7 marzo 2025

1988 IL CENTENARIO DEL CELTIC GLASGOW. C'ero anch'io..



Gli eventi si susseguono a catena. Siamo ad inizio stagione 1987/88, l’anno del centenario per il Celtic. Dopo aver affinato l’amicizia con David di Glasgow, entro in contatto con Claudio di Lugano, come appassionato del Celtic e del mondo che lo circonda. Il sogno resta quello di un viaggio a Glasgow, ma la mia giovane etĂ  (non era semplice partire da solo a quei tempi ..) e la sua paura dell’aereo sembrano ostacoli insormontabili. Per cui l’unica occasione di vedere dal vivo le mitiche hoops è accettare l’invito a casa di Claudio nel weekend pasquale per assistere a un torneo che vede coinvolta la squadra riserva, allora guidata dal mitico Bobby Lennox. Ma si sa che l’appetito vien mangiando e tornato a casa gasato ed orgoglioso, ricevo un pomeriggio una telefonata incredibile. “ciao Ale, sono Claudio, andiamo a Glasgow?”. Mi tremarono le gambe quel giorno (lo ricordo ancora). 
Dopo un consulto familiare (fatto per lo piĂą di preghiere), ho finalmente l’ok. Claudio pensa ai dettagli del viaggio, che faremo in treno (che culo, ho i biglietti gratis) e giovedì 5 maggio 1988 alle ore 13.31 salgo sul treno che da Verona mi porterĂ  a Lugano. L’appuntamento è per le 17.15 orario di partenza del treno per Zurigo, dove poi prenderemo un altro treno per Parigi. Poi Londra e quindi Glasgow. 
Ore 17.00: dopo un breve giro a piedi per il centro storico di Lugano risalgo in stazione in attesa dell’arrivo di Claudio. Passano i minuti e lui non arriva; comincia la paura, la tensione l’angoscia, per il fatto di aver accarezzato un sogno. 17.13: arriva il treno; Claudio non si vede. 17.14, 17.15: ecco l’annuncio della partenza. Che fare? Parto da solo? Non saprei dove andare. Torno a casa? Che figura di merda con tutti (e sono tanti) quelli che mi sanno diretto a Glasgow. Il controllore è pronto sugli scalini a salire sulla carrozza. “Ale, Sali presto!!!” wow. Da un’entrata della stazione arriva Claudio di corsa, con la faccia rigata dalle lacrime. “ma dove cazzo sei stato?” chiedo io. Sul treno lui si affaccia al finestrino e io mi rendo conto di quello che è successo; sull’altro lato della stazione ci sono moglie e figlie che piangono la sua partenza. Tappa a Zurigo; vagone letto fino a Parigi; poi da Parigi a Boulogne s/m dove passiamo la manica in hovercraft e finalmente tocchiamo a Dover il suolo di Gran Bretagna. 

