4 dicembre 2025
3 dicembre 2025
RECCOMENDED READING. "IL FOOTBALL NEI '70 & i '70 NEL FOOTBALL" di Fabio Del Secco
2 dicembre 2025
"PAUL & THE ARSENAL. Storia di una stagione indimenticabile" di Remo Gandolfi (Urbone), 2025
1 dicembre 2025
BRISTOL CITY. "THE EIGHT OF ASHTON GATE" di Simone Galeotti
28 novembre 2025
"A BRISTOL CON BANKSY. Segreti e rivoluzioni" di Andrea Lucarini (Perrone Editore), 2025
27 novembre 2025
🇬🇧UK in ITALY. "CALCIOMONDO (Guerin Sportivo), una finestra sul football degli anni '80"
26 novembre 2025
"IL GIORNO IN CUI GEORGE BEST DIVENNE GEORGE BEST" di Christian Cesarini
25 novembre 2025
"SEASON. La nuova stagione" di George Harrison (Blu Atlantide), 2025
24 novembre 2025
[MISTER FOOTBALL] "Gerry Harrison, il commentatore instancabile di ITV" di Roberto Gotta
21 novembre 2025
"A LONDRA CON SHERLOCK HOLMES. Sulle orme del grande detective" di Enrico Franceschini (Ed. Perrone), 2020
20 novembre 2025
RUGBY. "TRA VERITA’ E LEGGENDA" di Giuseppe Lavalle
18 novembre 2025
"COME PICASSO E VAN GOGH. La storia di John Super Tramp Robertson" di Armando Napoletano (Ed. Giacchè), 2025
17 novembre 2025
ARSENAL. "HIGHBURY ROAR" di Simone Galeotti
14 novembre 2025
"BOBBY CHARLTON. Leggenda del Calcio Inglese" di Jonathan Reid (Sperling & Kupfer). 2025
13 novembre 2025
"LA PRIMA VOLTA" di Stefano Faccendini
. Erano sempre guardati e giudicati con sufficienza. Io feci lo stesso sbaglio quel due dicembre 89, soprattutto quando Kerry Dixon portò in vantaggio i padroni di casa dopo neanche un minuto. Il Chelsea aveva in squadra, oltre ad uno dei centravanti più in forma del momento, gente come Tony Dorigo, Micky Hazard, Graham Roberts e Ken Monkou. In porta avevano Dave Beasant, il grande ex della partita. Un minuto dopo Terry Gibson aveva ristabilito la parità. A fine primo tempo il risultato era 2-3 ma nella seconda parte non furono i giocatori di casa a farsi onore quanto piuttosto quelli in trasferta a divertirsi. Il punteggio finale fu di 2-5 con una doppietta ciascuno per Gibson e Dennis Wise, anche lui di lì a poco eroe dei Blues, più ciliegina dell’eterno vecchio Alan Cork.
