Gateshead. Già sembra un brutto posto al solo pronunciarlo. Assomiglia al rumore di una catena che cigola, una specie di stridore sofferto, spietato. Dio non c’è, o se c’è non è a Gateshead, perché a Gateshead l’unico rosario che scorre davanti agli occhi è quello delle porte sbarrate dall’ordine di sgombero. Esercizio quotidiano in questo stramaledetto buco di culo dove la crisi non finisce mai, dove è regola, non eccezione. Gateshead, Tyne and Wear, Newcastle: una tenaglia urbana chiamata Tyneside, uno spicchio di sud del mondo in quel profondo nord inglese che un tempo si sporcava col carbone e che ora passa il tempo domandandosi se è il cielo plumbeo a specchiarsi nel fiume o viceversa. Sputate sulla coscienza, sui tribuni della coscienza, se cercate il Dottor Jekyll qui troverete solo Mister Hyde e cazzo quanto è bella quella maglia a strisce bianconere con in mezzo la stella blu della Brown Ale, o il cane se volete, perché a Newcastle quando i mariti vogliono uscire di casa la sera e farsi una bevuta con gli amici dicono alla moglie: “I’am going to take the dog for a walk” (vado a portare a spasso il cane…). Insomma è un postaccio lurido e freddo, tuttavia ci sono fondamenti sicuri: il pub, la birra, le freccette e il sussidio di disoccupazione. Il ragazzino sbilenco e ricciolino vuole giocare con quei colori, il piccolo Paul vuole giocare con le "magpies".
Ogni giorno calcia un pallone lacero contro un muro ancora più lacero dello stesso pallone al civico 29 di Pitt Street. Paul Gascoigne, secondo di quattro figli, Paul Gascoigne che quando fa sera torna a casa di corsa, sale le scale e si ritrova in un monolocale con il bagno condiviso con altre famiglie e mangia crocchette di pesce di fronte alle prepotenze di un padre violento e semialcolizzato che si appresta ad emigrare in Germania alla ricerca di un impiego. E’ dura uscire da questa bolla di assordante inedia. Ma al grande teatro serve il dramma per manipolare il destino. Paul a 10 anni assiste alla morte di un amico, un incidente, un camion di surgelati spazza via da questo mondo il coetaneo Steven Spraggon. Paul smette di piangere tra le mura di casa, sospende le sedute dagli psicologi, comincia a vincere la sua fottuta paura del buio, smette di rubare nei negozi e allenta il vizio di inserire "pound's" nelle slot machine. Ora è sicuro che il calcio gli allungherà una mano salvifica. A scuola scarabocchia autografi, “diventerò un calciatore famoso”, dichiara convinto alla professoressa. Eppure stecca i primi provini, finché, eccolo il maledetto e bellissimo Newcastle. Lo prendono ed entra in confidenza con il gestore di un pub vicino ai campi d’allenamento (guarda te alle volte la stranezza della vita…) che lo vede giocare e gli affibbia il soprannome “Gazza” per via di quella falcata vacillante, sgangherata, quasi da volatile. Capitano della squadra giovanile allenata da Colin Surgett vince una FA Youth Cup segnando un bellissimo goal contro il Watford e brinda con qualche bicchierino di troppo che accendono la prima, enorme, spia rossa sul suo personale cruscotto mentale. Si, ok, ora però spunta lui. Jimmy “ five bellies” Gardner ossia il compiuto guardiano dell’identità locale. La storia di Jimmy Cinque pance è un autentico mosaico. Un insieme di frammenti tesi a comporre il tratteggio di un’amicizia, di un disegno a base alcolica che ha i tratti di una gigantesca sbronza, di una pinta ancora da svuotare. Jimmy è il migliore amico di Gazza. Da sempre. Difficile ricostruire il percorso del personaggio. Per farlo bisogna abbandonare qualsiasi speranza di continuità narrativa e lasciarsi trasportare dallo scorrere dell’aneddoto, apprezzare la fugace briosità dell’effervescenza. In ogni momento della vita al limite di Gazza, in ogni suo segmento emerso, vi è un attimo in cui dal cono d’ombra esce Jimmy, e non potrebbe essere diversamente, poiché Jimmy non è altro che una figura evocativa che accompagna le gesta del folle; è il suo ritratto di Dorian Gray, il suo contratto faustiano con i bassifondi del delirio, l’immagine decadente di quello che sarebbe stato se, un giorno del 1967, le muse del calcio non avessero guardato un attimo in quel fumoso angolo d’Inghilterra per regalare talento dall’unione di papà John con mamma Carol. Gardner di professione è “builder”, il classico “Northern fat lad” un bestione capace di filare via tranquillo con quindici “Snakebite” a sera. Con Gazza fu amore a prima vista, avevano 14 anni i protagonisti e “ lard arse” il primo delicato epiteto. Nelle parole di Jimmy c’è sempre grande riconoscenza per l’amico talentuoso che gli ha permesso di viaggiare un po’ dovunque, nonché di diventare una modesta celebrità. A sua volta, questo ragazzone è continuamente presente nei momenti decisivi e cervellotici della vita di Paul. Fu lui, infatti, a volare insieme al padre del calciatore in Cina, quando l’ex nazionale inglese pensò bene di finire fuori strada improvvisandosi autista del bus dei Langzhou Flying Horses concludendo il suo squilibrio in hotel a bersi un goccio, o due, o tre, di vodka. Ad interrompere il delirio etilico di Gazza, rannicchiato in posizione fetale nel letto alla stregua del personaggio della metamorfosi di Kafka diventato insetto, fu proprio “ cinque pance” che, una volta in stanza, cominciò a bere “neat whiskey to cheer him up”. Il simile cura il simile, non c’è che dire.
