4 settembre 2025

"UN CALCIO ALLA DEPRESSIONE" di Vincenzo Felici

Recentemente mi sono soffermato su una notizia che da professionista sanitario, ancor prima che da appassionato calcistico, mi ha colpito particolarmente: in Inghilterra un medico consiglia ai suoi pazienti depressi di assistere dal vivo a partite di calcio, per migliorarne la condizione. 

Premesso che la patologia in esame è molto delicata e nel contempo presenta diverse, importanti sfaccettature, affrontabili con metodologie psicofarmacologiche consolidate, la questione merita un approfondimento. Il Dr. Simon Orpher, parlamentare del Gloucestershire, rivendica l’indiscussa importanza della attività fisica nel soggetti depressi ( e non solo, ovviamente ). Fin qui nulla di così rivoluzionario, visto che il moto è fondamentale per ottimizzare l’equilibrio psicofisico dell’individuo, ma le prescrizioni di calcio ( non inteso come minerale essenziale per l’organismo.. ) destano curiosità.. Tra poco i tifosi, depressi lievi, del Forest Green Rovers, Club di Nailsworth militante nella National League ( quinta serie inglese ), potranno assistere gratuitamente alle partite casalinghe dei propri beniamini dietro prescrizione medica.. L’insolita terapia alternativa, rientra in un progetto organico denominato “Football on a prescription” e sta incassando l’adesione di molti colleghi del Dottore in questione, parlamentare laburista di Stroud. Il fulcro dell’innovazione è di agevole interpretazione. Risiede nello stato di felicità e condìvisione collettiva vissuti da tutti gli appassionati sportivi durante un evento dal vivo, insieme ad altre persone. Per tutti quei soggetti più o meno frequentemente in preda alla solitudine, immersi in stati di abbattimento morale, anche piccoli particolari possono fare la differenza. L’interesse per il proprio sport preferito e nella fattispecie per il calcio, in certi casi, può costituire un prezioso appiglio per superare un momento difficile. Condividere emozioni piacevoli con altri tifosi “in presa diretta” può rafforzare direttamente la disponibilità di neurotrasmettitori cerebrali ( come la serotonina, la noradrenalina e la dopamina ) atti a migliorare la “”vitalità’” delle cellule nervose, alleviando i fenomeni depressivi. 

Senza addentrarci in spiegazioni complesse che affondano le loro radici in materie come la chimica, la anatomia, la biochimica e la farmacologia, possiamo sintetizzare il tutto sottolineando che qualsiasi “iniezione” di piacere, fugace o meno che sia, induce un completo benessere generale. Il calcio viene quindi somministrato come “pillola” complementare alle terapie tradizionali della depressione; un “farmaco” insomma, che produce i suoi più redditizi effetti se assunto in gruppo e in comunità d’intenti: una panacea vera e propria per combattere l’isolamento. Il fatto che un medico di base prescriva biglietti gratuiti per un match dei “Green Devils” piuttosto che un antidepressivo triciclico ad hoc è nsolito, soprattutto per il valido aiuto in grado di dare alla medicina tradizionale. 
Il nuovo approccio terapeutico trova in precursori quali la musica, l’arte, il giardinaggio, ecc.. Degli illustri predecessori. In termini percentuali, il numero di individui sottoposto a consulti psicologici/psichiatrici ed in terapia farmacologica è in buona riduzione grazie a tali, innovative, metodologie. Ovviamente la prudenza e’ d’obbligo: la soggettività patologica dei pazienti è indiscutibile. La rispettiva situazione familiare, l’istruzione, la condizione lavorativa e affettiva, il grado di solitudine, il rapporto coi media, l’intraprendenza personale e la forza d’animo sono parametri dall’alto peso specifico. Il calcio non deve sostituire la scienza, ma ipotizzare che ne possa essere un valido alleato è tangibile. Per l’ennesima volta abbiamo la dimostrazione che non si tratta unicamente di un gioco, ma di molto, molto di più. L’augurio per i sostenitori della “Green Army” è che la squadra migliori sempre di più le proprie performances in campo, a scapito delle recenti, poco incoraggianti prestazioni.. Sconfitta=maggior rischio depressivo, quindi chi scenderà in campo avrà una responsabilità in più sulle sue spalle. A parte le battute, stiamo sicuramente parlando di una società calcistica unica nel suo genere, non nuova a sani propositi: nel 2015 si è consacrata come prima squadra vegana al mondo, dotandosi di un impianto multifunzionale ( il “The New Lawn” ) ed eco-compatibile di tutto rispetto. Circa il 10% dell’energia elettrica necessaria alla sua illuminazione proviene dall’ fotovoltaico collocato in tribuna e una parte di acqua impiegata per irrigare il manto verde è recuperata con l’accumulo della pioggia. Ora sta ai tifosi, ai dirigenti e al personale sanitario gestire al meglio il proposito, cercando pure di individuare i soliti furbetti di turno, che potrebbero fingersi leggermente abbattuti per entrare agevolmente nello stadio.. Può sembrare una malignità, ma l’integerrimitá è d’obbligo in questo caso, sia a tutela dei pazienti che dello staff sanitario. Durante e dopo la pandemia, in questa area geografica, la depressione è diventata una problematica dall’incremento significativo. La prescrizione di molecole antidepressive è corrispondentemente aumentata ed un inglese su otto ne sa qualcosa.. Ma non solo lotta all’esaurimento nervoso.. Anche ad altre malattie magari, prendendo spunto dalla Spagna, dove il progetto “Fútbol vs Alzheimer” è una realtà consolidata, che sta dando ottimi frutti. 
Una regione come la Gran Bretagna, pionieristica nell’accesso alle terapie psicologiche, rappresenta una risorsa curativa da alimentare con tutte le nostre forze.

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