11 novembre 2025
"FUORI DAL SILENZIO. La Vita Coraggiosa di Justin Fashanu" di Romolo Bruginolfi (Urbone), 2025
10 novembre 2025
TRIPS. "FOREVER TRUE" di Stefano Conca
È martedì, si gioca un turno infrasettimanale e il Millwall, dopo una lunga striscia positiva (quattro vittorie e un pareggio) e ancora imbattuto fuori casa in questa stagione, è impegnato nella difficile trasferta sul campo del Birmingham. Sveglia puntata alle sei del mattino, il volo per l’aeroporto di Manchester parte con un’ora di ritardo e per poco non perdo il bus che mi porta a Birmingham. Pioviggina, il traffico sulla M6 è abbastanza sostenuto ma tuttavia è scorrevole. Lentamente vedo scorrere fuori dal finestrino le uscite di Crewe, Stoke on Trent, Wolverhampton, West Bromwich, intravedo la sagoma del Bescot Stadium, casa del Walsall, e nei pressi di Birmingham riesco anche a distinguere l’inconfondibile profilo del Villa Park. Se allargo leggermente la mappa sul mio telefono cellulare compaiono da Nord a Sud e da Est a Ovest, nel raggio di un centinaio di chilometri, forse due al massimo, le città di Liverpool, Wigan, Bolton, Stockport, Preston, Blackburn, Rochdale, Burnley, Bradford, Leeds, Chester, Wrexham, Sheffield, Derby… Luoghi che trasudano football. E non è un caso che che proprio qui, in quello che è stato il cuore pulsante della rivoluzione industriale, circa centocinquant’anni fa le masse di operai con le loro famiglie hanno pensato di inventarsi un passatempo per tenersi impegnati il sabato pomeriggio. Il bus si ferma a Digbeth dove scendo e incontro la pioggia che scende incessante. Ad accogliermi fuori dalla stazione dei bus di Birmingham c’è un gigantesco murale dedicato ai Black Sabbath, opera dell’artista locale Mr Murals. Non sarà l’unico tributo della città alla band che qui ha avuto i natali. Dello stesso autore, a qualche centinaio di metri, lungo la facciata degli studi cinematografici di Digbeth si trova un altro murale dedicato alla celebre serie TV di Netflix Peaky Blinders che qui è stata girata.
Ma
non perdo tempo e mi precipito alla stazione dei treni di New Street al cui
interno si trova il Raging Bull, un gigantesco toro di bronzo dalle sembianze meccaniche
alto più di dieci metri. Ideato in occasione dei giochi del Commonwealth nel
2022 rappresenterebbe il passato industriale della città in contrasto con il
suo carattere animoso e moderno. Oggi il toro è stato rinominato ufficialmente
con il nome di “Ozzy” in onore della celebre rock star Ozzy Osbourne. Non è
raro incontrare altri tori in giro per Birmingham dal momento che l’animale è
il simbolo della città e lo stesso quartiere dove sorge la stazione centrale di
Birmingham prende il nome di Bull Ring.
Visto
che sono abbastanza in anticipo salgo su un treno che mi porta a Witton nel
quartiere di Aston. Qui si trova lo splendido Villa Park, casa dell’Aston
Villa. L’impianto, inaugurato nel 1897 e progettato dal celebre architetto Archibald
Leitch, è un vero gioiello; sebbene oggi abbia una capacità di poco più di
43.000 posti, in passato poteva ospitare più di 70.000 spettatori. Il record di
presenze risale al 2 marzo del 1946, in occasione del match contro il Derby
County, a cui assistettero più di 76.000 spettatori. La sola Holte End, di cui
rimane la celebre facciata, poteva ospitare più di 30.000 spettatori.
Su
un muro nelle vicinanze si trova anche un bellissimo murale, l’ennesimo,
dedicato a Ozzy Osbourne, leggenda del rock recentemente scomparsa, grande
tifoso dell’Aston Villa e che proprio qui al Villa Park ha tenuto il suo ultimo
concerto qualche mese fa, poco prima di lasciarci. Che la terra gli sia lieve, R.i.P.
Ozzy!
Continua a piovere e non mi resta che trovare riparo al Witton Arms, storico pub della zona, nonché quartier generale dei tifosi dell’Aston Villa che qui si ritrovano a sorseggiare qualche pinta prima di ogni partita casalinga. Riprendo il treno per New Street, passo di nuovo sotto al toro gigante, e mi incammino verso l’ultima tappa che mi ero prefissato prima di iniziare a incamminarmi verso St. Andrew’s: il Black Sabbath Bridge, ennesimo tributo della città alla celebre band. Vi si trova una panchina su cui sono rappresentati i volti dei quattro musicisti e su cui sono depositate decine e decine di mazzi di fiori, nastri e bandiere di ogni nazionalità per rendere omaggio alla più grande band Metal mai esistita.
