4 agosto 2024

LA STORIA DELLA FA Cup (part 4) - Gli anni '80



Come preannunciato nella precedente puntata della storia della FA Cup, eccoci finalmente arrivati ai miei ricordi personali, quanto meno delle finali degli ultimi venti e passa anni, tutte vissute con dirette televisive. A dir la verità è stato proprio l’ultimo atto di un’edizione della Coppa d’Inghilterra ad avvicinarmi al calcio inglese, al suo fascino e alla sua tradizione ultra centenaria.
Era il 1981, rammento di aver visto le due partite tra Spurs e Manchester City (la prima conclusasi sull’1-1, la seconda 3-2) su una TV straniera, quella della svizzera italiana o Capodistria. La cosa che mi colpì di più, oltre allo splendido gol dell’argentino Ricky Villa che decise le sorti della coppa, fu la massa umana dei tifosi sulle gradinate di Wembley, il loro sventolio di bandiere all’entrata in campo delle squadre e la loro esultanza irrefrenabile dopo i gol dei loro eroi. Nei mesi successivi quei match, iniziai timidamente a informarmi, tramite i limitati mezzi allora a mia disposizione, sul mondo così bello e particolare dell’english football. Ovviamente non mi persi la finale del 1982, in un certo modo capendo già allora la sacralità della giornata dell’atto conclusivo della manifestazione e stabilendo che doveva diventare un must anche per me. Vidi un altro successo del Tottenham, a spese di una squadra con un nome altisonante: il Queen’s Park Rangers. Più tardi avrei imparato a chiamare il team di Loftus Road QPR, ma questa è un’altra storia. Gli Spurs ebbero la meglio al replay per 1-0, dopo l’1-1 del primo match. Oramai ero definitivamente conquistato.
Ora ripensando a come ho seguito la FA Cup in questi decenni mi perdo nel mare dei ricordi, delle immagini di partite, sintesi e gol. Fino a pochi anni fa c’erano ancora i replays ad oltranza, uno dei tratti distintivi di questa competizione, che servivano a conferire epicità a sfide apparentemente infinite. In particolare rammento un Everton-Sheffield Wednesday, credo di fine anni ’80, per cui ci vollero quattro partite per decidere chi doveva accedere al turno successivo. Poi poter vedere, almeno in TV, un Giant Killer all’opera aggiungeva un ulteriore tassello all’unicità della competizione. Come non citare allora il piccolo Wrexham che recupera due gol al grande Arsenal ed elimina i Gunners al terzo turno nell’ormai lontano 1992. Che partita ragazzi! Ma torniamo al racconto delle finali, per forza di cose preponderante in questo umile tentativo di rievocare la storia della Coppa d’Inghilterra. Eccoci al 1983. Sfida tra il Manchester United di Bryan Robson ed il Brighton, che quell’anno aveva chiuso all’ultimo posto della vecchia First Division. Partita a senso unico? Beh, sì, ma la seconda, terminata con un roboante 4-0 per i Red Devils. La prima si era dilungata ai supplementari (2-2), su un terreno infame e sotto una pioggia incessante, con il Brighton a divorarsi un’occasione enorme pochi secondi prima del centoventesimo minuto, tra la costernazione del commentatore della BBC, a cui sfuggì un “and Smith must score” in riferimento al giocatore che ebbe la palla della vittoria. 12 L’anno dopo i detentori della coppa finirono ingloriosamente fuori al terzo turno contro il Bournemouth, uno dei risultati più eclatanti degli ultimi decenni.
