11 febbraio 2025

FRANK BARSON. "The hard man of english football"

La storia del calcio è costellata di giocatori violenti, spesso al limite se non oltre il regolamento. Calciatori duri, difficili da superare fisicamente, sempre pronti a seguire le caviglie (e a volte a colpirle) del malcapitato avversario di turno. Il calcio inglese ed anglosassone in generale, specie in passato, è sempre stato caratterizzato da questa tipologia di personaggi, che amati o non, hanno spesso contribuito a fare le fortune o le sfortune di una squadra e dei rispettivi manager.
Di recente il Times, noto quotidiano londinese, ha stilato la classifica dei cinquanta giocatori più duri del football di sempre. Sorvolando sull'attendibilità della particolare graduatoria, guidata probabilmente a ragione dal “killer” di Diego Armando Maradona Andoni Goikoetxea e composta da molte nostre conoscenze italiane e d'oltremanica come Claudio Gentile, Romeo Benetti, Nobby Stiles, Stuart Pearce e Roy Keane andiamo a scoprire insieme un "hard man" inglese poco conosciuto ai nostri giorni, che tra il 1919 ed il 1928 fu considerato uno dei giocatori più fallosi, rissosi e difficili da superare di tutta la Football League.
Parliamo quindi di Frank Barson, nato nella zona di Sheffield, a Grimesthorpe, nel 1891. Dopo aver conciliato il lavoro di fabbro con i primi approcci al calcio nel football club amatoriale dello Sheffield Albion iniziò la sua carriera di “duro” del beautiful game nel 1911, quando firmò un contratto da professionista per il Barnsley, all'epoca club di seconda divisione. Non ci mise molto il ventenne Frank a far conoscere il suo temperamento: poco prima di disputare la sua prima gara ufficiale con i Tykes all'Oakwell, Barson venne squalificato per due mesi, per aver provocato una gigantesca rissa con alcuni giocatori del Birmingham City durante un'amichevole pre-season. Rientrato in squadra giocò per il Barnsley fino al 1919 (dal 1915, anno in cui tra l'altro Frank si sposò, al 1918 la grande guerra fermò tutte le attività sportive ufficiali) collezionando in totale 91 presenze senza reti. 
Fu ceduto all'Aston Villa per la cifra di £2.850, voluto a tutti i costi dal grande George Ramsey, intento a ricostruire il Villa dopo la prima guerra mondiale. Il suo ruolo di interditore a centrocampo, caratterizzato da entrate durissime, divenne così molto noto agli appassionati dell'epoca ma soprattutto ai malcapitati avversari in campo, che cominciarono a considerarlo come uno dei più difficili, agonisticamente parlando, giocatori di tutta la lega professionistica. 
Il suo esordio con l'Aston Villa avvenne nell'ottobre del 1919 in un match vinto 4 a 1 sul Middlesbrough. Il carattere instabile di Frank emerse tuttavia anche nei suoi tre anni con la maglia claret and blue: molti infatti furono i contrasti con la dirigenza del club di Birmingham che non gradiva il fatto che Barson, nonostante gli impegni contrattuali assunti con il club, si rifiutasse di trasferirsi nella grande città delle Midlands facendo continuamente la spola per gli allenamenti e le partite tra Birmingham e Sheffield, città dove Barson aveva mantenuto interessi economici e familiari. In conseguenza di questi “attriti logistici”, all'inizio della stagione calcistica 1920-21 la dirigenza dell'Aston Villa decise di sospenderlo per quattordici giorni, nella speranza di convincerlo a spostarsi in maniera permanente a Birmingham; ciò non avvenne e in questo periodo (il 15 marzo 1920) il ribelle Frank si guadagnò anche un cap (peraltro l'unica) nella nazionale inglese, esordendo in un match contro il Galles giocato ad Highbury e valido per l'Home Championship. Subito dopo, a fine aprile, vinse con i suoi compagni la Fa Cup del 1920, al quale è legata una delle più famose storie su Barson, che ci fanno capire chiaramente quale fosse il suo atteggiamento in campo. 
Poco prima di scendere sul terreno dello Stamford Bridge di Londra, scelto in quell'occasione per la finalissima, T.J. Howcroft, uno dei migliori e rispettati arbitri dell'epoca minacciò palesemente e pubblicamente Barson in un duro face to face negli spogliatoi del Villa, intimando al rissoso centrocampista che la partita doveva essere giocata lealmente e che al primo intervento sopra le righe la finale di Barson sarebbe finita all'istante. Per una volta Frank tenne a freno i tacchetti degli scarpini, il match fu gradevole, combattuto ma leale e l'Aston Villa, superando per 1 a 0 l'Huddersfield Town, si portò a casa l'ambito trofeo. La sua carriera all'Aston Villa, dopo un centinaio di presenze e 10 reti, era comunque giunta al capolinea e dopo l'ennesima violenta discussione con un compagno di squadra poco prima di un match di League la dirigenza decise di "liberarsi" di Barson, cedendolo nell'agosto del 1922 al Manchester United per £5.000.

