11 novembre 2024

“Una sbronza, una scazzottata, una partita: THIS IS MILLWALL”.






















Il titolo è una famosa citazione di un noto hooligans del panorama delle “firm” inglesi. 
Il suo nome è Harry the Dog ed è stato uno dei leader della F-troop: la firm del Millwall che in seguito darà vita alla più nota “Millwall Bushwackers”
In quella semplice frase c'è davvero racchiusa la quinta essenza del Millwall, ossia il suo essere stata sempre catalogata come la squadra degli ultimi, di coloro che durante la settimana lavorano nei cantieri del Tamigi o in qualche altra area portuale.
Il Millwall è la loro squadra e guai a chi gliela tocca. Se si riflette per un istante il Millwall è davvero il modello per eccellenza del motto “support your local team” perchè è raro trovare una squadra che sia così legata al quartiere d'appartenenza.
Tanta gente penserà che i suoi tifosi sono, ormai, “standardizzati” come il resto dei tifosi del Regno Unito, le cose non stanno realmente così se solo si pensa alla parola d'ordine dei supporters del Millwall: “intimidating”. Certamente lo stadio “The Den” non è un posto molto visitato dai turisti per ovvie ragioni. 
“No likes us, we don't care” (non piacciamo a nessuno e non ci interessa) questo è uno dei cori più cantanti dai tifosi del Millwall ed il concetto è quello di fregarsene degli altri che li considerano razzisti, omofobi, violenti e chissà cos'altro. Ormai dai tabloid inglesi e non solo vengono considerati solamente come “cattivi”.
La squadra venne fondata dai lavoratori della J.T. Morgan nel 1885, giocando le prime partite contro squadre dell’est di Londra, cosa che l’anno successivo,1886, divenne ufficiale con la creazione dell’East End Football Association, a cui venne associata una Senior Cup, competizione che il Millwall vinse per tre volte consecutive divenendo così proprietaria del trofeo. Trionfò anche nelle prime due edizioni della neonata Southern League e successivamente vinsero anche, sempre per due volte, la Western League. Southern League e Western League esistono tutt’ora, sono il settimo/ottavo e nono/decimo livello del calcio inglese e per sua fortuna il Millwall non ha più avuto niente a che fare con queste leghe. Fu un inizio piuttosto vincente per la squadra dei lavoratori della J.T. Morton, periodo di successi che rimarrà un caso isolato nella loro storia.
Dal 1885 al 1910 il Millwall usufruì di quattro terreni di gioco, tutti posizionati nella Isle of Dogs. Il primo impianto, usato dal 1885 al 1886, era situato in Glengall Road; il secondo in East Ferry Road, dove accorrevano migliaia di persone a vedere la squadra e che venne usato dal 1886 al 1890; il terzo campo da gioco, l’Athletic Ground, ospitò la squadra dal 1891 al 1901, quando questa si trasferì a North Greenwich, dove rimase fino al 1910. Successivamente venne trovato dello spazio dove costruire, sulla sponda ad est del Tamigi e, dopo lavori costati 10.000 sterline, il 22 Ottobre 1910 il Millwall aveva la sua nuova casa, The Den, che inaugurò contro il Brighton (perdendo 1-0).
Niente applausi agli avversari, al The Den poteva esistere solo il Millwall “roar”, il ruggito dei leoni, l’assordante tifo verso la squadra di casa, le proteste verso l’arbitro, i vocaboli non proprio da gentiluomini di Westminster, e che l’avversario si fotta; il segno distintivo di questa squadra e questa gente è racchiuso nel motto “we fear no foe” che comparve nelle prime due edizioni del “club handbook” (il libro della squadra che ogni stagione viene pubblicato e che racchiude un po’ tutto quello che riguarda il club), una frase che divenne ben presto un ideale di vita e che ispirerà una delle più temibili firm del tifo inglese. Il leone, il cui primo, d’ottone, venne presentato dal club proprio nella cerimonia d’apertura (con tanto di iscrizione “non volgeremo mai la schiena al nemico”), era dunque il simbolo perfetto per il Millwall. Al The Den iniziarono a venire malvolentieri tifosi e giocatori avversari, tanto che il Millwall detiene il primato di intimidazione in quattro divisioni differenti.

























L’attaccamento viscerale dei tifosi alla squadra è inversamente proporzionale ai successi della stessa, visto che, dalle parti di New Cross (il quartiere che ospitava The Den), non si è mai vinto nulla. Un piccolo e felice intermezzo in tutto ciò è stato il 2004, quando il Millwall ha raggiunto la finale di FA Cup persa per 3-0 contro il Manchester United, ma che è valsa l’accesso in Europa nella stagione successiva, una breve esperienza (fuori al primo turno contro il Ferencváros) ma che ha rappresentato un’assoluta novità per gli uomini allora guidati da Dennis Wise.
Doveroso introdurre l’argomento tifosi, il vero segno distintivo del Millwall. Se si passa dalle parti di New Cross si nota fin da subito quale ambiente gira intorno lo stadio dei Lions. Infatti si individuano chiaramente i classici hooligans inglesi: facce brutte, teste ovviamente rasate. Sembrerà strano, ma se ne contano a decine (se non di più), e la stazza fisica è quella tipica del massiccio bulldog inglese. Sarà la razza britannica, sarà la roba che mangiano però sta di fatto che sono grossi al di fuori della norma. Quello che non stupisce invece è il classico stile di abbigliamento "casual", tipico del tifoso inglese dagli anni '80 a questa parte: tutti o quasi, portano berretti da baseball (stile Acquascutum o Burberry), giacche Stone Island per lo più, jeans e scarpe da tennis bianche. Vi sono, anche, parecchi skinheads in tenuta classica: anfibi doc Martens, jeans con risvolto, camicia a quadri Ben Sherman, giubbetto e testa rasata.
L’ambiente intorno al The Den favoriva il fenomeno hooligans: una serie di stradine e ponti che sembravano disegnati apposta per agguati e risse, Cold Blow Lane, una via che provocava un brivido freddo a chiunque non fosse di South Bermondsey e dintorni e anche solo sentisse questo nome. Ai primi del novecento risale anche la rivalità con il West Ham, altra squadra di lavoratori e portuali che darà vita con il Millwall al derby più sentito e pericoloso d’Inghilterra.

I fatti di Luton del 1985 rimangono impressi nella storia del fenomeno hooligans, ma come detto, mentre altrove la violenza è stata estirpata quasi completamente, New Den rimane un caso piuttosto a se stante. I disordini che seguirono una gara di playoff persa contro il Birmingham City nel 2002 vennero descritti come uno dei peggiori episodi di violenza recente dalla BBC, e una gara di FA Cup del Gennaio del 2009 in casa dell’Hull City degenerò nel lancio di oggetti e seggiolini in campo.
Dall'articolo si capisce, con certezza, che il Millwall è più di una semplice squadra di calcio. Forse una sorta di stile di vita sopra le righe dove, come contorno, vi è un ambiente ostile e molto rude che fa si che, una partita di calcio, si trasformi in una perfetta intimidazione nei confronti dei malcapitati avversari. Una cosa è certa, nella parte meridionale di Londra, più precisamente a Bermondsey non scherzano.
di Damiano Francesconi

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