29 agosto 2024

OH AH PAUL McGRATH

Ci sono vari tipi di calciatori: quelli che segnano valanghe di gol, quelli che costano paccate di soldi e spesso non li valgono, quelli a cui la vita ha dato tutto, felicità, fama, soddisfazioni e non ha chiesto nulla in cambio. Ci sono poi calciatori che non sono mai stati sulle prima pagine dei giornali, non hanno vinto palloni d’oro (magari perché giocano in difesa, e si sa che per molti pennivendoli sportivi se non segni sei trasparente), non hanno avuto storie d’amore con veline e vedettes, ma che tuttavia sono stati un esempio di lotta e sacrificio, facendo spesso diventare grandi squadre tutt’al più mediocri. Un esempio su tutti: Paul McGrath, la Perla Nera di Ichicore, venerato tutt’ora dai tifosi del Villa e dai seguaci della nazionale Irlandese, ricordato con affetto dai fans Man Utd, Derby County e Sheffield Utd. Paul il campione, l’uomo dai molteplici infortuni alle sue martoriate ginocchia, l’uomo con la schiena fragile e dispettosa, l’uomo con la faccia da pugile e il coraggio da leone; il coraggio di chi dalla vita spesso ha ricevuto schiaffi. Questa è la sua storia. Paul nasce a Ealing, sobborgo di Londra, nel 1959 da Betty McGrath, ragazza irlandese immigrata per lavoro, e da uno studente di medicina nigeriano che mollerà moglie e figlio subito dopo tornandosene in Nigeria. Betty quindi fa ritorno nella bigotta Eire degli anni sessanta con il piccolo Paul, ma non è ben voluta in quanto ragazza madre e per di più di un bambino di colore.
Presto iniziano le difficoltà economiche e la donna per lavorare è costretta a tornarsene in Inghilterra, lasciando il piccolo Paul in un orfanotrofio di Dun Laoghaire (sobborgo di Dublino).
Sotto la supervisione della direttrice dell’istituto orfanotrofio mrs. Donnelly, il piccolo Paul si avvicina al calcio, affascinato dalla mitica ala del Chelsea Charlie Cooke che sarà il suo idolo calcistico d’infanzia. Diventato troppo grande per l’orfanotrofio, Paul viene mandato in un istituto per ragazzi in difficoltà e vi rimane per qualche anno, continuando ad avere saltuarie visite dalla madre che in Inghilterra non se la passa troppo bene e che quindi non può riprenderselo con sé.
Il piccolo McGrath inizia a giocare a calcio prima con il Pearce Rovers e poi con il Dalkey Utd, povero in canna e con la madre lontana il ragazzo lavora inoltre prima come guardiano in un ospedale e poi come installatore di cancelli. Con il Dalkey Utd il ragazzo ha il suo primo serio infortunio che lo costringe in ospedale per qualche settimana e che gli causa una forte depressione, tale che i dottori rintracciano la madre, che decide di tornare in Irlanda e di riprendersi il ragazzo con sé. Paul inizia la sua carriera semipro con il St Patrich’s Athletic, e da lì viene notato dai talent scout del Man Utd. Dopo aver ricevuto l’offerta per un mese di prova, il ragazzo viene tesserato dai red devils e firma il suo primo contratto da professionista (200£ a settimana), sotto l’occhio amorevole del suo primo mentore Big Ron Atkinson. La vita cominciava a restituire a Paul quello che gli aveva tolto, ma non saranno tutte rose e fiori.
Il suo debutto in campionato è datato 13/11/82 contro gli Spurs, giocando da centrale difensivo con l’irlandese Kevin Moran. 
Nel 1985 vince la FA Cup, ma dall’anno seguente con l’avvento di Ferguson cominciano per Paul i problemi; lo Utd è rinomata come squadra di bevitori e il life style dei giocatori (soprattutto irlandesi) che vedono nella pinta di birra la meritata ricompensa alla fine di una giornata di duro lavoro, non è condivisa da Ferguson che accusa Paul e Norman Whiteside di tradire la sua fiducia. Complice un infortunio alle ginocchia Paul esce dalle grazie dell’allenatore, che spesso lo accusa di essere un ubriacone vagabondo, tutto ciò risulta comico considerando che Ferguson non è uno che pasteggia con l’acqua di Lourdes.
L’epilogo nel 1989: Ferguson propone a McGrath per la rescissione del contratto una buona uscita di 100.000£ e un testimonial match, Paul rifiuta; è guerra e alla fine il giocatore viene ceduto nell’agosto del 1989 all’Aston Villa per 450.000£. Tutti diedero del pazzo al Manager dei Villans Graham Taylor per aver speso tutti quei soldi per un giocatore con le ginocchia ballerine, ma da quella stagione per Paul inizia la vera gloria con il Villa e con la nazionale verde smeraldo.