A succedere allo United fu l’Everton, negando all’ottimo Watford di quei tempi la soddisfazione di portarsi a casa il primo trofeo della sua storia, con il povero Elton John rotto in lacrime di delusione. Sempre l’Everton, uno dei migliori di sempre, arrivò a Wembley nel 1985. Già campione d’Inghilterra e vittorioso in Coppa Coppe, il team di Liverpool perse il treble a causa di uno splendido gol dello sfortunato – perché troppo presto costretto al ritiro – Norman Whiteside del Manchester United. United che giocò in dieci buona parte dell’incontro, terminato ai supplementari, per l’espulsione di Kevin Moran, primo cartellino rosso nella storia delle finali. 1986: terzo anno consecutivo all’ombra delle due torri per i Toffee Man. Questa volta è un derby tra le due superpotenze del calcio inglese degli anni ’80: Everton e Liverpool. 3- 1 per i Reds, che raggiungono il double grazie ad una doppietta di Ian Rush. Con lo stesso Rush, Dalglish, Lawrenson, Neal e Whelan e via discorrendo da una parte e Sharp, Southall, Sheedy, Lineker, Reid e compagnia dall’altra, per gli appassionati di calcio di Liverpool era certo un bel vedere! Poi ci furono due finali storiche, indimenticabili, contraddistinte dal trionfo degli outsider. Nel 1987 il Coventry City, “paria” del calcio inglese, sorprese un Tottenham sicuro di riportare la coppa al White Hart Lane e poi tradito anche dall’inossidabile capitano di mille battaglie Gary Mabbutt, autore di un incredibile auto-gol. Ricordo che la partita mi tenne letteralmente incollato alla poltrona, sebbene all’inizio anch’io dessi ben poco credito agli Sky Blues. E invece finì con l’estasi dei tifosi del Coventry dopo i supplementari che fissarono il risultato sul 3-2. 
L’anno dopo arrivò a Wembley la Crazy Gang, come venivano simpaticamente chiamati quei mattacchioni dei giocatori del Wimbledon, che sconfissero nientemeno che il Liverpool! Lawrie Sanchez siglò il gol della vittoria con un bel colpo di testa. Poi nella seconda frazione ci penso Dave Beasant, il portierone dei Dons, ad assicurare la gloria eterna ai gialloblù, parando un rigore a John Aldridge. Anche quello fu un evento storico, dal momento che mai in precedenza erano stati sbagliati dei rigori in finale. Questo forse a testimoniare la paura dei Reds, che tutto avevano da perdere in quella partita. Narrano le cronache che a Wembley i fans doc del Wimbledon furono “aiutati” per la giornata da supporters di altre squadre, che chiaramente parteggiavano tutti per i più deboli. In realtà fu l’intero paese a tifare per il piccolo club di Londra Sud, che fino a pochi anni prima non era nemmeno nell’olimpo dei professionisti.
Anche io fui ben contento di vedere Vinny Jones alzare la coppa, sebbene stentassi a credere ai miei occhi! Tutt’altre sensazioni ebbi per la finale del 1989, quella del dopo Hillsborough. Si giocò il derby della Merseyside più triste della storia, con la città di Liverpool che poche settimane prima si era unita compatta a piangere i propri morti e che ancora non si era riavuta dallo shock. Non credo ci sia bisogno di soffermarsi sui fatti di Sheffield, sulla tragedia che accadde prima della semifinale tra Liverpool e Forest, che causò 95 vittime. Una delle pagine più drammatiche del calcio d’oltremanica, nota a tutti gli appassionati del nostro sport, raccontata in diretta televisiva dalla coppia Bulgarelli-Caputi sull’allora Telemontecarlo. Successivamente il Liverpool arrivò in finale, vincendola per 3-2, con 13 Rush mattatore come tre anni prima. Ma per quella volta i tifosi dell’Everton non furono tanto dispiaciuti di perdere una sfida stracittadina. Ed io non mi scorderò mai l’immagine delle tribune e del campo di Anfield ricoperto di fiori e sciarpe di tutte le squadre del Regno Unito, omaggio silenzioso a chi non c’era più.
Chiudo qui quest’ennesimo capitolo della storia della FA Cup. I tanti ricordi, che ho comunque cercato di sintetizzare il più possibile, mi costringono a scrivere un altro articolo, sebbene sulla fanzine avessimo preannunciato che questa sarebbe stata l’ultima puntata.
di Luca Manes, da "UK Football please" (marzo 2004)
Nel prossimo numero la storia della FA Cup, era moderna fino al 2003,

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