenza della numerosa comunità scozzese presente in città, in particolare William McGregor, arrivato al club nel 1877, grande organizzatore e uomo d’affari. Nella stagione 1878/79 il club comprò delle maglie nere a girocollo impreziosite da un grande leone rampante rosso, con i ripetuti lavaggi i leoni sbiadirono diventando di un colore rosa stinto quindi, per la stagione seguente, si decise di andare in Scozia e comprare tredici stemmi reali gialli con il leone rampante rosso, in modo di attaccare lo stemma sulle maglie per le partite e poi staccarlo prima di mandare le maglie in lavanderia. Le stagioni giocate con il leone sul petto non furono particolarmente fortunate per la squadra, così si decise di togliere lo stemma dalla maglia ed utilizzare il leone solo sulla carta intestata e su tutti gli oggetti del club. 
Negli anni tra 1880 ed il 1884 si alternarono diverse divise, amaranto con il leone rosso, biancoblù a righe orizzontali, nera ed anche una maglia divisa a metà in due tonalità di verde. Nella stagione 1884/85 e nella prima parte della stagione seguente, i Villans indossarono una curiosa maglia biancorossa “pezzata”, con pantaloni bianchi e calzettoni neri (purtroppo non ci sono fotografie della squadra con questa divisa), seguita poi da una classica maglia a strisce verticali bianconere con collo a camicia, il resto della divisa rimane invariato. L’8 novembre 1886, in vista della nuova stagione, il direttivo del club decise di ordinare delle nuove divise composte da maglia a sottili strisce verticali cioccolato e azzurro (al tempo il color cioccolato era abbastanza di moda nel calcio britannico) con collo a camicia, pantaloni bianchi e calzettoni cioccolato. L’incarico di cercare le nuove divise ad un prezzo ragionevole venne affidato a McGregor, con questa divisa il club vinse il suo primo trofeo, l’FA Cup. La stagione successiva arrivarono i definitivi colori amaranto e celeste, da quel momento non ci furono altri cambiamenti cromatici ma solo qualche aggiustamento stilistico, riguardo alla scelta dei colori amaranto e celeste ci sono due versioni. La nuova accoppiata cromatica sarebbe semplicemente un’evoluzione della divisa precedente, l’amaranto andava a sostituire il cioccolato in onore della Regina Vittoria che nel 1887 festeggiava i cinquantanni di regno, l’amaranto è il colore che rappresenta la monarchia britannica, il balcone di Buckingham Palace nelle occasioni ufficiali è sempre adornato con un drappo di questo colore. Un’altra versione parla di un omaggio alla Scozia, patria di molti giocatori del club. Si narra di una riunione tenutasi in un pub (e dove altrimenti?) in cui i giocatori decisero di adottare i colori di Hearts e Rangers che, insieme al leone rampante, avrebbero dovuto rappresentare il legame tra l’Aston Villa e la Scozia. La prima divisa con i nuovi colori, stagione 1887/88, era composta da una maglia a scacchi amaranto e celeste con collo a camicia in tinta, pantaloni bianchi e calzettoni amaranto. Con questa divisa l’Aston Villa partecipa alla prima edizione della Football League, il più antico campionato nazionale del mondo, nato grazie a William McGregor, il primo ad avere l’idea di mettere ordine nel caos dei campionati disputati a livello locale. Nelle stagioni 1890/91 e seguente la maglia è divisa a metà con collo a girocollo amaranto chiuso da bottoni, mentre nelle stagioni 1892/93 e seguente il collo è bicolore a camicia. In queste stagioni venne usata, sporadicamente, la maglia amaranto con le maniche celesti che divenne definitiva con l’inizio della stagione 1894/95. Era la famosa maglia di lana amaranto con collo a girocollo chiuso da laccetti con un vistoso bordo celeste, maniche celesti e polsi amaranto, i pantaloni sono bianchi ed i calzettoni amaranto con bordini celesti, sono anni d’oro per il Villa che comincia a diventare una leggenda ammirata in tutto il regno e questa maglia, disegnata da Ollie Whateley (giocatore del Villa e della Nazionale inglese), diventa una vera icona del calcio britannico e rimane praticamente invariata fino alla stagione 1922/23. Nel frattempo il club si spostò nell’Aston Lower Grounds, al tempo il miglior impianto sportivo della zona, nel 1897 e subito i tifosi ribattezzarono l’impianto Villa Park. Nei primi anni del secolo, indicativamente tra il 1900 ed il 1908, i Villans hanno indossato delle semplici maglie rosse di tessuto più leggero in giornate particolarmente calde. 
