Il destino fa sempre scherzi, belli e, purtroppo, anche brutti.
Alla sua porta infatti bussò subito dopo il Manchester City e al Maine Road rimase tutta la sua carriera. I suoi 1.88m lo rendevano ben visibile e se la statura non fosse bastata il resto lo faceva la sua bravura. Swift, rigorosamente senza guanti, saltò una sola partita prima dello scoppio della seconda guerra mondiale. Con i citizen nel 1934 vinse la FA Cup, 2-1 il risultato finale contro il Portsmouth, e tanta fu la tensione accumulata durante la gara che svenne al triplice fischio finale. Tre anni dopo fu protagonista del trionfo in First Division, il primo dei due che, al momento, arricchiscono la trophy room del City.
Nonostante Swift fu uno degli atleti più attivi durante il periodo bellico, le ostilità di fatto gli rubarono gli anni più importanti della sua carriera. Il suo debutto in nazionale arrivò soltanto nel 1946 in una partita contro l’Irlanda, la prima delle 19 con i tre leoni sul petto. Nella prima stagione dopo la fine del conflitto non subì reti in 17 delle 35 partite disputate in Second Division (il City era retrocesso prima della guerra) e continuò a rimanere nel giro della nazionale fino al 1949 quando decise di ritirarsi quando ancora portiere di ottimo livello. Di fatto il club lo richiamò quando il suo successore si ammalò di tubercolosi. Quattro presenze ancora per cedere poi definitivamente il posto ad un’altra assoluta leggenda del calcio inglese di tutti i tempi, Bert Trautmann. Il City decise comunque di conservare il suo cartellino per qualche anno per evitare che altri club lo potessero convincere a tornare in attività.
Dopo la carriera tra i pali Frank decise di diventare un giornalista sportivo, cominciando a lavorare per il News of the World come inviato. Il sei Febbraio del 1958 seguì il Manchester United nella trasferta di Coppa Campioni contro la Stella Rossa di Belgrado. Al ritorno l’aereo si fermò per fare rifornimento all’aeroporto di Monaco. Il tempo era pessimo. Il mezzo due volte non riuscì a decollare. Il terzo tentativo su fatale. Nella tragedia persero la vita 23 persone tra cui otto giocatori dello United. Fu la fine del mito dei Busby Babes. E perse la vita anche l’ex portiere del City, il ragazzo di Blackpool a cui il destino rifiutò una vita lontano dai campi da gioco.
di Stefano Faccendini, da http://quandogliscarpinieranoneri.wordpress.com

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