Con il termine “decade” si sottintende una serie di avvenimenti accaduti in un contesto cronologico di dieci anni. Questo sostantivo femminile, solitamente, racchiude fatti, eventi, accadimenti od azioni che hanno avuto luogo in un periodo che va dal – al ma che, come già espresso, sono racchiusi nell'arco temporale di dieci anni. A prescindere se questi siano stati belli oppure brutti, tristi o meno tristi.
Nella storia del calcio, molto spesso, vi sono state circostanze sportive che si sono racchiuse all'interno di un decennio. Possono aver portato gioie, dolori, felicità o malumori ma comunque sia sono state degne di nota e degne di essere raccontante alle generazioni future di appassionati.
Oggi prenderemo un aereo immaginario e voleremo verso la Scozia. Più precisamente andremo nel nord est della Scozia proprio in direzione del Mar del Nord. Siamo in quella che viene chiamata la “Città d'Argento” o “Città di Granito” ed è considerata la terza città più popolosa della Scozia. Siamo atterrati ad Aberdeen.
Negli anni '70 Aberdeen fu considerata la città perfetta dove vivere in quanto, nelle acque limitrofe alla città, vennero rinvenuti grossi giacimenti petroliferi i quali portarono la città a guadagnarsi la nomea di “Capitale europea del petrolio” e “Capitale europea dell'energia”. Tutta la popolazione visse un periodo di straordinario splendore tra gli anni 70 e gli anni 80. Quel periodo fu considerato la “belle époque” per la cittadinanza di Aberdeen.
Tutti i cittadini vivevano di lavoro durante la settimana ed il week end, come da prassi, era il calcio ad essere il centro dei pensieri di tutti gli abitanti. La squadra locale è l'Aberdeen Fc conosciuti anche come Dons. La squadra può vantare il fatto di essere, ad oggi, la terza forza storica del calcio scozzese dopo le due, più note, compagini di Glasgow. Rangers e Celtic.
Il massimo picco a livello di conquiste di trofei, i Dons, lo devono proprio a quegli anni 80 i quali videro il club divenire un vera e propria potenza, non solo in Scozia.
La decade sta proprio a racchiudere quei dieci anni vissuti ai massimi livelli, da parte del club, sia nel contesto nazionale che nel contesto europeo.
Negli anni 70, l'Aberdeen, aveva già intrapreso un percorso di crescita arrivando ad essere la temibile outsider nella perenne lotta tra Celtic e Rangers. Diversi furono gli allenatori che si alternarono sulla panchina dei Dons. Da Eddie Turnbull a Jimmy Bonthrone , da Ally MacLeod fino a Billy McNeil. Sotto la guida di Turnbull e di MacLeod vennero alzati gli unici due trofei degli anni 70 ossia la Coppa di Scozia nel 1969-70 ed una Coppa di Lega scozzese nel 1976-77.
Nonostante questi due trofei alzati al cielo, dalle parti del Pittodrie Stadium, casa dell'Aberdeen, si avvertiva la necessità di provare ad alzare quell'asticella cercando di provare a vincere un campionato che mancava dalla stagione 1954-55. La svolta storica avverrà nel 1978 con l'approdo del giovane allenatore scozzese di nome Alex Ferguson. Non ho voluto enfatizzare il suo nome in quanto, all'epoca, non era il “Sir” Alex Ferguson che noi tutti abbiamo ammirato sulla panchina del Manchester United per oltre vent'anni. All'epoca era un allenatore qualsiasi che venne esonerato dal modesto club St. Mirren per poi, appunto, essere ingaggiato dai Dons.
Nella stagione 1979-80 la società vantava nomi di lustro quali Gordon Strachan, Jim Leighton, Willie Miller e Alex McLeish. Questi nomi si amalgamarono alla perfezione con l'idea di calcio di Ferguson. L'Aberdeen divenne una perfetta macchina da goal ed una squadra ben oliata nei meccanismi di gioco arrivando, a fine stagione, a vincere il campionato di Scozia, dopo venticinque anni. Quel campionato sarà ricordato anche per la tensione con la quale venne vinto in quanto, quella stagione, l'Aberdeen vinse con un solo punto di distacco dalla seconda in classifica: il Celtic.