Azione terapeutica di una legge naturale enunciata due secoli fa da Samuel Hahnemann. Nella polvere e sull’altare Jimmy Gardner lo ha marcato stretto. Molto peggio della presa bassa di Vinnie Jones. Da quando il suo amico calciatore gli fece mangiare una torta ”modificata” con la merda di gatto, a quando gli regalò un robot programmato per andare nella sua stanza e intimargli: "Make a cup of tea, fat man", a quando furono cacciati dal West Lodge Park Hotel di Londra dopo che le cinque pance di Jimmy erano state viste farsi largo in mezzo alle spaventate anatre del laghetto. Quando Gardner si muove da solo nelle acque della vita, invece, non sembra essere altrettanto efficace come quando divora ali di pollo: nel 1999 viene arrestato per possesso illegale di arma da fuoco. Una vicenda da ricondursi a un certo squallore metropolitano: qualche bicchiere oltre il consentito, un gruppo di ragazzi che lo apostrofa amabilmente ”animal bastard“, la scontata reazione, ed ecco saltar fuori la pistola. Si prenderà sei mesi di carcere per non aver sopportato gli insulti. Dopo il carcere una vicenda di debiti finita in imparruccate aule giudiziarie, misere vicende di ordinaria amministrazione.
“Dovrai aspettare mille anni per rivedere qualcosa di simile, disse Bobby Charlton all’assistente Maurice Setters”.
E’ ora di prima squadra. Nel tempio pagano del St James’s Park resterà tre stagioni guadagnandosi il titolo di giovane dell’anno nel 1988 in First Division. Lo vuole il Manchester United, Paul si promette a Alex Ferguson ma al termine di una triangolazione telefonica finirà a Londra, al Tottenham Hotspur, per la cifra record di 2,3 milioni di sterline. In ogni caso sotto la guida di Terry Venables esplode il talento di Gascoigne e altro: i tifosi l’adorano, dopo ogni rete gli lanciano bambole gonfiabili da baciare e gli cantano bonariamente “he’s fat, he’s round, he bounces on the ground” (è grasso, è rotondo, rimbalza sul prato), gli avversari lo insultano chiamandolo “porky”, gli lanciano delle barrette di “Mars”, lui scarta le confezioni e trangugia gli snack ridendo di gusto e a quel punto, finito l’avanspettacolo, arriva l’accademia: un repertorio di finte, di serpentine, calci di punizione letali e naturalmente qualche bizza come la strizzata ai testicoli dell’arbitro Jeff Courtney o provocatorie annusate di ascella. Attenzione, è ufficialmente esplosa la “Gazzamania”. Bobby Robson, tecnico dell’Inghilterra lo definisce “daft as a brush” (pazzo come una spazzola) ma è impossibile non portarlo ad Italia ’90 dove i tre leoni cedono ai tedeschi in semifinale.