Mi incammino lungo il Gas Street Basin, storico bacino fluviale con il suo mix di architettura industriale ed edifici moderni al cui interno si trovano diverse chiatte ormeggiate. Oggi dovrebbe fungere da vivace centro sia per il patrimonio industriale che per il tempo libero ma è già buio e piove che Dio la manda per cui non mi resta che incamminarmi spedito verso St. Andrew’s. Ripasso nuovamente dalla stazione che ormai è disseminata di agenti in vista dell’arrivo di un migliaio di tifosi del Millwall. Prendo al volo il bus n.6 e non c’è bisogno di sapere dove devo scendere, anche se i vetri sono completamente appannati quando si ferma davanti a St. Andrew’s scendono praticamente tutti. Sono fradicio, e penso di avere l’acqua anche nelle mutande ormai. Faccio prima una sosta nel Blues Store per comprare un paio di souvenir come da tradizione, la sciarpa del club locale e la spilla ufficiale sono un cimelio irrinunciabile per un appassionato di una qualsiasi squadra di calcio, la prima volta che si visita uno stadio nuovo.Manca
poco meno di un’ora al calcio d’inizio e la zona dedicata ai tifosi locali nel
piazzale antistante lo stadio è già gremita. Scatto un paio di foto alla statua
dedicata a Trevor Francis, eroe amato da queste parti e che qui giocò prima di
approdare al Nottingham Forest di Clough e successivamente alla Sampdoria. Non
lontano, alle spalle della Tilton End c’è anche un murale dedicato al celebre
campione scomparso da poco, accanto a lui è raffigurato anche un giovane Jude
Bellingham, anche lui cresciuto nelle giovanili dei Blues. Peccato che la vista
sia parzialmente coperta da un’ambulanza parcheggiata proprio sul davanti.
Alle
18.55, dopo un’attenta perquisizione da parte degli agenti, faccio ufficialmente
il mio ingresso nel settore ospiti del St. Andrew’s dove molti tifosi del
Millwall devono ancora arrivare, anche se la zona del bar è già affollata e
l’entusiasmo dopo la lunga striscia positiva delle ultime gare è palpabile. Completamente
fradicio e infreddolito non me la sento di bere una birra, opto per il
famigerato Bovril, accompagnato da una pie a
base di carne al cui interno la temperatura raggiunge tranquillamente i
centocinquanta gradi celsius anche dopo 20 minuti in uscita dal forno. Un vero
toccasana per le giornate fredde e piovose. Poi come al solito mi capita di
incontrare il tifoso venuto da Londra, quello venuto dall’Essex, quello nato e
cresciuto a South Bermondsey ma che adesso vive a Watford, e inizio a scambiare
quattro chiacchiere cercando di sbilanciarmi in un pronostico favorevole.
Nonostante l’ottimismo per la quarta posizione in classifica, si percepisce
tuttavia anche la sensazione, condivisa da molti che, comunque, nonostante i
risultati positivi, il Millwall abbia fin qui ottenuto molto più di quello che avrebbe
meritato, dal punto di vista del gioco ma soprattutto, numeri alla mano, per la
differenza reti, che se confrontata con quella delle altre squadre, con sedici
gol fatti e quindici subiti in tredici incontri disputati, appare piuttosto
sconcertante. A pesare è sicuramente la sconfitta interna contro il Coventry
capolista, con quattro gol subiti al Den. Le vittorie contro il West Brom in
casa e il successo a Loftus Road contro il QPR nonché le due successive
vittorie interne contro Stoke e Leicester hanno però permesso di tornare a guardare
alla stagione con rinnovato ottimismo. Tuttavia, la mancata vittoria sul
terreno dell’Oxford dello scorso fine settimana ci ha riportato con i piedi per
terra. Si sa che la stagione è molto lunga e può succedere ancora di tutto.
