Dicembre 1962. Una sera, David Layne, prolifico attaccante in forza allo Sheffield Wednesday, decise di andare a vedere la sua vecchia squadra, il Mansfield Town, giocare contro il West Ham. Allo stadio incontrò un altro calciatore, e suo vecchio compagno di squadra allo Swindon, Jimmy Gauld. Gauld era un personaggio discusso, in un brutto giro, si mormorava che cercasse di accomodare le partite. Quella sera, era alla ricerca di un’altra gara da aggiustare: raccontò a Layne che tra i giocatori, soprattutto delle serie inferiori, era normale scommettere e che si potevano fare soldi in tutta tranquillitá. Parlando, gli chiese quali fossero le prossime partite dello Wednesday.
Quando le due squadre si affrontarono i padroni di casa si imposero effettivamente per 2-0.
In una intervista del 2006, uno dei tre giocatori dello Sheffield coinvolti, Peter Swan, raccontò: “Perdemmo sul campo, niente da dire ma ovviamente ancora oggi mi chiedo che cosa avrei fatto se avessimo segnato o fossimo stati in vantaggio verso la fine. Fu una scommessa da 50 sterline, la quota era 2-1, ne incassai 100, ridicolo no? Ma anche oggi non credo che nessuno lo faccia. Volendo ammettere l’onestá di tutti, la tentazione è troppo grande. Come sono sicuro che all’epoca, oltre a tanti altri giocatori ci fossero anche arbitri corrotti. Ma presero noi e ci usarono come capro espiatorio, dovettero dare l’esempio. Mi domando ancora perchè lo facemmo”
Due anni dopo quella gara, nel 1964, Gauld non solo dimostrò di essere un criminale ma anche un grande figlio di puttana. Decise di battere ancora cassa e di vendere la storia al tabloid “Sunday People” usando dei nastri che aveva registrato di nascosto quando a colloquio con i giocatori che poi aveva corrotto. La sua esclusiva gli valse 7mila sterline. Durante il processo nel 1965 Swan fu l’unico dei tre giocatori ad essere chiamato sul banco dei testimoni. “Mi fecero a pezzi – ricordò sempre nella stessa intervista – e manovrarono gli avvenimenti. Ma fummo dei pazzi. Mi fu proibito di andare a qualsiasi partita di calcio, all’inizio fui squalificato a vita anche dal giocarlo. Cercai di tenermi in forma con una squadra di un pub vicino casa ma multarono anche quella quando lo scoprirono. Non potevo neanche entrare al campo dove giocava mio figlio. Mi avevano tagliato le gambe, pensavo a quello che avrei potuto ottenere con la mia carriera e mi veniva voglia di tagliarmi le vene. Avevo buttato via tutto, dall’essere uno dei professionisti più ammirati anche da Alf Ramsey all’essere scansato da tutti. Quattro mesi in prigione, con un secchio per i bisogni in un angolo. Tempo per pensare alla mia stupidità ne ho avuto. Ma la cosa peggiore era quando mia madre mi chiamava e mi diceva che i miei fratelli avevano fatto a pugni per colpa mia o che i miei figli venivano insultati a scuola.”
In UK ancora si parla dello scandalo del 1964. In Italia dal 1964 non voglio neanche pensare quante partite sono state vendute in ogni angolo del paese e in ogni serie professionistica. La differenza per me non sono i calciatori, forse tutti sono tentati, soprattutto a fine stagione in partite in cui non c’è molto in palio, ma la reazione della gente. A parte la galera vera, la conseguenza più seria è il marchio a fuoco che ti fai sull’onore. Il disprezzo della gente, dei tifosi, di coloro che pagano per venirti a vedere giocare, che sognano da bambini una carriera che tu hai avuto la fortuna di fare mentre magari loro svolgono lavori ingrati e guadagnano due lire. I giocatori coinvolti nel 1964 non ricevettero richieste di partecipazione a programmi televisivi, visite in carcere delle autorità, articoli di una stampa amica che sa, che prima o poi, lo sporco tornerà pulito. E qui parliamo di una scommessa, su una partita, di 50 o 100 sterline, ma non ebbero per anni neanche la possibilità di avvicinarsi ad uno stadio.
Da noi si danno anni di inibizione ad un tifoso con un fumogeno, mentre chi ruba l’anima a questo gioco becca uno schiaffetto sulle mani e la raccomandazione di non farlo più. Questa è la differenza di base, altro che modelli.
di Stefano Faccendini, il suo blog http://quandogliscarpinieranoneri.wordpress.com

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