Nella stagione 1923/24 il collo, sempre a girocollo, riporta un doppio bordo celeste, anche i polsi che riportano un doppio bordo amaranto, i calzettoni diventano neri con bordini celeste ed amaranto, il collo è sempre chiuso dai laccetti che spesso vengono persi durante le partite o in lavanderia. Questa divisa viene usata, praticamente invariata, fino al 1944 anche se in alcune occasioni la squadra scende in campo con una versione precedente della maglia. Alla ripresa dei campionati nel 1946, l’Aston Villa si presenta nuovamente con il collo a girocollo con una sola striscia azzurra, questa maglia verrà usata per nove stagione e nel 1955/56 per l’ultima volta si torna alla maglia con collo con due righe azzurre. Nella stagione 1956/57 la maglia presenta un collo a V celeste con righine amaranto, sul petto lo stemma societario, che non lascerà più la divisa, mentre il materiale usato non è più la lana bensì il cotone. Dalla stagione successiva i calzettoni non saranno più neri e cambieranno spesso di colore alternando amaranto, celeste e bianco nel corso degli anni. Nella stagione 1963/64 il collo diventa a girocollo, pur mantenendo lo stesso stile, questa maglia rimane in voga fino al 1969 quando venne adottata una maglia completamente amaranto con un collo, di colore celeste come i polsini, assolutamente nuovo a camicia con un inserto a V nella parte anteriore, per la prima volta vengono indossati pantaloncini celesti. Questa divisa venne suggerita dal manager Tommy Docherty, la stagione successiva, con il cambio di manager, lo stile della maglia rimane invariato ma ritornano le maniche celesti ed i pantaloncini bianchi, questa maglia verrà usata fino al 1975. Nella stagione 1975/76 compare per la prima volta sulle maglia il logo dello sponsor tecnico, la britannica Umbro che mantenendo invariato il disegno della maglia propone un collo a camicia a righine celeste ed amaranto con polsi nello stesso stile. Questa è la maglia dell’ultimo successo in campionato, 1981/82, quando si chiude il rapporto di fornitura con la Umbro, ed è anche una delle ultime maglie “classiche” dei Villans. Nel 1981/82, la stagione del trionfo europeo a Rotterdam contro il Bayern, la francese Coq Sportif propone una maglia dal disegno diverso dal solito, collo a V celeste con righine amaranto, maniche celesti con righine amaranto sui polsi e fianchi della maglia di colore celeste. La stagione successiva compare sulle maglie il primo sponsor commerciale, la Davenports, fabbrica di birra di Birmingham che sponsorizzerà il club per una sola stagione. Notevole il servizio fotografico dell’epoca, con la venticinquenne maggiorata Erica Roe, divenuta famosa nel Regno Unito dopo uno spogliarello sul campo di Twickenham nel corso del test match di rugby Inghilterra-Australia del 2 gennaio 1982, in posa con la maglia del Villa insieme ai giocatori. Nelle stagioni 1983/84 e seguente la ditta francese propone una maglia completamente amaranto con collo a girocollo celeste con righine amaranto ed un importante inserto triangolare pure celeste, la maglia è completamente amaranto eccetto i fianchi celesti. Ormai sembra una gara tra i fornitori a snaturare una delle maglie più belle ed ammirate del calcio inglese, nelle stagioni 1985/86 e seguente maglia completamente amaranto con collo a V bianco e due strisce orizzontali celesti nella parte alta del petto, nella stagione seguente modello quasi uguale con le due strisce che proseguono sulle maniche. Arriva la danese Hummel che per due stagioni, 1987/88 e seguente, propone una maglia metà amaranto e metà a sottili strisce verticali celeste ed amaranto con collo a V bicolore, dopo questo scempio per la terza stagione viene adottata una maglia tradizionale. Dal 1990/91 al 1998/98 vengono adottate divise tutto sommato tradizionali ma con le maniche che diventano azzurre, eccezione per la stagioni 1993/94 e seguente quando la Asics presenta una maglia amaranto con sottili strisce verticali azzurre. Interessante la maglia 1992/93 che, per omaggiare il primo campionato della neonata Premier League, ripropone il collo a girocollo chiuso da laccetti in voga agli inizi del 900, lo sponsor tecnico, nuovamente la Umbro, vestiva anche il Napoli che usò la maglia del Villa come terza divisa, una sola volta, nella stagione successiva. Si arriva al nuovo millennio e le divise cambiano ormai ad ogni stagione, si ritorna ai colori classici amaranto e celeste ed al disegno storico, a parte un paio di stagioni tra cui la maglia a larghe strisce verticali del 1999/2000. Nel corso degli anni il Villa ha fatto tendenza e diversi club inglesi hanno deciso di vestirsi con questa maglia, i motivi sono diversi ma tra le altre indossano il claret and light blue Burnley, Crystal Palace, Scunthorpe United e West Ham United. Per gli Hammers si trattò di una scommessa vinta e non di emulazione.