Appunto…
Le
due squadre scendono in campo salutate dal boato degli oltre venticinquemila
spettatori in un clima incandescente. Quella dei Blues è una tifoseria davvero
tosta, tanto che nessuno sembra accorgersi di quello che sta succedendo sul
terreno di gioco nei minuti iniziali. L’atmosfera è abbastanza ostile ma nei
primi venti minuti non succede molto in campo e i più di mille sostenitori del
Millwall si fanno sentire a gran voce con il classico “No One Likes Us!” intervallato
da insulti e sfottò di ogni tipo.
Al ventottesimo
minuto però i Blues scendono sulla fascia destra con troppa facilità e la
difesa del Millwall è completamente aperta, Paik Seung-Ho riceve palla
all’interno dell’area di rigore, ha tempo di stoppare e di far partire un
sinistro che rimbalza a terra e si infila alla sinistra di Crocombe. È un
boato, siamo sotto ma è il momento di reagire subito. I tifosi ci credono, la
squadra un po’ meno, le tifoserie si rispondono colpo su colpo, in campo invece
c’è una sola squadra, i Lions sembrano incapaci di aggredire, la squadra sembra
spenta, qualcosa a centrocampo non funziona e dietro si continua a rischiare. Poco
prima dell’intervallo, su una ripartenza perdiamo palla a centrocampo, basta un
bello scambio tra due attaccanti del Birmingham e i nostri sembrano immobili.
Assist a centro area per Grey che la sfiora appena e siamo sul 2-0. Il St.
Andrews è una bolgia, noi rispondiamo con gli insulti, proviamo ad incitare i
nostri ma si percepisce che le cose si stanno mettendo veramente male. Il
momento peggiore è quando tutt’intorno a noi, i venticinquemila iniziano a
intonare “Forever True” degli UB40. Per fortuna arriva il fischio
dell’arbitro e andiamo tutti a prendere una birra con la speranza di vedere un
atteggiamento diverso nella ripresa da parte dei nostri.
Inizia
il secondo tempo, passano tre minuti e loro fanno il terzo. A questo punto non
conta più quello che succede sul campo. Loro sono al settimo cielo mentre tra
di noi serpeggiano tanta amarezza e una certa frustrazione, ma non ci dobbiamo
far intimidire. Ormai sono rimasti in pochi ad incitare la squadra, la maggior
parte di noi è intenta a gettare occhiate ai tifosi che ci insultano e ci
sbeffeggiano, rispondiamo con il più classico “come outside!” e qualche steward
è costretto ad intervenire per placcare gli animi. Passano poco più di quindici
minuti e loro ne fanno un altro, a questo punto un gruppo numeroso dei nostri
prende e se ne va, non è bello, ma vedere che la squadra non tenta nemmeno di
salvare la faccia è davvero frustrante. Siamo sul 4-0 ma i gol potrebbero anche
essere di più e mentre tutt’intorno esplode la festa, la sensazione è che per
noi sarà una serata ancora lunga, umida e fredda. Molti si sono già precipitati
ai pullman, qualcuno scriverà che al sessantaseiesimo minuto più di cinquecento
tifosi del Millwall venivano scortati fino alla stazione… Rimaniamo in
centocinquanta, forse duecento. Solo un padre con il suo figlioletto di dieci
anni sono rimasti a fronteggiare gli oltre venticinquemila del St. Andrew’s,
tanto che ancora una volta gli steward sono costretti a intervenire, questa
volta con l’aiuto anche dalla polizia, scortando all’esterno il signore con il
ragazzo in questione, ovviamente sotto una pioggia di insulti. Non succede
molto altro fino al novantesimo per fortuna e il fischio finale sembra arrivare
come una liberazione.
Mentre
esco sento ancora risuonare dagli altoparlanti le note di “Forever True”, saluto
alcuni tifosi che salgono sui pullman e mi incammino sotto la pioggia tra la
moltitudine dei tifosi dei Blues verso la stazione dei bus dove prendo l’X1
diretto a Coventry via Birmingham Airport.















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