Con gli Spurs vince la FA Cup contro il Nottingham Forest ma in finale s’infortuna a causa di una stupida ed evitabilissima entrata sulle gambe del terzino avversario Gary Charles. Sedici mesi di stop e tutto da rifare, legamenti del ginocchio destro compresi. Nonostante l’episodio, la Lazio pazienta e acquista Gazza nell’estate del 1991 per circa otto miliardi di lire: il 23 agosto l’aeroporto di Fiumicino è una babilonia: il “naughty boy” arriva nella Città Eterna protetto da un paio di Ray-Ban e da otto gorilla, poi sfreccia via su una Mercedes nera. Quarantasette presenze e sei gol in tre anni, il gretto bottino di Gascoigne, che a Roma si fa notare per i colpi di testa, e non parliamo soltanto di quello andato a segno sotto la Nord nello storico derby del 29 novembre 1992. Le “vacanze romane” con la Lazio del taciturno Dino Zoff e del tabagista Zdenek Zeman finiscono non prima di essersi spogliato completamente nudo su un bus in autostrada. I sanpietrini avviano ad essere estremamente sdrucciolevoli e per converso lo prendono i protestanti dei Rangers dove invece di seguire i sermoni dei pastori e darsi pace dapprima raccoglie il cartellino rosso caduto dal taschino di un direttore di gara e finge di espellerlo ma più che altro si mette a mimare il suono di un flauto orangista durante un usuale, tiratissimo, Old Firm con il Celtic rischiando di scatenare una nuova guerra civile a pochi anni di distanza dal caso Maurice Mo Johnston.
L’iconica nazionale inglese del decennio continua a coccolarlo e lui all’europeo casalingo la ripaga piroettando gli scozzesi a Wembley e dopo scivola beffardo sul prato nella scenetta della sedia del dentista ma le note indubitabili di “football coming home” non sono sufficienti e anche stavolta si arrende ai rigori alla solita Germania. Dopodiché l’oblio, lento, inesorabile, le cliniche, le terapie, uno scheletro ambulante, pigiami e vestaglie imbarazzanti, segnali di ripresa, minimi, impercettibili. Del resto non si può pretendere eccessive dosi di riflessione da uno che si è fatto bruciare il naso per scommessa. E Jimmy? L’addio, passeggero, fra i due resta tragicomico. Gazza è serrato al Marriot Hotel di Gateshead (la solita regressione materna) e Jimmy corre da lui per portagli delle sigarette, sulla strada, prima di arrivare, decide di fare una sorpresa all’amico in crisi: compra un pollo (potenza terapeutica delle pietanze, altro che ansiolitici). La visita però non risultò felicissima, il lauto pasto non era la medicina giusta che Paul cercava per lenire le ferite, Jimmy non seppe, o forse non volle, gestire la situazione e andò via, lasciando Gazza solo con il minibar vuoto, con il letto della stanza disfatto a fargli da triste specchio dell’anima. Per fortuna i protagonisti di questa storia in fondo sono come Newcastle e Gateshead, inseparabili destini uniti dal disegno urbanistico della vita, yin e yang del talento, tanto quello sprecato che quello mai avuto e quindi destinati a riconciliarsi in eterno per continuare a legittimarsi l’un l’altro. Le ultime notizie ci riportano un Jimmy Gardner convertito sulla via del salutismo supportato nella faticosa sfida alla bilancia dal recupero del suo amico, dalla sua nuova vita. I giorni di Paul Gascoigne pare comincino la mattina presto quando si presenta in una palestra davanti alla spiaggia ghiaiosa di Folkestone (dove ormai vive) e si mette a fare esercizi: addominali, piegamenti e qualche corsetta a cui aggiunge una partitella di calcetto ogni venerdì con una squadra di Bournemouth, qualche puntatina sul campo di golf e occasionali battute di pesca. Dicono non tocchi più un bicchiere e non assuma più droga. “Non so se berrò ancora, –dice Gazza – ma so che non ho bevuto ieri e che non ho bevuto oggi e, toccando ferro, che non berrò neanche domani”. Sembra strano pensare che gli Snakebite e le English breakfast siano uscite dalla vita del nostro “Geordie”. E infatti in un anonimo lunedì del 2012 viene fermato con l’accusa di molestie sessuali su un treno in partenza da York dove una donna ha raccontato di essere stata toccata in maniera inappropriata dall’ex calciatore. Dopo alcune ore di fermo presso la stazione di Durham Gascoigne è stato rilasciato dalla polizia che però ha continuato le indagini fino a una mezza assoluzione previa contante. Le cose sono cambiate? Si, quando non torna ad annegare nel gin. Paradossalmente solo con Jimmy potrebbe farcela, l’uno di fronte all’altro, come Gateshead e Newcastle. Paul “Gazza” Gascoigne e Jimmy “five bellies” Gardner, i figli venuti alla luce dalle acque del Tyne. Riflesso melmoso delle reciproche desolazioni.
di Simone Galeotti, https://lettereinchiaroscuro.blogspot.com
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