Avete presente un film? Molto spesso nelle pellicole cinematografiche vi è sempre la massima esaltazione, giustamente, dei protagonisti i quali prendono parte a qualcosa di eroico e magistrale il quale verrà per sempre ricordato sia dagli spettatori che dall'evolversi del film stesso.

Molto spesso, però, accade che questi eroi non per forza siano i veri protagonisti di una storia. L'eroismo ha diverse sfaccettature dove vi è chi, in prima linea, guida altri ad atti di coraggio oppure chi da altri punti di vista, situazioni o gesta svolge un ruolo chiave in tutta la faccenda. Questi vengono detti “eroi silenziosi”. Coloro che svolgono un ruolo fondamentale ma non vengono esaltati a dovere. Facendo un parallelismo tra questo ipotetico film ed il calcio, anche nel mondo “pallonaro” vi è questa tipologia di personalità con i tacchetti ai piedi. In questo articolo verrà , appunto, trattata questa figura la quale non è altro che l'emblema di colui che per duttilità , caparbietà , tenacia, altruismo e chi più ne ha più ne metta...svolge compiti importanti, nell'ombra, all'interno del rettangolo verde.
Siamo in Inghilterra, nel West Yorkshire confinante con il Lancashire, North Yorkshire, Grater Manchester, Derbyshire e Sud Yorkshire. Più precisamente nella piccola cittadina di Rothwell.
E' il 28 ottobre 1980 ed è appena cominciata la stagione di First Division dove la squadra locale dello Yorkshire, il Leeds United, è tra le favorite al titolo. Quel giorno di fine ottobre nacque un figliol prodigo del distretto di Leeds. Un predestinato al mondo del calcio negli anni a venire, uno di quelli che meglio di tutti porterà , nella storia del calcio d'oltremanica, la bandiera di “eroe silenzioso”. Il suo nome è Alan Smith.
Alan, come detto, nacque agli inizi degli anni 80 e, fin dal principio, ebbe una forte passione per lo sport in generale. Infatti egli, sin da bambino, oltre al calcio praticò diversi sport quali rugby e cricket. Ovviamente, con il passar del tempo, la sua attitudine fu più propensa alla palla a scacchi che a quella ovale o alla mazza da cricket. Frequentò la Rodillian School dove, lo sport principale era il rugby. Nonostante ciò, Alan, terminata la sua giornata scolastica correva al campo di gioco della squadra locale.
Nel 1996, durante una normale partita di fine anno, venne notato da alcuni osservatori del Leeds United. Il 17enne Smith venne avvicinato, a fine partita, da questi osservatori i quali gli fecero presente il loro interesse e mostrarono, a lui, la volontà di tesserarlo tra le fila del squadre della sua città . L'inizio di qualcosa di straordinario stava prendendo forma per questo comune ragazzo biondo risaltato all'occhio degli osservatori dello United per la sua cattiveria, la furia agonistica e le sue doti tecniche e balistiche condite con una incredibile freddezza sotto porta. Debuttò a soli 18 anni nella massima serie inglese nel big match contro il Liverpool dove, il 14 novembre 1998, gli Whites, si imposero per tre reti ad uno ad Anfield Road. La sorpresa generale fu proprio l'esordio con goal del giovane “biondino” con la maglia numero 39 di nome Smith. Facendosi largo a suon di goal, contrasti ed irrefrenabile voglia di migliorarsi sempre, Alan divenne, con il passare del tempo, una scelta indiscussa nella formazione titolare.
Nella stagione 2000-01 il Leeds prese parte alla Champions League e cosa c'è di meglio del più importante palcoscenico europeo per superare i propri limiti? Gli Whites, in quella stagione, vantavano un reparto offensivo di tutto rispetto con Smith, Viduka e Bridges.
