Amo il football vecchio stile. Se è football britannico meglio ancora. Mi affascinano i vecchi stadi, dove si respira l’odore dell’erba e l’umidità dell’inverno ti entra nelle ossa come il caldo che ti soffoca in estate. Stravedo per le maglie di passata concezione, semplici e caratterizzanti della storia del club. Una semplice divisa bianca è molto più romantica di una che sia super tecnica e scarabocchiata. Sono nostalgico di quel modo di vivere il calcio senza i miliardi delle tv o con proprietà senza faccia che si nascondono dietro fondi sovrani o nei meandri di misteriose società finanziarie. Quel calcio con esultanze istintive, vere. Non con scenette preconfezionate, senza balletti, senza coreografie. Il calcio delle partite che si giocavano tutte lo stesso giorno. Ma capisco che quel tempo è preistoria. Capisco che quello che mi fece innamorare non esiste più e allora non mi rimane che ancorarmi ai ricordi e rispolverare qualche giocatore che mi apra una porta spazio-temporale che possa riportarmi a quegli anni crudi, duri ma terribilmente romantici.
Benvenuti negli anni Settanta o forse anche Ottanta. Il calcio inglese era lotta e machismo e le squadre sacre erano il Leeds United, il Liverpool, il Derby County. Erano gli anni dei calciatori baffuti, del capello lungo, dei calzettoni tirati giù. Dei campi fangosi e degli spalti troppo affollati. In questo contesto, alla metà degli anni Settanta, comincia a ritagliarsi un posto nella Hall of fame del football d’oltre manica un certo Francis Anthony Stapleton. Irlandese, orgoglioso, nato a Dublino il 10 luglio del 1956. Come il suo segno zodiacale lo contraddistingue, Frank era cupo, polemico, musone e spesso scontroso con i compagni, gli allenatori e i dirigenti. Un po' grezzo ma con una speciale forza d’animo e un talento sopraffino. Attaccante. Striker. Uno dal tackle duro. Grandissima abilità nel colpire di testa il pallone.
Un uomo, così raccontavano - che faceva l’unico sorriso della sua giornata alla mattina davanti allo specchio appena alzato così da togliersi il pensiero per tutto il resto del giorno –
Stapleton era un ragazzo ostinato, coriaceo, uno che voleva arrivare a tutti i costi dove poi effettivamente è arrivato. L’inizio della sua storia è emblematico. Si racconta che un osservatore irlandese dell’Arsenal segnalò quattro ragazzi appena adolescenti presentandoli come futuri campioni. Liam Brady e David O’Leary lo diventarono davvero. Il terzo opterà per il rugby e il quarto poco prima ebbe un brutto infortunio. È qui che si inserisce il fato, che spesso ha un ruolo fondamentale, così quell’osservatore irlandese si ricorda di un altro ragazzo con i capelli lunghi. Gli rimane impresso il talento nel gioco aereo, il coraggio e la determinazione. Ma i piedi non esattamente raffinati. Il piccolo Franky quando arriva all’Arsenal ad Highbury mette in atto tutta la sua volontà per arrivare al traguardo. Si allena. Troppo. È la sua unica preoccupazione. Lavora duro. Tiri in porta, controllo di palla, palleggi e tanto, tanto “muretto”. Questa straordinaria costanza lo porterà in pochi anni a diventare il numero “nove” dei Gunners. Da non credere! Come in una favola fa il suo esordio contro lo Stoke City. Bastano pochi matches a far capire alla North Bank che questo ragazzo entrerà nella storia dell’Arsenal. Fece prima da spalla a Malcolm MacDonald per poi diventare il vero diamante dell’attacco. Il “re di coppa”.
I due attaccanti trovarono un collante eccezionale, un’intesa superlativa e diventeranno irresistibili realizzando 46 gol nella stagione 1976/77. Nelle successive stagioni Stapleton confermò i suoi progressi attestandosi gradualmente come uno dei migliori realizzatori dei Gunners. Dal 1978 al 1980 sempre con l'Arsenal fu protagonista di tre FA Cup consecutive. In quella del 1979 contro il Manchester United, Stapleton segnò il secondo gol contribuendo alla vittoria per 3-2 avvenuta negli ultimi istanti dell'incontro. Poi, come tutte le belle favole la fine arriva e non è sempre dolce. Anzi diciamolo pure, fu una fine amara, soprattutto per i tifosi che lo videro passare ai rivali del Manchester United. Lascia Highbury dopo aver segnato 108 gol in 300 apparizioni.
Il passaggio ai Red Devils fruttò ai gunners 900.000 sterline e sotto la guida di Ron Atkinson, Stapleton continuò a vincere trofei conquistando ancora due FA Cup nel 1983 e nel 1985. Ma la vittoria in campionato non arriverà mai. La sfiorò soltanto nella stagione 1985/86, quando i Red Devils vinsero le prime dieci partite per poi e finire al quarto posto. Con l’avvento di Sir Alex Ferguson, Lo stellone di Frank Stapleton comincia a sbiadirsi a favore di un altro grande attaccante, scozzese stavolta, Brian McClair. Questo è il punto che segna il declino della sua carriera. Lascia lo United con 78 gol in 286 partite e si trasferisce all’Ajax dove non incide minimamente. Viene ceduto all’Anderlecht dove non giocò nemmeno una partita. Nel corso della sua carriera Stapleton è stato convocato 71 volte per la Repubblica d'Irlanda, andando a segno in 20 occasioni un record che durò fino a quando non fu superato da Niall Quinn. Di Stapleton ci rimangono in eredità i suoi gol, le sue capocciate memorabili ad anticipare gli avversari in quelle aree di rigore intasate e frequentate da gente poco raccomandabile. Ci rimangono i tap-in sotto porta in scivolata o le cavalcate palla al piede verso la porta per poi scaricare la palla in rete sotto la traversa. L’aggressività nel puntare l’aerea, gli anticipi vincenti sul primo palo. Roba forte. Roba che non se ne vede più. Frank Stapleton, signori. The grumpy player. Buona visione…
https://www.youtube.com/watch?v=DjFcwJrh25whttps://www.youtube.com/watch?v=wc-58_zto2k
di Alessandro Nobili
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