14 maggio 2025

GIORGIO CHINAGLIA. Lo Swansea e Wembley

Tanti appassionati di calcio conoscono o hanno sentito nominare Giorgio Chinaglia, indimenticato condottiero della Lazio tricolore del 1974. Molti altri ne avranno sentito parlare a metà degli anni 80, quando divenne presidente del club biancoceleste di Roma e soprattutto quando nel tentativo di acquistare di nuovo la Lazio dall’attuale presidente Lotito è finito nel mirino dei magistrati per presunti affari legati alla camorra. 


Noi in questo articolo racconteremo il Chinaglia delle origini, quelle che in pochi conoscono. Voi ci chiederete cosa c’entri Long John con il calcio anglosassone. Leggete il nostro racconto e lo scoprirete. Agli inizi degli anni 50 il padre di Giorgio Chinaglia, Mario, emigrò in Galles, precisamente a Cardiff, per cercare un lavoro che potesse migliorare le condizioni economiche della sua famiglia in quel di Carrara. Giorgio, tre anni dopo la partenza del padre, all’età di 8 anni, raggiunse i genitori a Cardiff. Gli ci vollero due giorni per arrivare in Galles: da Carrara a Genova, poi a Milano, Calais, Folkestone, Londra e alla fine Cardiff. 
All’età di 11 anni Giorgio si sentiva più gallese che italiano e due anni più tardi, nel 1961, dopo il match tra Inghilterra ed Italia vinto dagli inglesi 3 a 2 all’Olimpico di Roma con rete decisiva del mitico Jimmy Greaves confessò al padre che aveva tifato per la nazionale di Sua Maestà. Mario Chinaglia, ferito nel suo orgoglio di italiano emigrante, per poco non linciò suo figlio, che si rinchiuse in bagno per diverse ore, fino a quando la furia del padre non si placò. In pochi anni Mario Chinaglia, uomo di sani principi e attaccatissimo al suo paese d’origine, divenne, da operaio in un’acciaieria a proprietario di un ristorante. Giorgio in quegli anni frequentava la Lady Mary’s Grammar School di Cardiff

Come molti sanno lo sport nelle scuole anglosassoni è molto considerato e di conseguenza praticato. Giorgio giocava a rugby ma nelle sue vene scorreva il sacro fuoco del calcio. Si trovò di fronte ad una scelta difficile per un ragazzino, seppur sveglio, di 12 anni: o il rugby o il football, oltretutto l’allenatore di rugby della scuola era un tipo tosto, di poche parole, che voleva che il futuro attaccante della Lazio preferisse la palla ovale. Giorgio però era un ribelle e seguì il suo istinto, scegliendo il calcio. I goals gli riuscivano facili già all’epoca sia quando giocava nella Lady Mary’s sia nella Cardiff School, che a volte giocava nello stadio
Ninian Park. Proprio dopo una partita giocata nella casa del Cardiff, in cui fece faville, venne notato da un osservatore del più famoso club gallese, che invitò Giorgio ad effettuare un provino. Alla fine, non se ne fece nulla e Chinaglia accettò le offerte di un'altra persona che aveva assistito a quella partita, un certo Walter Robbins che era l’allenatore dello Swansea Town Club ( che attualmente si chiama Swansea City). 
Dopo il periodo di apprendistato dove Giorgio puliva anche le tribune dello stadio, Chinaglia ebbe un primo anonimo esordio nella serie B della lega calcistica inglese a 15 anni, in un match di Football League contro il Rotherham. Circa un anno dopo venne impiegato nella sua prima partita di campionato, contro il Portsmouth. Il capitano e terzino dei Pompey era il veterano Jimmy Dickinson, che in gioventù era stato uno dei migliori centrocampisti di tutta l’Inghilterra e quel giorno fu messo alle costole del giovane Chinaglia. Nonostante avesse la metà degli anni di Dickinson Giorgio non strusciò un pallone. Non molti sanno che all’epoca l’idolo indiscusso di Chinaglia, così come di tanti ragazzini degli anni 60, era il grande Bobby Charlton. Giorgio voleva diventare come lui e quel giorno, impotente di fronte all’esperienza di Dickinson, la sua corsa subì una brusca frenata. Dopo 6 presenze in prima squadra nella stagione 64/65 l’allora presidente dello Swansea Town, Glen Davis, svincolò il diciannovenne attaccante italiano e quando alcuni addetti ai lavori chiesero a Davis perché lasciasse andare un giovane centravanti che segnava molti goal (seppur nella squadra riserve) senza cercare di venderlo a qualche altro club lui seccato rispose: <<Perché non sarà mai un professionista>>.

L’anno successivo al “licenziamento” dallo Swansea, Chinaglia grazie anche all’intervento del padre Mario, ottenne un ingaggio alla Massese, serie C1 italiana. La gente di Massa ricorda ancora l’arrivo di Giorgio nella cittadina toscana: sembrava tutto meno che un italiano, aveva assorbito totalmente la cultura giovanile inglese e il suo modo di vestire con giacche di velluto, pantaloni a tubo attillati e capelli lunghi alla Beatles provocò non pochi commenti tra la gente di Massa. Nel frattempo il Cardiff City si era nuovamente interessato a lui ma ormai era iniziata la sua carriera italiana, che passò per l’Internapoli sempre in C fino a sfociare nella Lazio del calcio totale di Maestrelli che portò a Roma, sponda laziale, il primo storico scudetto.
Chinaglia, nella sua decennale carriera italiana, incrociò pochissime volte i club d’oltremanica, ma in quel suo memorabile 1973 (che poi è l’anno di nascita del sottoscritto) Long John ebbe modo di farsi perdonare una volta per tutte da suo padre Mario risultando decisivo nella storica Inghilterra – Italia 0 a 1 del 14 novembre del 1973. 
Quella sera gli azzurri riuscirono a sconfiggere per la prima volta a Wembley la nazionale inglese allenata all’epoca da Sir Alfred Ramsey, lo stesso che 6 anni prima aveva portato i leoni d’Inghilterra al titolo mondiale. Quella sera Chinaglia, con una devastante azione sulla destra conclusa con un tiro non trattenuto da Peter Shilton, propiziò il famoso goal di Capello a 4 minuti dal termine che fece impazzire di gioia tutti gli emigranti italiani a Londra.
Quella sera di novembre l’Inghilterra perse la sua imbattibilità e fu soprattutto merito dello Swansea Town...
di Christian Cesarini, da "UK Football please"

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