Dopo aver superato scogli importanti quali Milan, Real Madrid, Lazio e Deportivo La Coruna, il Leeds, allenato dall'irlandese
David O'Leary, perse la semifinale di Champions League contro gli spagnoli del Valencia. Per un pelo, Smith e compagni, mancarono l'approdo in finale della più prestigiosa coppa europea. Alan Smith rimane, ad oggi, il giocatore più prolifico, nelle competizioni europee, del Leeds con quattordici reti.
Tutta l'Inghilterra parla di lui. I quotidiani sportivi lo innalzano a nuovo beniamino del mondo calcistico “made in England”. Il tutto perché, Alan, incarna l'attaccante tipo che tanto piace ai supporter inglesi: grintoso, potente, freddo finalizzatore e sopratutto instancabile faticatore.
La stagione successiva all'indimenticabile “cavalcata” in Champions League, David O'Leary, iniziò a vedere in Smith straordinarie capacità di adattamento ad altri ruoli oltre a quello di centravanti. La sua versatilità lo portò, molto spesso, a giocare come esterno destro di centrocampo e, anche in quelle situazioni, Smith era lì che faceva il suo e nonostante giocasse, talvolta, lontano dalla porta il suo contributo alla causa White vi era sempre con corse sfrenate, assist e goal.
Mentre il biondo Smith diveniva sempre più l'idolo di Elland Road, stadio del Leeds, sopra il club dello Yorkshire iniziarono a presentarsi delle “nubi nere” che non lasciavano presagire nulla di buono. Una grave crisi finanziaria investì la società la quale dovette fare i conti con bilanci sempre più in perdita. Pezzi pregiati della rosa vennero venduti, perlopiù, per fare cassa. Tra questi, nella stagione 2002/03 c'era gente del calibro di Rio Ferdinand, Dacourt, Robbie Keane, Fowler, Lee Bowyer e Woodgate che vennero ceduti. Alan venne trattenuto nonostante vi fossero numerosi club pronti ad accaparrarselo. La stagione 2002/03 vide il Leeds piazzarsi in quindicesima posizione. Quella stagione fu soltanto l'anticamera di ciò che accadde la stagione successiva.
Nella stagione 2003/04 il Leeds retrocesse in Championship e questo fu un duro colpo per tutta la società , la tifoseria ed Alan Smith. Nel maggio del 2004 Smith giocò la sua ultima partita con la casacca White e fu emblematica l'immagine di lui che baciava la maglia in lacrime. Il club che si fece avanti per acquistare Alan Smith fu, niente poco di meno, il Manchester United. Proprio così, il club più detestato dai tifosi del Leeds venne prendersi, per 10 milioni, il loro beniamino il quale firmò il contratto legandosi ai Red Devils. Questo diede il via a numerose polemiche. La sua uscita venne segnata da accuse di tradimento e, nel giro di un giorno, Smith è passato da eroe a traditore; tutto questo nonostante il fatto che il club avesse dichiarato pubblicamente che non poteva permettersi di pagare gli stipendi dei calciatori e, per Alan, nessun altro club aveva registrato un interesse eccetto il Man United. A causa delle difficoltà finanziarie del Leeds, Smith scelse di rinunciare alla tassa di trasferimento personale a lui dovuta dal club. Ciò non impedì, ad alcuni tifosi del Leeds, di sentirsi traditi al punto di innalzare striscioni i quali accostavano al figura di Smith a quella di Giuda.
Approdato ad Old Trafford, Smith, prese subito coscienza che divenire un idolo da quelle parti sarebbe stato ancor più ostico di Elland Road. Il reparto offensivo alle dipendenze di Sir Alex Ferguson vantava giocatori del calibro di Van Nistelrooy, Saha, Solskjaer ed il neo acquisto prodigio Wayne Rooney. Alan Smith aveva, senza dubbio, una concorrenza tutt'altro che semplice da scardinare.
La prima stagione tra le fila dello United fu colma di alti e bassi. L'8 agosto 2004 venne giocata la partita valevole per la Community Shield tra Arsenal e Manchester United. Al 55esimo minuto, i Red Devils, passarono in vantaggio grazie proprio ad una rete siglata da Smith con uno straordinario tiro al volo da fuori area. Alla fine del match, però, avranno la meglio i Gunners vincendo per 3-1 e sollevando al cielo la Community Shield.