Nel nord-ovest dell'Inghilterra Frank lasciò il segno, giocando fino al 1928 e collezionando 140 presenze e 4 goal, di cui uno proprio alla sua ex squadra, l'Aston Villa. Quando approdò all'Old Trafford lo United non navigava in buone acque ed era appena retrocesso in Second Division. Barson contribuì a far risalire il club di Manchester nella massima serie nel 1925 sciorinando in campo tutto il suo repertorio di centrocampista duro, falloso e mai domo. Nel libro "The Official Illustrated History of Manchester United" l'autore Alex Murphy descrisse Barson addirittura come un guerriero azteco, minaccioso nello sguardo e nei movimenti, capace di ispirare i propri compagni alla lotta su ogni pallone per raggiungere la promozione; mentre Garth Dykes, l'autore di "The United Alphabet"
, lo descrisse come il più controverso calciatore del suo tempo, un gigante insuperabile del centrocampo con l'unico difetto di non saper gestire le proprie forze ed il proprio impeto, alimentato dal desiderio di voler essere sempre il primo attore in una mischia. A conferma di tali descrizioni palese fu il suo comportamento il 27 marzo 1926, quando il Manchester United affrontò il Manchester City nell'attesissima semifinale di FA Cup di quell'anno. Durante il gioco Sam Cowan, leggendario centrocampista e capitano del City, perse conoscenza dopo uno scontro di gioco e fu costretto ad uscire dal campo. Il motivo della prematura esclusione di Cowan non fu subito chiaro e si pensò inizialmente ad un malore improvviso. Dopo le cure del caso la gara riprese ed il City si impose sullo United con un netto 3 a 0. Dopo il match fu avviata un'inchiesta sull'incidente accorso al capitano del City e fu stabilito, in base alla testimonianza dello stesso Cowan e di alcuni spettatori presenti che Barson colpì con un violento pugno l'avversario durante una fase di gioco, mettendolo praticamente ko. Frank fu immediatamente sospeso dalla
Football Association per otto settimane.
Anche la sua carriera allo United volgeva al termine e nel maggio del 1928 si definì così il suo passaggio a titolo gratuito al Watford, club all'epoca di Third Division South, nel quale Frank militò per una sola ma tormentata stagione. Anche qui, come in passato con le maglie di Barnsley, Aston Villa e Manchester United, Barson ricevette lunghe squalifiche per comportamenti eccessivi e risse e mantenne la sua fama di "hard man of english football" in molte occasioni in cui dovette lasciare il terreno di gioco anzitempo o per esser scortato a fine gara dai poliziotti con lo scopo di evitare linciaggi dei tifosi di turno. Dopo la breve esperienza al Vicarage Road (appena 10 presenze ed una rete) accettò il ruolo di giocatore allenatore all'Hartlepool United per terminare poi la sua lunga e rissosa carriera al Wigan Borough nella stagione 1930-31, cimentandosi poi fino al 1956 in vari ruoli tra cui allenatore dello Swansea Town. Morì 77enne il 13 settembre del 1968, a Birmingham. 
La sua ultima apparizione da calciatore avvenne con la maglia del Wigan Borough nel boxing day del 1930, contro l'Accrington Stanley. Fu un'uscita di scena degna del suo modo di interpretare il gioco del calcio: espulso nel finale di gara per gioco violento...
di Christian Cesarini, da "UK Football please"

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