9 dicembre 2025

"SOGNO BRITISH" di Giuseppe Lavalle

Era l’ultimo giorno dell’anno, in casa c’era molta confusione, tra il soggiorno e la cucina un andirivieni continuo. Gli amici di lì a poco avrebbero invaso il mio parquet e riempito la stanza di parole e profumi. Le donne con le loro borse ed i loro completi luccicanti di strass, gli uomini con i soliti abiti blu e cravatta rossa da festa. Altro che british style. Eppure qualcosa per far capire cos’è questo modo di vivere doveva esserci. Un libro, un film, un racconto che aprisse il mio mondo a loro. Sul tavolino la mia agenda
smythson, presa pochi giorni prima alla stationery di Bond Street, mi guardava sconsolata. Hai riempito casa di libri, suppellettili, sciarpe, abiti, e tutto ciò che ha una connessione con la bandiera inglese e non riesci a far capire cosa intendi nel “tuo” mondo Questo sembrava dirmi. Oddio sto diventando pazzo! Din don. Il campanello della porta mi ha distolto dai pensieri molto confusi. Ma la confusione è diventata caos quando davanti alla porta di casa ho trovato Lei, l’eleganza inglese in persona. Santo cielo. E da lì ha iniziato a raccontare…

Deve sapere che ogni persona ha una sua preferenze nelle scelte di gusto. Prediligere un colore ad un altro, una forma ad un’altra, un segno, un taglio di capelli, un profumo o un tipo di camicia, contribuiscono a creare e riconoscere uno stile. Uno stile fatto di modi di comportamento e regole di vita, di inclinazioni ed usi che spesso identificano un intero periodo storico. Se guardiamo alla moda, ci vengono subito in mente lo stile anni ’60, quello degli anni ’80 e via dicendo. Per arrivare al mio stile, che è lì da sempre e rimane faro, dobbiamo fare un lungo giro. L’evoluzione storica ha portato l’impero britannico, e Londra in particolare, ad essere l’ultima capitale dell’umanità, dove il nuovo modo di intendere l’imperialismo ha ribaltato il concetto di forza. Che è divenuta mera servitrice del paese e dei suoi abitanti, i quali hanno posto al centro del loro status di cittadini l’orgoglio civile. Questo modo di intendere le cose funziona da entrambe le parti, ed il patrimonio paese è protetto da questo rapporto stretto tra chi ha il potere e chi, avendo un forte rispetto per se stessi e per i valori sociali, concede il potere. Una tradizione che è stata portata avanti per secoli, facendo degli inglesi un popolo con un fortissimo senso di appartenenza. Senso di appartenenza che ha permeato il british style rendendolo modello universale. 
A due personaggi è attribuita la paternità dell’eleganza inglese. Lord Brummell (nella foto sotto) la creò, definendo canoni di eleganza per nobiltà e borghesia, ed offrendo alla classe dirigente dell’epoca modelli consoni ai tempi. Il Duca di Windsor introdusse la vitalità di uno stile di vita moderno e dinamico negli stanchi paradigmi edoardiani. Seduto per pochi mesi sul trono del Regno Unito, resterà eternamente su quello dell'Eleganza. Nessuno mai potrà più giungere alle altezze dove egli si muoveva con trascendente naturalezza. Essi stabilirono norme non scritte che invasero ogni aspetto della vita inglese. Dall’auto allo sport, fino alla letteratura ed alla musica una fase di crescita del british world che va dall’incoronazione della Regina Vittoria fino al sessantotto. In quel periodo Londra fu la capitale del gusto, un gusto che si formò con le continue contaminazioni provenienti dalle differenze, all’epoca molto nette, tra universo maschile e femminile, tra città e campagna, tra lavoro e tempo libero. Alcune contaminazioni, con molta parsimonia, mettevano di tanto in tanto in contatto i poli opposti, generando corto circuiti ad alta energia. Terminato questo sistema, che col dandismo aveva anche raggiunto le vette del sublime, inutilmente si prova ora a stupire con trentacinque orecchini, mentre negli anni trenta un duca faceva parlare i giornali e i salotti solo per aver calzato scarpe di camoscio nella city.

Il low profile, il non urlato, il non mostrato, la banalità delle considerazioni sul tempo, sono i tratti che celano gli archetipi dello stile inglese, che segretamente si uniscono e quando appaiono hanno infiniti aspetti. Girare per un mercatino ci da la misura di quanto gli inglesi hanno dedicato ad ogni attività, influenzandola intimamente. Dagli stiracravatte alle scatole per tabacco, dal set per il pic-nic all’ombrello con fiaschetta, hanno creato di tutto. Molti di questi oggetti sono scomparsi, altri sono entrati nell’uso comune. In essi manca spesso qualcosa che oggi è sopravvalutato: la praticità.

La concezione che gli inglesi hanno dell’eleganza è strettamente legata alla comodità intesa come la capacità che ogni oggetto ha di raggiungere al meglio il suo scopo. E questo contrasta con la praticità, la diva del nostro tempo. La vanità è cosa che sta dentro un gentleman, ma essa non è il motore bensì la capote ribaltabile. Arriva dopo. Una valigia inglese è bella, ma pesante. Chi ama il grosso cuoio bridle, i punti da selleria, i coperchi sovrapposti e le finiture in ottone pieno, non vedrà alcun problema e prima dirà che è pesante, ma bella, poi solo che è bella e a quel punto ne apprezzerà sino in fondo la semplicità e l’infinita durata. Il tramonto dello stile di vita inglese è coincide con l’alba di un uomo che non ha servitori e non aspira ad averli. Nell’indossare una cosa ricerchiamo il piacere di possederla e l’approvazione in quanti la vedono. L’esatto opposto di quanto è british style, in cui un oggetto non viene valutato per se stesso, ma per la rispondenza ad un criterio di opportunità. Per cui ordinare un abito non risponde ad un esigenza di bellezza, ma è connesso all’insistenza di avere un abito consono. Anni fa un gentleman-rider milanese, persona che ha passato più ore a cavallo che in casa, si recava a Londra per ordinare una giacca da equitazione. Nella sartoria troneggiava un cavallo in legno, dove al cliente si prendono le misure che permettono di far aprire nel modo giusto lo spacco posteriore mentre si monta. Il nostro connazionale, trattandosi di un simulacro, salì inforcando la staffa destra invece della sinistra, come vuole una tradizione inglese universalmente accettata. Immediatamente il commesso ebbe un moto di sorpresa e disappunto, dicendo qualcosa del tipo: “il solito continentale”. E’ dominando ogni appetito immediato e segnatamente quello di una vanità riconoscibile come tale, che l’uomo diviene gentiluomo. Secondo questo criterio, nessuno potrà essere elegante se non è “proper”, cioè coerente.

Il mio mondo mi aveva parlato. Quando è andato via ho trovato un biglietto dentro la mia Smythson, "Non confondere la bellezza con l’eleganza".
di Giuseppe Lavalle, da Fever Pitch

Nessun commento:

Posta un commento

Questo blog viene aggiornato senza alcuna periodicità e non può quindi essere considerato un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62 del 7/03/2001. L'autore dichiara inoltre di non essere responsabile per i commenti inseriti nei post. Eventuali commenti che siano lesivi dell'immagine o dell'onorabilità di persone terze, non sono da attribuirsi all'autore, nemmeno se il commento viene espresso in forma anonima. Le foto di questo blog sono pubblicate su Internet e sono state quindi ritenute di pubblico dominio. Se gli autori desiderano chiederne la rimozione, è sufficiente scrivere un'e-mail o un commento al responsabile del sito.