Le origini del Millwall FC risalgono all’estate del lontanissimo 1885, quando un gruppo di giovani operai della fabbrica Morton’s, produttrice di marmellate e confetture varie, diede vita al Millwall Rovers FC.
La fabbrica si trovava su una piccola isola, adagiata nel tortuoso tratto del Tamigi londinese,proprio dove vi erano i vecchi docks.
Quell’isola era ed è denominata tutt’oggi the Isle of Dogs. Gli operai provenivano in gran parte dalla Scozia e fu quindi adottato il “navy blue” quale colore sociale ed il leone rampante quale simbolo. Erano nati i “Lions”. Il primissimo campo di gioco è Glengall Road, ma dopo pochi anni c’è già bisogno di uno spazio più ampio. Viene individuato un grande spiazzo nel retro del popolarissimo pub Lord Nelson’s e ciò renderà molto conosciuto il nuovo club a livello locale. Nel 1887 il primo trofeo: la East End Senior Cup. Nel 1890 c’è bisogno di un campo da gioco migliore e,grazie al fattivo interesse di politici ed amministratori locali, nonché a varie cospicue donazioni di qualche benefattore, si trasloca di nuovo. East Ferry Road, di fronte alla stazione di Millwall Dock, è la nuova casa dei Lions.
Il club è ormai popolarissimo nella zona, e ben 14.000 persone assistono alla prestigiosa amichevole con il “gigante” Sunderland. Cresce costantemente anche la forte integrazione sociale del club con la zona di origine: molti giocatori 29 vengono invitati a vestire la casacca blue con la promessa di un lavoro nei docks, all’epoca molto attivi e laboriosi. Nel 1893 arriva la prima vittoria contro un club professionista il West Bromwich ,e nello stesso anno il Millwall abbraccia a sua volta la nuova dimensione del movimento calcistico inglese. Grazie all’accordo con altri club “pro” della zona di Londra, il Millwall è tra i club che fondano la Southern League e nel 1900 compie l’impresa di arrivare fino alla semifinale di FA Cup, sconfiggendo addirittura l’Aston Villa, ma sarà sconfitta dal Southampton.
Il 1910 segnò le sorti del club. Per la prima volta i Lions abbandonano l’isola d’origine e si trasferiscono in quella che sarà la loro temutissima tana per tanti anni: Cold Blow Lane, South East 14. Fu il famoso architetto Leitch a progettare l’impianto, inaugurato il 22 ottobre di quel anno alla presenza dell’allora presidente della FA Lord Kinnair. La scelta, seppur sofferta a livello emotivo, si rese necessaria date le oggettive difficoltà di trasporto dei numerosi appassionati, che ormai in massa venivano da ogni parte di Londra sud alle partite, e non più dalla sola isola. L’afflusso di spettatori raddoppiò, il club ne trasse benefici economici e tecnici e nel 1920 il Millwall entrò nella Football League. Da subito “The Den”, questo il nome dell’impianto (letteralmente: la fossa), si rivelò la collocazione ideale per il club e i suoi focosi supporters. L’acustica ed il posizionamento conferivano alle urla di incitamento una eco particolare e le squadre avversarie ne sembravano intimorite.
Non a caso il Millwall ha detenuto per tanti anni e per tutte le varie divisioni in cui ha militato il record di gare casalinghe senza sconfitte. Purtroppo a volte l’eccessiva esuberanza dei tifosi ha costretto la FA a chiudere l’impianto. Nel 1950 The Den era già stato chiuso ben quattro volte per disordini…e la notoria fama dei supporters era già nata.
L’apice arriverà con le incredibili scene di violenza sul terreno del Luton, nel corso di un triste e famoso quarto di finale di FA Cup nel 1985. I Lions diventano il primo club di Third Division a raggiungere la semifinale di FA Cup nel 1925 e soltanto nel recente passato (1988) riusciranno a militare per la prima volta nella loro storia nella massima divisione calcistica inglese. A livello personale ho avuto la fortuna di poter assistere dal vivo ad una gara del Millwall al vecchio The Den. Fu un terzo turno di FA Cup nel gennaio del 1989 contro il Luton Town (3-2 con reti di Cascarono, Carter e Sheringham) e l’atmosfera fu realmente elettrizzante, come mai avevo avuto modo di percepire nelle pur molteplici precedenti occasioni di partite di calcio in Inghilterra. La carica che i quei tifosi riescono a trasmettere ai loro (a volte non proprio fenomenali) footballers e’ qualcosa di unico.
di Fabrizio Miccio, da UK Football Please (giugno 2004)

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