La seconda maglia dell’Aston Villa è per tradizione bianca o celeste, solitamente con inserti amaranto e celeste o solamente amaranto. Nella stagione 1955/56 la seconda divisa era a strisce verticali amaranto e celesti, in questi anni è capitato che Aston Villa e Birmingham City si prestassero i rispettivi kit per usarli come divise alternative in FA Cup, secondo le regole dell’epoca quando due squadre avevano divise simili dovevano cambiare entrambe. Il Villa indossò la divisa blu del City nel febbraio del 1953 contro il Rotherham e nel 1957 contro il Burnley, in questo caso era la divisa rossa alternativa. Molto apprezzata la maglia celeste con strisce verticali sottili usata nella finale di FA Cup del 1957, vinta contro il Manchester United. Nella prima metà degli anni 70 venne sfoggiata una bella divisa composta da maglia gialla con bordi blu, pantaloncini blu e calzettoni gialli, in quel periodo questo completo era usato come divisa alternativa da molti club. Anche negli ultimi anni si è rimasti fedeli a questi colori con l’aggiunta del nero, nelle stagioni 1993/94 e seguente si è anche vista una maglia nera e verde a strisce verticali.

Nel secondo dopoguerra e fino agli anni 80, i portieri del Villa hanno sfoggiato delle bellissime maglie di colore verde brillante, molto british, per poi passare a divise di ogni colore come moda dei tempi moderni.
Il primo stemma a comparire sulle maglie dell’Aston Villa, 1878, è il leone rampante rosso della Scozia che scomparirà dopo quattro stagioni. Nella stagione 1886/87, viene cucito sulle camice lo stemma cittadino. Nella stagione 1956/57 compare, questa volta in maniera definitiva, un vero stemma sociale, si tratta del leone rampante rosso all’interno di uno scudo sotto il quale c’è il motto sociale, Prepared. Nella stagione 1969/70 il leone diventa celeste, ricamato sul petto della maglia a sovrastare le lettere AV. Nel 1973 arriva il logo forse più bello, che rimarrà in auge per ventanni, un cerchio celeste con un leone rampante amaranto racchiuso in un cerchio amaranto con la denominazione del club in lettere dorate. Nel 1992 viene proposto una scudo a strisce verticali amaranto e celesti con un leone rampante dorato e la scritta Prepared, nel 2007 lo scudo è celeste con bordo amaranto ed al centro un leone rampante dorato sulla scritta Prepared sormontato dall’acronimo AVFC ed una stella a ricorda la vittoria in Coppa Campioni, ultimo restiling all’inizio di questa stagione quando viene tolto il motto per ingrandire il leone.

Nel catalogo HW del Subbuteo l’Aston Villa compare con tre diverse numerazioni: numero 7, la divisa classica con maglia amaranto a maniche celesti con pantaloncini bianchi e calzettoni amaranto con bordo celeste; la numero 74 con il collo celeste triangolare in due versioni con maniche celesti, pantaloncini e calzettoni bianchi oppure con maglia amaranto con collo triangolare pantaloncini e calzettoni celesti; ultima la numero 333 con il vistoso collo a girocollo bicolore. Prima di chiudere giusto ricordare che l’Aston Villa è la squadra per cui tifa il Duca di Cambridge Principe William.
di Gianfranco Giordano, (thank you to https://www.kitclassics.co.uk)
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