24 gennaio 2025

BACK TO THE "SIXTIES" - La trasformazione delle maglie in business.

Tanto tempo fa, così potremmo iniziare questo pezzo come fosse una fiaba, i ragazzini correvano dietro un pallone tra l’ora del tè e l’ora di cena in campetti fangosi o nei pubblici giardini o nei playgrounds delle scuole dopo avere posato a terra il loro “montgomery” o parka o la giacca della divisa della scuola.


Chi sceglieva di essere Bobby Charlton o Denis Law, chi Bobby Moore o Jimmy Greaves, tutti avevano un idolo ma nessuno si sognava di scendere in campo con indosso la maglia o se volete “replica shirt” del club preferito.
Erano i fantastici e vivaci sixties (sia dal punto di vista pallonaro che musicale che stilistico che sociale), periodo in cui a mio giudizio si videro le piĂą belle e stilose divise da gioco in UK, semplici eppure eleganti, girocollo, con accurati stemmi ricamati.
Poi, ad inizio seventies qualche colpo di ammodernamento assolutamente ancora gradevole come l’uso del tessuto traforato Aer Tex della Umbro, le iniziali del club ricamate in corsivo, l’aggiunta di colletti e l’inserto triangolare a chiudere lo scollo a “V”, look che andava di pari passo con la crescita dei capelli e delle basette dei giocatori (basette vere non le ridicole, sottili sculture a colpi di rasoio che si vedono oggi su campioni e pseudo campioni che prima di scendere in campo si sistemano il cerchietto tra i capelli.. fortunatamente soprattutto nel continente).

Poi, un giorno del 1973, sulla maglia del Leeds apparve un simbolo, un grado da ammiraglio ed infatti sotto questo strano logo c’era proprio la dicitura Admiral. Apparentemente innocuo ma secondo gli esperti questo fu l’inizio del “great kit business”.
L’anno successivo, 1974, Don Revie divenne il nuovo manager della nazionale ed una delle prime azioni che fece fu di introdurre presso la FA l’Admiral con la quale l’anno precedente aveva deciso la sponsorizzazione tecnica del Leeds essendo Revie allora manager della squadra del Yorkshire. Il tutto, come dissero allora le solite malelingue (ma a ragione) fruttò un bel po’ di pounds al buon Revie, questo fu una sorta di investimento da parte della Admiral che quindi riuscì ad estromettere la Umbro da fornitrice ufficiale della nazionale cosa che aveva fatto per 60 anni. Inoltre l’Admiral ottenne il permesso di ammodernare la divisa tutta bianca dei 3 Lions e qui fecero la loro comparsa le famose striscie rossoblu sulle maniche (biancorosse sui calzoncini blu) ed il logo della casa. I tifosi piu’ tradizionalisti e quasi tutta la carta stampata gridarono all’orrore ma il nuovo kit immesso sul mercato e spinto da una potente campagna pubblicitaria vendette eccezionalmente tra il pubblico piu’ giovane. 
Dopo che la nazionale aveva venduto la propria anima (come sostennero alcuni giornalisti) molti clubs cedettero alle lusinghe dell’Admiral sentendo la necessità di adeguarsi ai tempi correnti e soprattutto di vestire come la selezione del Paese. Ecco quindi Norwich, Southampton, Manchester Utd, Coventry, West Ham indossare il grado dell’ammiraglio mentre la Umbro combatteva su altri fronti tenendosi stretti la selezione scozzese, Derby, Everton, Manchester City, Arsenal, Liverpool.

Tra la metà dei seventies e l’inizio degli
eighties vi fu il picco produttivo e di fama dell’Admiral che proprio ad inizio del nuovo decennio ristilizzò la maglia della nazionale proponendo la famosa striscia rossoblu orizzontale tra petto e spalle (o come direbbe correttamente un sarto, sul carrè); subito altre polemiche ma anche tanta pubblicità e anche favori tanto che in un recente sondaggio tra tifosi questa resta una delle maglie preferite della storia dei 3 Lions. Insomma quella dell’europeo dell’80 e dei mondiali dell’82 che onestamente anche a me, seppure tradizionalista convinto che metterà sempre al primo posto quella tutta bianca girocollo dei sixties, non dispiaceva nè allora né tuttora. Poco dopo però il colosso Adidas iniziò a mettere il naso in UK e forte delle sue dimensioni e potenzialità cercò di prendersi una fetta di quell’interessante mercato. In breve clubs come QPR, Ipswich, Forest vestirono le note tre striscie e dopo poco anche Liverpool ed Arsenal entrarono nella scuderia della casa tedesca.
A seguire giunsero anche Hummel dalla Danimarca che vestì Spurs, Villa, Swansea, Darlington, Southampton e la nazionale gallese e Le Coq Sportif dalla Francia. Insomma la torta si faceva sempre più piccola e quando a metà eighties la Umbro riuscì a riprendersi la nazionale proponendo nuovamente un design sobrio e semplice ed una proposta economica che l’Admiral non potè contrastare per la casa del grado della marina iniziò il declino.
Per Umbro invece si trattava di una seconda giovinezza che durò per molti degli anni 90 mentre Admiral si trovava a fronteggiare una crisi finanziaria che la portò ad essere l’ombra di quel che era stata. 
Negli ultimi anni l’Admiral sta cercando di rialzare la testa partendo dalle divisioni minori  mentre la Umbro tiene duro con la nazionale ed alcuni clubs di grande potenzialitĂ  ma questa è storia recente che anche i ragazzini possono giudicare con i propri occhi e notare come ormai il mercato se lo contendano un paio di grandi nomi non britannici o poco piu’ che per qualsiasi squadra propongono lo stesso modello cambiando solo i colori; per noi un po’ piu’ “maturi” invece resteranno per sempre negli occhi e nel cuore le meravigliose divise e tute degli anni d’oro che ci videro scoprire il football d’oltre Manica che avevano solo due simboli sulla parte destra del petto ovvero il diamante stilizzato della Umbro e il grado dell’Admiral.
di Gianluca Ottone, da UKFP (settembre 2006)

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