Esordio da Villans il 19/08/89 a Nottingham contro il Forest: 1-1; nella difesa a tre del Villa Paul gioca alla grande vicino a Kent Nielsen e Derek Mountfield ed è subito secondo posto nella lega per i Claret & Blue subito dietro al grande Liverpool. Stagione successiva: Graham Taylor se ne va a far danno sulla panca della nazionale inglese e sulla panca del Villa arriva il ceko Venglos; sono dolori, la squadra si salva a stento ma Paul è uno dei migliori.
Stagione 91/92: sulla panca del Villa si siede Big Ron Atkinson e McGrath con il suo nuovo compagno Shaun Teale (tipo buffo che assomigliava a uno dei Monty Payton) fa scintille. Grande centrale difensivo, quando serve intelligente mediano, Paul gioca alla grande ed il Villa arriva secondo nel 92/93 dietro al Man Utd, e sempre contro i Red Devils di Cantona nel 1994 vince la Coppa di Lega per 3 a 1.
Nel 1995 ad allenare i Claret & Blue arriva la vecchia gloria Brian Little e la squadra si salva a malapena, ma l’anno successivo Paul fa da chioccia a due promettenti giovani Southgate ed Ehiogu ed è ancora Coppa di Lega, 3 a 1 al Leeds Utd.
Paul oltre ai problemi alle ginocchia accusa guai alla schiena, si allena solo in palestra ma il sabato è sempre in campo e se pur sofferente è sempre tra i migliori. La leggenda dice che è come una Rolls Royce che va usata con parsimonia, sta in garage tutta la settimana ed il sabato sfreccia in strada.
Dopo 315 gare in Claret & Blue il Villa lo cede non senza rimpianti al Derby County nell’ottobre del ’96 per 200.000£. Il nostro eroe contribuisce alla salvezza dei bianconeri e l’anno seguente chiude la carriera con lo Sheffield Utd, dove l’ennesimo infortunio e l’ennesima operazione lo fanno optare per l’abbandono del calcio giocato.
Fantastica fu la carriera di McGrath nella nazionale irlandese; sotto la guida di Jack Charlton, che lo utilizza come centrocampista difensivo, Paul partecipò ad Euro 88 in Germania e ai mondiali di Italia 90 e Usa 94. Euro 88 fu uno spasso: i verdi si tolsero lo sfizio di mandare a casa l’Inghilterra con le pive nel sacco (1 a 0 con gol di Ray Houghton).
Memorabile fu la campagna di Italia 90 dove i verdi furono battuti ai quarti di finale dall’Italia ma furono protagonisti di un buon debutto mondiale. Al ritorno a Dublino dopo la spedizione italiana c’erano migliaia di persone festanti ad accogliere la squadra all’aeroporto; quel giorno arrivava nella capitale in visita Nelson Mandela che stupito chiese il perché di tutta quella folla festante e soprattutto chiese come mai quella folla urlava una canzone a lui incomprensibile: “Oh Ah Paul McGrath”
Per chi scrive il top Paul lo diede a Usa 94 quando durante la gara inaugurale del girone i verdi batterono l’Italia di psycho Sacchi e il vecchio Paul bloccò l’allora più forte giocatore del mondo, Roberto Baggio. 1 a 0 per i verdi (Ray Houghton once again) con un tiro dalla distanza si realizza il sogno della folta comunità irlandese degli stati uniti.
Dopo il ritiro dell’allenatore Charlton il suo sostituto McCarthy decise di accantonare, non senza qualche colpo basso (leggetevi cosa dice al riguardo Roy Keane), il mitico Paul per favorire il ricambio generazionale. Peccato però che poi i verdi l’europeo del 96 e il mondiale del 98 lo videro in televisione. Chi conosce il mondo del calcio britannico sa quale sia l’amore ed il rispetto che i tifosi nutrono verso questo giocatore. Mi trovavo a Dublino qualche mese prima del suo addio al calcio, da giocarsi nella capitale tra la nazionale in verde ed una selezione di giocatori scelti da Jack Charlton, ed alcune persone mi dissero che da tempo era impossibile trovare un biglietto per la gara. L’Irlanda voleva tributare la giusta dose di affetto ad un figlio illustre rinnegato per stupidi motivi molti anni prima.
Oggi Paul è un signore di 47 anni, sposato in seconde nozze con Caroline, padre di 4 figli maschi (Cristopher, Mitchell, Jordan e Paul Jr.) che passa il suo tempo tra la famiglia e la scuola di calcio che ha creato con Frank Stapleton per dare una opportunità a tutti i piccoli potenziali McGrath irlandesi. In qualità di villans, sull’orlo di una crisi di nervi, mi auguro di vedere al più presto in claret & blue un nuovo Paul McGrath che magicamente scenda in campo al posto dello stordito Laursen e ci impedisca di fare le figure barbine che troppo spesso facciamo.
Un saluto a tutti gli estimatori del calcio che fu ed un saluto a questo campione, rassicurante come una pinta di Guinness, arguto come un elfo e combattivo come una canzone dei Pogues. Slainte Paul!
di Charlie Del Buono, da UKFP (dicembre 2004)

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