Siate sinceri, quante volte, seguendo una partita della nazionale o di clubs in trasferta, siete rimasti affascinati, colpiti, attirati dal vero e proprio mare di stendardi, bandiere, vessilli che solitamente vengono affissi negli stadi che ospitano l'incontro?
Si, sono convinto che tra le tante cose che ci hanno entusiasmato nel corso degli anni seguendo il footie, proprio la massiccia presenza di tifosi che seguono la nazionale o il proprio club, portandosi dietro bandiere di svariate dimensioni rigorosamente da appendere e non da sventolare, abbiano avuto un ruolo notevole. Inoltre per chi era o è abituato a frequentare gli stadi italiani colpisce il fatto della presenza di bandiere nazionali anziché vessilli con i colori dei clubs anche quando si segue la propria squadra, eccezione fatta per i tifosi di Liverpool e Everton e, più recentemente da quelli del Manchester United, che portano con sé nella stragrande maggioranza, stendardi con i colori ed i simboli del club piuttosto che le bandiere nazionali.
Si, perchè, si segua la nazionale o il proprio club, la caratteristica delle tifoserie inglesi è sempre quella di usare la St. George's Cross o la Union Flag (o Union Jack) o le “ensignes” della marina (red o blue ensign della marina civile e commerciale, white ensign della marina militare), mentre, singolarmente, chissà come mai non è mai stata diffusa la RAF ensign ovvero la bandiera dell'aeronautica militare peraltro bellissima, quella celeste con il “target” circolare rossobiancoblu e la Union Jack nell'angolo in alto a sinistra.
I suddetti stendardi sono sempre stati poi impreziositi con le iniziali o il nome del club stesso o della città di provenienza e più recentemente, con l'ausilio della tecnica, anche stemmi e immagini varie. Se, come me, seguite il footie da molto tempo, avrete avuto modo di notare come la qualità degli stendardi sia cambiata molto rispetto a quelli che si vedevano durante i 70s, sicuramente si è guadagnato in qualità (materiali impermeabili come nylon o pvc, fori dotati di anelli di rinforzo per l'affissione, scritte stampate) ma si è perso in fascino, originalità, varietà (tessuti vari e non nylon, affissione tramite lacci cuciti dalla zia, lettere fatte con la vernice, con il nastro adesivo o in stoffa cucite pazientemente dalla mamma, dimensioni diverse).
Provate a ricordare o tirate fuori dalla vostra videoteca immagini di vecchi turni di coppe europee o di gare della nazionale dei 70s e 80s. Noteremo immediatamente dove si trovavano i nostri supporters.. una linea continua o una sovrapposizione di Union flags (la maggioranza in quegli anni, molte meno le St.George's Crosses) di dimensioni varie, di provenienza varia. Non era poi così raro che i tifosi che partivano “on tour” al seguito dei Three Lions se non avevano già uno stendardo, andassero a cercarlo in un “military surplus store” ovvero un magazzino di materiale e abbigliamento militare usato, o nei tanti mercatini di cui solo a Londra se ne trovano un'infinità, piuttosto che nella soffitta della nonna o, casi realmente accaduti, si trafugavano dai pennoni di qualche edificio pubblico..
Il fascino di quell'epoca era sicuramente il livello più spontaneo, grezzo, vario, originale del football, del tifo, dei tifosi e dei loro vessilli (e anche troppa “esuberanza” sulle terraces e fuori..).
Alla suddetta varietà di bandiere si abbinavano gli stendardi a due aste (che riportavano frasi di incitamento piuttosto che frasi ironiche o a doppio senso ma sempre riferite all'evento sportivo in corso) retti dai tifosi che nel corso dei 70s e 80s passarono dalle sciarpe al collo e coccarde appuntate sul bavero alle “coppole” a spicchi, alle sciarpe annodate al polso, rarissimo l'uso delle replica shirts, in ogni caso tutti “stili” che faranno adepti nel corso degli anni successivi ovunque in Europa.
Dagli anni 90 in avanti sia al seguito della Nazionale che dei clubs ha iniziato a prendere il sopravvento l'uso della St. George's Cross che ha quasi del tutto soppiantato la Union jack.
Diciamo che i tifosi inglesi hanno voluto sempre più identificare l'appartenenza alla loro Home Country e fronteggiare il sempre più crescente senso nazionalistico e di indipendenza di scozzesi, irlandesi, gallesi che non perdevano e non perdono occasione di esibire alle manifestazioni sportive e non le loro bandiere. Intanto però come già accennato precedentemente, si assiste ad una evoluzione grafica e di materiali. I vessilli non si procurano più ai mercatini o nei bauli della vecchia zia ma si ordinano a ditte specializzate (attualmente ve ne sono diverse che dominano il mercato, realizzando qualsiasi formato, qualsiasi scritta, qualsiasi disegno) inviando un bozzetto si riceve via e-mail o fax un preventivo, insomma anche in questo c'è stata la stessa evoluzione che c'è stata tra il caro vecchio footie dei 70s e 80s e quello attuale dove gli stadi, le maglie, i tifosi sono sempre più simili tra loro.
Per carità, l'effetto che fa anche tutt'oggi il mare di bandiere, ovunque giochi la nazionale o un club impegnato nelle coppe europee, è pur sempre magnifico e unico.
Però, chissà se anche in queste cose non ci troveremo a rimpiangere la vecchia “white ensign” macchiata o la Union Jack scolorita con le lettere ritagliate e cucite rispetto alla perfezione e all'impermeabilità del pvc e delle precisissime scritte stampate, proprio come, almeno a me, mancano tanto le terraces, le maglie in cotone, il rotolo di carta igienica che piove in area dopo un goal...
di Gianluca Ottone, da "UK Football please"
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