Tutta la Scozia innalzò l'Aberdeen come orgoglio del paese e Ferguson venne considerato uno straordinario allenatore del panorama calcistico britannico. Nelle strade della città vi furono innumerevoli festeggiamenti per il trofeo tanto ambito.
La stagione successiva l'Aberdeen si piazzò in seconda posizione dietro al Celtic ma, comunque sia, confermò il suo status di “outsider” e disturbatrice della questione legata all'Old Firm. La squadra e l'allenatore erano sempre più un'unica cosa e tutti se ne accorgevano. I tifosi, i giocatori, la dirigenza e tutto lo staff. C'era la voglia di andare sempre oltre.
Nella stagione 1981-82 l'Aberdeen conquistò un altro trofeo. Questa volta si trattò della Coppa di Scozia in cui la finale venne giocata, come da tipica tradizione, ad Hampden Park e dinnanzi ai Dons vi erano i Rangers. I Gers passarono in vantaggio al 15esimo minuto per poi essere ripresi da una rete di McLeish per l'Aberdeen al 32esimo. Nell'extra time, però, uscì fuori chi, tra i due schieramenti, aveva più voglia di vincere e questi erano proprio i Dons i quali si imposero, alla fine del match, per 4-1 ai danni dei Blu di Glasgow. Quel giorno andarono a segno anche McGhee, Strachan e Cooper.
Ovunque andasse, l'Aberdeen, era ormai considerato un “giant” che doveva essere battuto ma quelli, come detto, erano gli anni d'oro e la cosiddetta decade vincente per i Reds quindi, l'impresa di rendere la vita difficile alla squadra di Ferguson, era davvero ardua come cosa.
La vera consacrazione arrivò la stagione successiva. La stagione 1982-83 è considerata, probabilmente, la più bella ed indimenticabile per ogni tifoso dell'Aberdeen. Quell'edizione del campionato venne vinto dal Dundee United (altra straordinaria sorpresa degli anni 80 scozzesi) ma, i Dons, fecero parlare ancora di loro e, questa volta, non solo in Scozia. In territorio nazionale venne sollevata un'altra Coppa di Scozia sempre ai danni dei Rangers. La vera impresa, però fu quella avvenuta in Europa nella Coppa delle Coppe.
Dopo una straordinaria cavalcata che vide l'Aberdeen far fuori club quali Sion, Dinamo Tirana, Lech Poznan, Bayern Monaco ed i belgi del Waterschei Thor si arrivò alla finale di Coppa delle Coppe contro il Real Madrid. L'incontro venne disputato all'Ullevi Stadion di Göteborg in Svezia. I Dons passarono subito in vantaggio al settimo minuto con il sigillo di Eric Black per poi essere ripresi dalla rete dal dischetto di Juanito per il Blancos, Si arrivò, quindi, ai tempi supplementari e la rete di Hewitt, al minuto 112, permise la prima grande impresa storica dell'Aberdeen. I Dons vinsero la Coppa delle Coppe del 1982-83.
Ora, anche in Europa, si parlava dei “rossi di Aberdeen” e Miller, Strachan, Weir, McGhee erano alcuni tra i calciatori più chiacchierati del panorama britannico. Non solo loro ma anche Ferguson stava arrivando alla ribalta ormai e, anche in Europa, di lui si era iniziato a parlare.
Se qualcuno pensava che i Dons fossero appagati non aveva che da ricredersi in quanto nel dicembre del 1983 venne giocata la partita di ritorno di Supercoppa europea tra Aberdeen ed Amburgo. All'andata, in Germania, il risultato rimase ancorato sullo 0-0 ma il ritorno, giocato al Pittodrie Stadium, vide la formazione di Ferguson vincere per 2-0 grazie alle reti di Simpson e di McGhee. Fu delirio. L'Aberdeen era sul tetto d'Europa.
Quella vittoria consolidò i Dons come immagine di Scozia in Europa e fu un vero e proprio vanto per la città essere considerati l'élite scozzese in giro per il vecchio continente.
Nelle coppe nazionali, l'Aberdeen, continuò a dire la sua in quanto, nell'edizione 1983-84 di Coppa di Scozia, venne aggiunto un altro trofeo in bacheca. Questa volta la vittoria, in finale, fu ai danni del Celtic con il risultato di 2-1. Nelle coppe nazionali l'Aberdeen dominava, in Europa il suo nome venne inciso nella storia ora, però, bisognava riportare la Premier Division nel nord est di Scozia. Proprio l'edizione del 1983-84 fu quella in cui i Dons tornarono a dire la loro anche in campionato alzando al cielo il loro terzo scudetto. Un'altra impresa venne compiuta: Supercoppa europea, campionato e Coppa di Scozia.
