Sono Simone Longo , classe 1982, vivo a Milano (dove sono nato e cresciuto) ma credo di essere stato britannico in una vita precedente. Adoro tutto ciò che è british: il clima, il cibo, la gente, la cultura e in Gran Bretagna mi sento a casa.
-Di quale squadra britannica sei tifoso e come mai?
Sono tifoso dell’Ipswich Town.
Innanzi tutto è una questione di famiglia: mio fratello Claudio ha 15 anni in più di me e si è goduto l’impresa eroica dei super blues di Bobby Robson che conquistarono la coppa UEFA nel 1981 e da lì è partito il suo tifo. Quindi, anche se sono nato l’anno dopo, a casa mia si è sempre respirata la passione per il club del Suffolk e non è stato difficile appassionarmi a mia volta. L’amore vero però è sbocciato definitivamente il 6 dicembre 2001 quando finalmente ho avuto la possibilità di vedere i tractor boys dal vivo a San Siro (lo stadio della mia città) in occasione della partita di coppa UEFA contro l’Inter. Riuscii a trovare il biglietto nel settore ospiti e a vedere la partita in mezzo agli oltre 10.000 tifosi della blue army che invasero Milano. Travolto dal calore, dall’esperienza (fino a quel momento unica) ricordo ancora oggi che, uscendo dallo stadio, pensai: “chissà se un giorno riuscirò mai a vedere una partita a Portman Road?....sarebbe un sogno”. E il mio sogno si è più che avverato: in oltre 20 anni ho avuto la fortuna di poter sostenere la squadra dal vivo in casa e in trasferta, in un viaggio coinvolgente, che va aldilà di una vittoria o di una sconfitta, che va aldilà della categoria tra i campionati di Championship, League One e Premier League. Un viaggio con il cuore che batte forte e l’emozione che ogni volta è come se fosse la prima! Nel 2011 ho avuto l’onore di diventare il presidente della sezione italiana del supporters club ufficiale della società (ITFC Italian Branch), il che mi ha permesso di trasmettere la mia passione ad amici vecchi e nuovi e di radunare i tifosi della squadra sparsi per lo stivale. Poter rappresentare ufficialmente il mio club con la mission di condividerne i valori e far conoscere la nostra realtà mi riempie di orgoglio. Siamo una cinquantina di membri e negli anni abbiamo condiviso diverse attività: tra le altre, oltre a guardare le partite (quando possibile dal vivo, altrimenti al pub), abbiamo giocato partite con altri fans club con lo scopo magari di raccogliere qualche fondo per beneficenza e abbiamo collaborato con il club stesso come ad esempio quando, in collaborazione con la sezione heritage, abbiamo ripercorso le orme della fondazione del club nel 1878 riproducendo la prima foto della squadra arrivata ai giorni nostri. Si è costruito un legame saldo con il club: abbiamo avuto l’onore di aver accesso e di conoscere la realtà Ipswich a tutti i livelli: società, città, tifosi, leggende del club, di stringere nuove amicizie. L’Ipswich è considerato il “family club” per eccellenza e siamo fieri di farne parte. Insomma posso proprio dire di poter vivere il mio sogno che va aldilà del calcio: il calcio è solo un mezzo, alla fine ciò che conta è la passione che mi accompagna nella vita di tutti i giorni ed è bello condividerla con i miei amici, la mia famiglia, mia moglie e mio figlio che mi supportano e mi accompagnano nel quotidiano, nelle attività e nei viaggi in Inghilterra. Le partite e i risultati passano ma i legami forti restano, sono molto grato per questo dono!
La mia passione per il calcio inglese in generale inizia nei primi anni 90 seguendo le partite di FA Cup trasmesse su Rete Capodistria prima e TMC poi, accompagnate dalle pagine del Guerin Sportivo e dalle partite sul campo di Subbuteo dove attraverso il gioco si dava sfogo alla fantasia e quel panno verde diventava Wembley. In un'epoca dove tutto ciò appariva così lontano e diverso ma così bello e coinvolgente. Crescendo, con i mezzi che man mano annullavano le distanze e potendo approfondire e conoscere il mondo del calcio inglese non potevo che rimanerne travolto. Le caratteristiche che mi affascinano di più del calcio britannico sono il senso di appartenenza tra club tifosi e città e la cultura sportiva. Infine non posso che ringraziare l'Inghilterra per aver creato ormai più di 150 anni fa questo sport che, come posso testimoniare, è molto più di un gioco!
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