La stagione, come già detto, ebbe degli alti e bassi e vide il biondo dello Yorkshire andare a segno per 10 volte nella stagione 2004-05. Il rientro di Van Nistlerooy da un infortunio, la straordinaria forma fisica di Rooney ed un infortunio dello stesso Smith lo portarono ad una stagione nell'anonimato. Nonostante tutto, però, i tifosi del Man United lo apprezzavano per la sua grinta e le sue doti ogni volta che veniva chiamato in causa.
Durante il ritiro dell'estate 2005 Ferguson iniziò a vedere Smith con altri occhi. Il manager dello United era sempre più in rotta di collisione con il suo capitano, Roy Keane, il quale sembrava sempre di più destinato a lasciare il Manchester United per diatribe interne. Una cosa, però, accomunava Ferguson e Keane. Entrambi vedevano Smith perfetto per il ruolo di mediano. Ferguson stesso dichiarò che lo stesso Keane vedeva Smith come il suo ideale successore in quel ruolo.
Nella stagione 2005/06 il Manchester United condusse il campionato colmo di alti e bassi e Smith divenne, definitivamente, un mediano di centrocampo. Con l'addio, colmo di polemiche, di Roy Keane, Alan, divenne praticamente titolare al fianco di Scholes nella linea di centrocampo. Svolgeva, perlopiù, compiti di contenimento, filtro, corsa e recupero di palloni e, di tanto in tanto, provava qualche inserimento in area di rigore. Era un altro tipo di Smith rispetto a quello visto ad Elland Road. Ai tempi del Leeds era utile alla causa per i suoi goal mentre, al Manchester United, ricopriva il ruolo di macinatore di km in mezzo al campo. Quella stagione, purtroppo, terminò il 18 febbraio 2006 durante la partita di FA Cup contro il Liverpool. Il match terminò 1-0 per i Reds ma quella partita sarà ricordata per l'infortunio di Alan Smith. Su una punizione, del norvegese Riise, Smith si immolò, come al suo solito, in scivolata per contrastare la “cannonata”. In quell'istante avvenne la frattura della gamba sinistra e conseguente slogamento della caviglia. Ferguson dirà di non aver mai visto un infortunio tanto grave nella sua carriera da calciatore, prima, e da allenatore.
Quella stagione terminerà così per Smith: in barella e tra gli applausi di Anfield Road. A fine stagione il Man United alzerà la coppa di lega e tutti i calciatori dedicarono la vittoria proprio a Smith.
Nella stagione successiva a seguito della cessione di Van Nistelrooy al Real Madrid, Ferguson decise di riabilitare Smith come centravanti nonostante la straordinaria attitudine e versatilità mostrata, nella stagione precedente, nel ruolo di mediano. Rientrato dall'infortunio prese parte a partite di Champions League contro il Celtic ed il Benfica partendo, però, sempre dalla panchina. Partì titolare nella partita, contro il Crewe Alexandra, nel quarto turno di coppa di lega. Mentre cercava di raggiungere la forma migliore voci di mercato, a gennaio, lo accostarono al Cardiff City e, addirittura, al suo vecchio club il Leeds United.
Smudge (soprannome a lui attribuito ai tempi dello United) volle rimanere a tutti costi ad Old Trafford per conquistarsi il suo posto in squadra.