Con l'iniziare della stagione 1984-85 tutte le avversarie si domandavano se esistesse un modo per fermare l'inarrestabile avanzata dei Dons i quali, dovunque andavano, raramente perdevano. Arrivarono, con due giornate d'anticipo, a vincere anche quel campionato con un distacco di quattro punti nei confronti del Celtic.
Nella stagione 1985-86 l'allenatore Alex Ferguson si prese carico di un'ulteriore responsabilità. La Scottish Football Assosation diede l'incarico di guidare anche la nazionale scozzese dal 16 ottobre 1985 al 13 giugno 1986. Partecipò quindi ai Mondiali 1986 ereditando il ruolo di CT scozzese da Jock Stein. La Scozia venne eliminata al primo turno. Tornando, però, all'Aberdeen in quella stagione verrà centrato un altro double. Nella stagione 1985-86 i Dons vinsero la Coppa di Scozia e la Coppa di Lega. La prima venne vinta per 3-0 contro gli Hearts, mentre la seconda fu vinta sempre con lo stesso risultato e sempre contro una squadra di Edimburgo: Hibernian Edinburgh.
L'Aberdeen, ormai, era divenuta una realtà più che nota del calcio scozzese, britannico ed europeo. Diversi club avevano adocchiato molti calciatori di spessore ma la cessione più dolorosa fu quella che avvenne il 6 novembre 1986. Quel giorno l'allenatore e beniamino del popolo di Aberdeen salutò, per sempre, i Dons. Dopo otto anni sulla panchina di Pittodrie, alla guida dei Reds, Alex Ferguson andò nella vicina Inghilterra ad allenare il Manchester United e lì diverrà la leggenda mondiale del calcio per quanto concernono trofei, traguardi e successi.
Nel frattempo al suo posto arrivò Ian Porterfield il quale però deluse le aspettative e l'Aberdeen iniziò ad avere un evidente calo a livello di successi. Per ben tre stagioni rimase a secco di trofei dalle parti del Pittodrie.
L'Aberdeen, però, era sempre un club degno di nota in Scozia ed anche se per tre stagioni non venne alzato alcun trofeo, i suoi piazzamenti in campionato erano sempre tra la seconda e la quarta posizione. Con l'addio di Ferguson qualcosa si era inclinato ma, come detto, rimaneva sempre un club di rilievo nel paese delle Highlands.
Nel 1989-90 i Dons erano guidati da Alex Smith e chiusero questa decade nella maniera in cui iniziò, ossia con il sollevamento di due trofei. Quell'anno vinceranno la Coppa di Scozia, battendo in finale, ai rigori, il Celtic e la Coppa di Lega ai danni dei Rangers.
Bene, ora possiamo riprendere quell'ipotetico aereo citato all'inizio dell'articolo e tornarcene a casa. Si torna casa con la consapevolezza di aver fatto, più che altro, un viaggio nel tempo in quello che fu un periodo d'oro per un club che, troppo spesso, viene messo in disparte in quanto destinato a vivere nell'ombra delle due grandi di Glasgow. Una cosa, però, è certa. L'Aberdeen ha avuto l'onore di essere stata ed essere ancora a tutt'oggi un club che ha scritto pagine memorabili del calcio d'oltremanica e sopratutto di Scozia. Gli anni ottanta sono stati una vetrina sensazionale, per la città, grazie del boom economico dovuto ai giacimenti petroliferi. Stessa cosa si può dire della squadra locale la quale ha, per dieci anni, toccato il cielo con un dito in quegli stessi 80's. Anche una leggenda vivente come Sir Alex Ferguson deve, secondo il mio modesto parere, molto del suo appellativo onorifico “Sir” a quelle imprese compiute ai tempi dei Dons. D'altronde, secondo un articolo della BBC del 2013, il più grande trionfo di Sir Alex Ferguson ebbe luogo in una notte piovosa, in quel di Göteborg, nel 1983. Un trionfo proveniente da una “generazione d'oro” arrivata alla gloria contro ogni pronostico ed ogni probabilità.
di Damiano Francesconi


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