Non mi sembra vero. Siamo comunque sempre di corsa. Da Dover a Londra; cambio di treno; metropolitana fino a Euston; poi alle 15,30 intercity per Glasgow. La frenesia sale, si parla poco, e solo del Celtic. Ore 20,30 arrivo alla stazione di Glasgow. Pochi minuti ed arriva David che ci accoglie come 2 fratelli; tappa al ristorante e poi ospiti a casa sua. E’ venerdì 6 maggio 1988; inizia la mia avventura in biancoverde. Sabato mattina visitiamo il mercato di Barra’s dove si trova di tutto (un mercato delle pulci). E’ una full immersion con i tifosi del Celtic. Gli amici di David diventano automaticamente i nostri amici. Poi si passa al pub per l’ultimo sorso. Quindi via verso Celtic Park per l’ultima gara di campionato contro il Dunfermline Athletic. Non c’è il biglietto; paghi direttamente alla cassa l’operatore fa scattare il girapersone; si entra. Ricordo ancora l’odore di fritto e acido, la pelle d’oca nel posizionarmi nella jungle. Guardo sopra la testa; il balcone riservato alle telecamere della BBC è vuoto. “oggi 23 sciopero, no tv” mi dice il David. “porca puttana” esclamo io, ma tanto nessuno capisce.
Nessun filmato che testimoni il fatto d’esser stato qui. E dopo si canta, si impreca, ci si alza sulle punte delle scarpe (siamo in piedi e io sono piccolo). Segna Morris, si gioca su un campo spelacchiato. Il gioco non è entusiasmante, ma l’apoteosi è all’inizio, quando tutta la rosa sfila mostrando il trofeo di campione di scozia, vinto qualche settimana prima. Finisce Celtic 1 Dunfermline 0 si esce (lo stadio si svuota in meno di 5 minuti) e via al pub a festeggiare. Non riesco a pagare nemmeno un bicchier d’acqua; gli ordini sono tassativi: per noi due è tutto gratis!! Vogliono sapere tutto di noi; ma io parlo pochissimo inglese e capisco ancora meno. Mi aiuta Claudio, che sembra uno di loro, con la sua chioma rosso irlandese. Alla fine però le canzoni riesco ad impararle. E torno a casa con programma, spille, adesivi, tutti trofei storici per me. La settimana che porta alla finale di Coppa di Scozia la passiamo fra Glasgow, Edinburgo, le Trossach, Loch Lomond, una sera a teatro a vedere (manco a dirlo) the Celtic story, serate presso i vari pub sede dei club di tifosi.  Che vita ragazzi!! non si può volere di piĂą. Sembra proprio di vivere fuori dalla realtĂ . Guardi, ammiri, tocchi; visitiamo il Celtic Park dove ci accolgono con calore. Il fatto di arrivare da così lontano ci rende speciali, alla stregua di marziani. “Ale, sveglia”
E’ sabato mattina, 14 maggio 1988, il gran giorno. Si va a Glasgow per una parade delle bande irlandesi attorno a quartiere di Parkhead. Mi guardo attorno e vedo tutte facce convinte. La fede qui è unica: irlandese. Si finisce al pub prima di mezzogiorno; si comincia a bere. Poi in pulman si parte per Hampden Park
Quanti saranno gli scozzesi senza biglietto? Io, giunto in treno per la prima volta, ho il mio tagliando (che conservo ancora): “Hampden Park – 1988 Scottish Cup Final tie.”

























Arriviamo. Si salgono le immense scalinate che portano alla Jock Stein Section; che brivido. Ci posizioniamo nella marea biancoverde che avevo visto prima di allora solo in televisione: ci sono anch’io, lì con la mia maglia del Celtic che data stagione 1982/83. Primo tempo senza emozioni, se non per il fatto che il Celtic non schiera Pat Bonner in porta ma la riserva McKnight. Inizio ripresa: contropiede del Dundee United; goal. Nooooo !! il fragore dei tifosi del Dundee rimbomba ancora piĂą forte di quello che potrebbe essere in realtĂ . Penso: 2.000 km per arrivare a vedere una finale persa. Dopo 5 minuti Roy Aytken ferma un contropiede e viene ammonito. “shit, we’ll be out for the replay” . questo l’ho capita benissimo. “sarĂ  squalificato per il replay di giovedì.” Ma come??! Stiamo perdendo, giochiamo male, nessun tiro in porta e sti qua pensano al replay ??? robe da matti. 
Eh sì perchĂ© matti sono, come me che sono da Verona. Comincia l’assedio; la porta è sotto la nostra curva. Ecco finalmente l’atmosfera che ho respirato solo in tv. E stavolta ci sono dentro. L’adrenalina penso sia a 1.000 (se esiste questo valore). Miller a sinistra, palla a Rogan, cross, Thompson a vuoto, testa di MacAvennie: gooooooooooooolllllll!!!!!! 
Mi ritrovo sotto un mucchio, tutti urlano, mi tirano. Per fortuna ho salvato gli occhiali. Da lì in avanti si susseguono canti e urla, è impossibile parlare. 89’: angolo di Miller, palla 24 bassa a Stark che batte al volo: deviazione, destro di MacAvennie: goooooolllll !!!! Siamo nella storia. E io, Alessandro Boretti, 21 anni compiuti il giorno dopo, mi porto a casa il regalo di compleanno più bello della mia vita biancoverde.
di Alessandro Boretti, da "UK Football please"

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