Questa cosa venne molto apprezzata anche da Ferguson il quale cercò di “buttarlo” nella mischia in diverse occasioni e, piano piano, Smith stava tornando ad essere il solito vecchio combattente a prescindere se egli giocasse a centrocampo oppure in attacco. Il 10 aprile 2007 si giocò la partita di ritorno di Champions League, valevole per l'approdo in semifinale, tra Manchester United e Roma. Il match si concluse con un risonante 7-1 per i Red Devils ed Alan Smith siglò la rete del 2-0. Non accadeva dal novembre 2005 che Smith andasse a segno. Per lui fu una vera liberazione. Quella stagione il Man United vincerà la Premier League e l'ultima apparizione di Smith con la maglia dei Red Devils sarà contro il Chelsea nella semifinale di FA Cup del 2007. Dall'infortunio contro il Liverpool per Smith la carriera ha avuto, a detta sua, una parabola discendente visto che non raggiunse mai più la splendida forma avuta ai tempi del Leeds e nelle prime due stagioni al Manchester United.
Fu così che, nell'estate 2007, venne ceduto al Newcastle United. Ebbe così inizio una nuova avventura per il biondo di Rothwell. La prima stagione in maglia Magpies, però, fu molto deludente visto che, Alan, chiuse la stagione con zero reti. Anche la stagione successiva fu colma di alti e bassi provocati, soprattutto, dall'allontanamento, per diverso tempo, dal campo di gioco dovuto alla famigerata caviglia sinistra. Smith ritornò in campo nel febbraio 2009 contro l'Everton ma, in quella stagione, il Newcastle retrocesse clamorosamente in Championship.
Nonostante la stagione 2009/10 vide un club storico come il Newcastle United militare nella serie cadetta, per Smith fu una vera e propria rinascita. Tornò a giocare in maniera definitiva nel ruolo di centrocampista centrale e divenne perfino il capitano di quel Newcastle chiamato alla risalita nella massima serie inglese. I Magpies riuscirono nell'impresa di tornare in Premier League. L'edizione 2010/11 vide il Newcastle posizionarsi in dodicesima posizione e, le partite, giocate da Smith iniziarono ad essere sempre meno. Un po' per la concorrenza, a centrocampo, di gente come Tiotè. Joey Barton, Guthrie e Routledge, un po' per il continuo tormento causato dalla solita caviglia sinistra. Alan Smith percepì che, anche a Newscastle, la sua avventura era ormai arrivata al capolinea. Nonostante nell'estate 2011 ci fu un avvicinamento da parte del Leeds United, il suo Leeds, Smith rimase al Newcastle fino al gennaio 2012 quando venne ceduto, in prestito, al
Milton Keynes Dons e poi venne riscattato dallo stesso club del Buckinghamshire il 10 luglio 2012. Nel MK Dons collezionò circa 60 presenze senza andare mai a segno. Questo anche perché, ormai, Smith era un centrocampista.
Nell'estate 2014 passerà al Notts County vacillando tra League One e League Two e rimanendo legato al club, con il quale colleziona 87 presenze, fino alla stagione 2018. Stagione in cui il nostro “eroe silenzioso” decise di dire basta con il calcio giocato.
“Qualcosa s’era rotto, dentro di me: in ogni contrasto che facevo ero nervoso ed avevo paura. Ma, soprattutto, avevo decisamente perso qualcosa a livello fisico”. Queste furono le parole di Smith in un'intervista, di qualche anno fa, riferendosi all'infortunio subito nel match contro il Liverpool quel 18 febbraio 2006.
In conclusione: cosa sarebbe stata la carriera di Smith senza quell'infortunio? Cos'altro avrebbe potuto dare al Manchester United? Cosa sarebbe stata la sua carriera se avesse alzato al cielo la Champions League del 2000/01 con il Leeds? Quanti dubbi, quante cose lasciate in sospeso da questo calciatore che, di fatto, non è mai realmente esploso ma che era capace di mettersi a disposizione di tutti. Eppure il mondo del calcio ha bisogno anche di queste storie scritte a metà ma che, comunque sia, hanno avuto, al loro interno, qualcosa di eroico e sensazionale. Quello di essere stato amato (forse dopo anche odiato) da ogni singolo tifoso dei club per i quali ha vestito la maglia ed i colori sociali.
Grazie Alan...MIO “eroe silenzioso”.
di Damiano Francesconi